Categoria: Lifestyle

COLAZIONI SPECIALI: 10 POSTI PER UN CAPPUCCINO A MILANO

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La mia sveglia suona molto presto ogni mattina e prima delle 8.00 non sono in grado di buttare nulla nel mio stomaco oltre un bicchiere di acqua. Ogni mattina parto all’alba e prendo un treno per Milano per andare al lavoro e durante l’inverno, quando è ancora buio, non ci sono molte occasioni di fare super foto instagrammabili.

Per la maggior parte delle volte viaggio su un vagone vecchio che ha ben poco di confortevole: seduta sul sedile lato finestrino guardo il paesaggio scorrere poco nitido oltre il vetro e fantastico su un cappuccino fumante in un posto dove non sono mai stata.

Il cappuccino mi è sempre piaciuto molto, chi mi conosce bene e chi mi segue su Instagram, ormai lo sa. Ma quando mi sono resa conto che il latte vaccino intero mi restava sullo stomaco, ho smesso di berlo, finché un giorno ho scoperto il latte di soia.

E una colazione normale diventava un momento speciale. E adesso con un blog, un momento speciale non merita una bella foto?

Ci ho pensato un po’ e poi ho scelto un giorno della settimana, il mercoledì – agenda, appuntamenti, ritardi dei treni e imprevisti vari permettendo – e individuato 10 caffetterie di Milano che aprissero presto e dove mi sarebbe piaciuto andare a fare colazione. Il programma sarebbe stato molto semplice: ordinare il cappuccino, godermi una golosa colazione in pochi minuti seduta a un tavolino, fare qualche foto, pagare il conto e andare in ufficio.

Così sono nate le Colazioni Speciali e questi sono i posti dove sono stata

1) Lùbar (via Palestro, 16)

Di questo posto avevo visto alcune foto sul web: come un giardino al chiuso, ampie vetrate, un’atmosfera da belle époque e colori di acquarelli. Un angolo meraviglioso all’interno della Galleria d’Arte Moderna. Sono arrivata intorno alle 8.15, il locale era vuoto e non mi è sembrato vero. Il ragazzo dietro il bancone mi ha subito chiesto che cosa potesse prepararmi. Ho ordinato, mi sono seduta all’ingresso lungo la parete e ho aspettato pochi minuti. Il mio cappuccino fumante sembrava uscito da un tempo fuori dal mio presente. Mi sono goduta il momento, ho scattato qualche foto e sono corsa a prendere la metro.

2) Matcha Café (piazza Gae Aulenti, 1 – sotto la piazza)

Questo locale situato sotto una delle più suggestive piazze di Milano ha divanetti all’interno e un sacco di oggetti giapponesi tutti intorno. Arrivando la mattina poco dopo le 8.00 non ho trovato nessun altro cliente e così mi sono seduta e mi sono goduta questa atmosfera per quei pochi minuti che mi sono trattenuta. Il cappuccino bollente in una mattina fredda non è stata l’unica delizia e se non si vuole stare dentro il locale, è possibile accomodarsi all’esterno nell’elegante food court.

3) Giacomo Caffè (piazza del Duomo, 12)

Credo che il primo motivo che mi ha spinto a scegliere questo posto sia stato il fatto che la caffetteria si trovi all’interno di Palazzo Reale, a due passi dal Duomo. Il locale offre ovviamente un’atmosfera artistica: locandine di mostre passate sono ovunque sulle pareti, l’arredo di legno richiama al passato, tutto è come un po’ più rallentato e i soffitti alti fanno venire in mente storie antiche. Il cappuccino è cremoso e il croissant bello croccante.

4) Antica Cremeria San Carlo al Corso (corso Vittorio Emanuele II, 15)

E’ uno dei miei posticini preferiti a Milano. Il bar San Carlo – come l’ho sempre chiamato io – è sul Corso Vittorio Emanuele, in un angolo sul lato sinistro della Chiesa di San Carlo a cui, tra le altre cose, sono particolarmente affezionata. Sono venuta in questo posto moltissime volte proprio per il suo cappuccino abbondante e impeccabile anche esteticamente. Il locale è piccolo ma fuori ci sono sempre tavolini apparecchiati e riscaldati anche in inverno.

5) Pasticceria Bastianello (via Borgogna, 5)

Questo posto è stato davvero una sorpresa. Tutti lo conoscono e probabilmente solo io non c’ero mai stata. A due passi da piazza San Babila, questo locale spicca su via Borgogna per il suo decoro dorato, dallo stile un po’ barocco anche all’esterno. tutto raccolto sotto i portici, il dehor accoglie clienti con tavolini eleganti e sedute quasi regali. Entrando sono rimasta a bocca aperta dalla quantità di dolci e cioccolato riccamente confezionati. Quando ho ordinato il mio cappuccino al banco, sono stata accontentata con una tazza molto originale e una rapidità di servizio ineccepibile.

6) Calicantus Sforzesco (piazza Castello)

Tutto potevo immaginare tranne che esistesse un posto così nel cortile del Castello Sforzesco. Ho scoperto questo bar grazie alla travel blogger Chiara Cazzamali di #MeglioUnPostoBello, grazie a un suo post. E mi sono detta: voglio andarci! Il Calicantus è un bar tutto bianco, legno e vetro all’interno del cortile del castello, una scatola moderna adagiata lungo le mura reali. Seduta su uno stand up e appoggiata a una lunga tavolata di legno, con la luce del mattino che illuminava l’intero locale, ho ordinato il mio cappuccino di soia. Un cappuccino che non dimenticherò.

7) Pavé Milano (via Felice Casati, 27)

Ho trovato questo locale sul web per puro caso e ho deciso che sarebbe stato perfetto per una tappa delle mie Colazioni Speciali. Il locale si trova poco distante da piazza Repubblica. Pavé Milano è un bar carinissimo con un laboratorio di pasticceria. Lo stile del locale è un po’ alla francese con colori pastello e un tocco di design. Purtroppo la mia dieta mi ha impedito di cedere alla tentazione di uno dei favolosi croissants ma sono stata servita al tavolo come fossi stata al ristorante. Bravi!

8) Panini Durini (piazza Gae Aulenti, 4 – sotto la piazza)

Anche questo locale si trova sotto piazza Gae Aulenti nella food court. La mattina che ho deciso di andare a fare colazione qui il mio treno è arrivato a Milano in anticipo e quindi ho avuto più tempo. Due ragazzi dietro il bancone mi hanno accolta con un sorriso, ho fatto il mio scontrino e col mio bel cappuccino mi sono seduta all’esterno a un tavolino tutto per me con il mio libro fra le mani: dite la verità, non ci vorrebbero più mattine così?

9) Starbucks Reserve Roastery Milano (piazza Cordusio, 1)

Starbucks è il primo posto che cerco per andare a fare colazione quando sono all’estero. Quando ha aperto a Milano in piazza Cordusio il locale ha avuto per giorni la fila fuori. Perchè Starbucks Reserve Roastery non è il solito Starbucks. Situato all’interno dell’ex edificio delle Poste, uno dei più importanti e imponenti in affaccio sulla piazza, questo locale è a dir poco maestoso. All’interno la torrefazione del caffè è parte dell’arredo e svariate tipologie di caffè vengono macinate qui. La storia del caffè è una vera celebrazione qui, com’è giusto che sia per una delle più italiane delle tradizione. Ci ero già stata una volta, ma senza avere il tempo adeguato per guardarmi bene intorno. La cosa più bella del mio buonissimo cappuccino è stata la tazza con la stella. Chic.

10) Caffè Carducci (via San Vittore, 2)

L’ultima Colazione Speciale è stata in questa caffetteria di via Carducci, a due passi dalla sede dell’Università Cattolica che ho frequentato anche io. Ho scelto questo posto perché ci andavo quando studiavo e non ci ero più tornata. Un posto carico di ricordi che ho trovato cambiato solo in parte: un arredo molto semplice, molte studentesse sedute ai tavolini con dispense e libri e la cassa sulla sinistra separata da tutto il resto. Sono io quella che è cambiata perché sono cresciuta (anche se non si smette mai di studiare). Il cappuccino però è ancora caldo al punto giusto e buonissimo.

So che vi state chiedendo quale sia stato il miglior cappuccino ma io non sono una Food Blogger e lo scopo delle Colazioni Speciali era un altro: volevo avere un giorno della settimana in cui fare colazione con calma, seduta in un posto bello, magari diverso ogni volta, volevo scoprire posti nuovi di Milano, scattare foto come piace a me.

Volevo che fosse un momento mio, senza fretta, un’esperienza che mi consentisse di iniziare la giornata con una bella scoperta.

A presto,

Daniela

Ps. tutte le foto delle Colazioni Speciali sono sulla mia gallery di Instagram 🙂

 

2019: PIU’ CHE BUONI PROPOSITI, OBIETTIVI VERI

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E così questo 2019 è iniziato ed è il tempo anche per me di fare il punto sui miei nuovi propositi.

Sono stata giorni a riflettere bene sulle mie intenzioni per quest’anno, su ciò che voglio fare, quali sono i miei nuovi obiettivi.

Ho imparato che scrivere una lista di buoni propositi non mi basta: tutti partiamo così, pieni di mille buoni propositi, con l’euforia dei bagordi e della voglia di fare cose nuove o di cambiare ciò che non ci piace, ma poi, dopo due mesi si è già allentata la presa e la verità è che l’euforia rischia di non coincidere con l’effettiva energia. Una buona intenzione non è sufficiente: i buoni propositi parole, bisogna darsi obbiettivi veri, concreti e accessibili e soprattutto coerenti.

Mi sono svegliata la mattina del primo giorno dell’anno e ho capito che mi serviva di più: i miei obiettivi devono essere coerenti con la persona che sono, allineati con i miei valori e con ciò che conta davvero per me e per le mie ambizioni.

Nel 2018 mi sono imbattuta più volte in situazioni ed eventi che mi hanno costretta a riflettere molto sul valore del tempo: su come lo vivo, con chi lo spendo, come lo investo. Il tempo della vita non è infinito:  se lo spendo male non verrò rimborsata, se lo spreco non me ne sarà dato in più per recuperare, se non ne comprendo il giusto valore e non lo vivo al meglio, un domani sicuramente me ne pentirò.

Ecco, quest’anno riparto da qui, dal mio tempo ed in virtù di questo ho fatto la mia lista di obiettivi per questo 2019:

1.Dormire di più

Non sono mai stata una dormigliona e sono sempre stata abituata ad alzarmi molto presto al mattino anche quando non devo andare al lavoro. Il problema è che la sera tendo a fare sempre tardi e così il mio sonno si riduce a poche ore. Questo fatto non mi pesa particolarmente durante la giornata ma sono consapevole che il mio fisico ne risente. Ecco, quest’anno vorrei impegnarmi per dormire di più, per recuperare un po’ di ore di sonno magari staccandomi un po’ prima la sera da TV, smartphone e simili e andare a letto prima. Ho bisogno di migliorare la qualità del mio sonno e raggiungere almeno le 7 ore.

2.Limitare lo spreco di cibo

Durante queste feste tutto è stato abbondante, anche questa volta forse troppo. Per tutta questa abbondanza sono sempre grata, ma so bene che, soprattutto nel cibo, c’è moltissimo spreco. Ci penso ogni volta che vado al ristorante e vedo intere portate tornare in cucina perché non vengono consumate completamente. E ci penso ogni volta che – nonostante tutta l’attenzione che cerco di avere – mi capita ancora di buttare qualcosa che avevo irresponsabilmente lasciato scadere nel frigo. Ogni volta mi sento superficiale e di poco rispetto: sprecare il cibo è inaccettabile. Per questo motivo voglio impegnarmi di più per non sprecare più cibo e intendo coinvolgere le persone attorno a me per fare lo stesso.

3.Usare meno plastica

Tra i tanti temi legati all’ambiente, l’inquinamento degli oceani è senza dubbio quello che mi sta più a cuore. La quantità di plastica che viene riversata in mare da parte dell’uomo è gigantesca e non se ne ha una vera e concreta percezione: c’è davvero molto da fare. Credo fermamente che una società possa cambiare se ogni individuo inizia a cambiare il proprio modo di pensare, nel proprio piccolo, nel quotidiano. Il futuro del mare e tutta la vita che lo abita ci riguarda tutti perchè la superficie terrestre e il mare sono un unico ambiente. E’ il nostro pianeta, la nostra casa, l’unico che abbiamo, un posto meraviglioso che dobbiamo imparare a proteggere. Ecco, voglio impegnarmi per fare la mia parte e contribuire alla salvaguardia del mare limitando il mio uso quotidiano di plastica.

4.Leggere di più

Quando andavo a scuola da ragazzina l’insegnante d’italiano ci assegnava la lettura di un libro al mese e relativa analisi. Allora lo trovavo un compito in più da fare a casa e mi sentivo costretta perché non potevo scegliere cosa leggere. Ora che sono adulta e che la mia giornata è sempre piena di impegni, non ho il tempo di leggere un libro al mese. Leggo quando posso, a volte sui mezzi, più spesso in vacanza e invece vorrei farlo con continuità. Per questo Natale, uno dei regali più belli me lo ha fatto mia sorella: il libro Becoming di Michelle Obama. E lì ho capito che voglio leggere di più, per questo sarà uno dei miei obiettivi di quest’anno.

5.Imparare a fare i biscotti

Non sono una grandissima fan di dolci e prediligo molto di più le cose salate, ma ho un debole per i biscotti. Col mio ritmo quotidiano, le tante ore fuori casa, non ho molto tempo di cucinare ma quando posso lo faccio molto volentieri perché cucinare mi rilassa molto e mi diverte. Una delle cose che vorrei imparare a fare quest’anno sono i biscotti e nello specifico i biscotti di pasta frolla. Vi terrò aggiornati!

6.Shopping più consapevole

La mia passione per la moda e per le scarpe è stato uno dei motivi che mi ha spinto ad aprire il mio blog. Fare shopping mi diverte ed è una delle cose che mi piace fare durante il mio tempo libero. Ma non mi piace impilare cose nel mio armadio senza motivo e per questo non sono una grandissima fan dei saldi. Già da tempo ho fatto la scelta di fare uno shopping più accorto sia per ragioni di spazio nel mio armadio sia per ragioni di qualità di ciò che acquisto: non mi interessa comprare più versioni di colore diverso dello stesso capo né acquistare qualcosa che magari non indosserò mai per il semplice motivo che è in vendita a un prezzo stracciato. Quest’anno punto a un shopping più consapevole: voglio impegnarmi ad acquistare solo ciò che mi piace veramente o che mi interessa davvero, privilegiando la qualità dei tessuti, l’originalità di un capo o il valore di qualcosa di prezioso che mi durerà per anni e fare del miei acquisti un’esperienza davvero unica.

7.Viaggiare di più

Il 2018 è stato l’anno della mia sesta volta negli Stati Uniti, paese che amo moltissimo. Ho viaggiato sempre molto, anche prima di aprire il mio blog. Oltre gli Stati Uniti, nel corso degli anni sono stata in Australia, più volte ai Caraibi, sono stata alle Canarie, alle Baleari, in Irlanda e visitato alcune delle principali capitali europee. Ma ci sono ancora molti posti del mondo che non ho visto. Viaggiare non è solo andare in vacanza, sarebbe piuttosto riduttivo. Un viaggio cambia il punto di vista, la prospettiva. Viaggiare mi fa crescere, amplia il mio modo di pensare e mi fa vedere cose che nemmeno i miei sogni possono mostrarmi. Ogni volta che torno a casa, provo la stessa sensazione di conferma: i miei occhi hanno bisogno di ammirare un panorama diverso, di vedere sempre qualcosa di nuovo, fa bene alla mia mente e so che mi rende una persona più ricca.

8.Più valore al mio tempo

E infine l’ultimo grande obiettivo, il più difficile di tutti: dare valore al mio tempo, al tempo della mia vita. Ci ho pensato tanto negli ultimi giorni mentre scrivevo la bozza di questo post: voglio vivere il mio tempo senza sprecare nemmeno un minuto ma lo voglio vivere ogni giorno meglio. Non voglio più concedere tempo a ciò che non fa per me né intendo investire ancora energie su ciò che non mi fa bene. Ma soprattutto non è più mia intenzione concedere tempo della mia vita a chi non lo merita. Voglio stare di più con coloro che amo, la mia famiglia e gli amici veri, investire nella mia formazione e mantenere viva la mia curiosità sui miei progetti personali, consapevole che probabilmente a volte vorrà dire staccarmi dal telefono e fare una storia in meno su Instagram.

Perché la vita è una.

E io non voglio più aspettare: intendo viverla all’altezza dei miei sogni ogni giorno, adesso.

Vi auguro un bellissimo 2019!

Daniela

ESTATE 2018: IL MIO VIAGGIO AMERICANO

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Mentre scrivo mi trovo a bordo del volo che da Los Angeles mi sta riportando a Philadelphia. E’ il 28 agosto e il mio viaggio americano sta per concludersi: domani prenderò il volo per l’Europa che mi riporterà in Italia.

Questo non è un post di consigli utili su come viaggiare negli Stati Uniti, questa è la storia del mio viaggio americano.

Mi trovo negli Stati Uniti per la sesta volta nella mia vita, la prima volta è stata nel 2002, l’anno dopo l’attentato delle Torri Gemelle, prima di trovare un lavoro stabile, prima dei social e molto prima del mio blog. Gli Stati Uniti sono uno dei miei luoghi preferiti: fin da ragazzina ho sognato di partire, ho sognato di girare per questa grande nazione un pò alla volta, ho sognato di venirci a vivere, di trovarmi un lavoro che mi permettesse di viaggiare e venirci il più spesso possibile. I miei studi del liceo e quelli universitari (ho una Laurea in Lingue e Letterature Straniere con una tesi sulla Storia del Cinema) hanno poi accentuato il mio bisogno di viaggiare oltreoceano e oggi, alla fine del mio sesto viaggio negli States, ho già il magone pensando che devo rientrare in Italia.

E’ stato un viaggio bellissimo.

Avevo fatto un piano preciso, costruito un itinerario un pò per volta, nei ritagli di tempo, la sera dopo il lavoro. Volevo vedere qualcosa che non avevo ancora visto, fare un giro nuovo dare priorità a posti dove non ero mai stata, ho sempre la mia lista pronta. Così ho scelto la costa est e il punto di partenza sarebbe stato Philadelphia, nello stato della Pennsylvania. Philadelphia è una città più piccola rispetto a New York o Los Angeles, ricca di storia americana dove passato e presente si amalgamano e si contrappongono allo stesso tempo nonché città di Rocky Balboa, uno dei miei personaggi cinematografici preferiti. Ognuno ha le proprie ragioni per visitare un luogo, io ne avevo più di uno.

Prima qualche giorno a Philadelphia ad esplorare la città, visitando i luoghi dove è stata firmata la Dichiarazione di Indipendenza il 4 luglio 1776 e dove Benjamin Franklin, uno dei padri fondatori, ha contribuito fortemente con la propria vita e col proprio lavoro alla costruzione degli Stati Uniti. Benjamin Franklin mi piaceva già quando dovevo studiare, dopo questo viaggio penso che sia stato davvero un grande uomo e una grande persona. Da Philadelphia il viaggio è proseguito in macchina verso nord, attraversando il New Jersey, lo stato di New York a nord di Manhattan – che effetto vedere lo skyline dall’interstatale! – e poi il Connecticut per arrivare nel Rhode Island, il più piccolo degli stati americani, per soggiornare a Newport. Dopo Newport il viaggio è proseguito  verso Hyannis, la piccola cittadina tanto amata da John F. Kennedy e Jackie dove c’è un bellissimo e curato museo dedicato al giovane presidente.

E da Hyannis partono i ferry per Nantucket, l’isola che finora era stata solo un posto immaginato nella mia mente grazie al romanzo Moby Dick di Herman Melville. Una gita di una sola giornata che non dimenticherò mai.

Da Hyannis poi ho proseguito per Boston, l’ultima tappa del mio giro sulla East Coast.

Perché questi posti?

Perché li avevo nella mia mente da tanto tempo: luoghi di cui ho letto nei libri o che sono stati teatro di film che ho visto e che mi hanno lasciato qualcosa addosso. La curiosità è come un motore che non perde giri e il tempo un immenso potere senza rimborso. Se c’è un luogo dove vorremmo andare, non possiamo stare a sognarlo soltanto: se davvero è importante, bisogna prendere e partire.

Immaginavo Nantucket con le spiagge bianche, il vento freddo, le barche nel porto e quella nebbia grigia – la Grey Lady – che all’improvviso nasconde l’orizzonte. Nel passato Nantucket è stato il centro mondiale dell’industria baleniera. L’isola non produceva niente dal punto di vista agricolo e anche se oggi è un luogo molto esclusivo pieno di case meravigliose dai costi assolutamente proibitivi, nell’800 l’isola era un vero inferno: la vita era durissima tra miseria e malattie e la gente che ci viveva si rese conto che l’unica grande ricchezza era l’oceano. Gli uomini si imbarcavano su grandi baleniere in cerca di fortuna, ricchezza, avventura o con la semplice scusa di stare lontani da terra. Ma il loro ritorno non era mai certo, per questo motivo le donne che rimanevano a terra, si misero a lavorare, ad aprire attività e divennero imprenditrici.

Durante l’organizzazione del mio viaggio mi sono imbattuta spesso in articoli su Nantucket che mi hanno motivata ancora di più: era destino che dovessi andarci.

L’isola è davvero magnifica: un piccolo gioiello e quinta essenza del sogno americano – anche se di pochi visti i costi immobiliari – dove andare in vacanza o a viverci durante la pensione. Case perfette, piccoli vialetti in ciottoli, graziose botteghe con insegne di legno (non sono consentite insegne al neon) e un museo che racconta la storia dell’isola e il suo legame con il mare e le balene. Un posto da vedere assolutamente!

Quando sono arrivata a Boston sono rimasta incantata: la più vecchia città degli Stati Uniti è immersa tra l’acqua e tantissimo verde, tra tradizione e storia. Elegante, frizzante, luminosa e molto sportiva, forse perché è la città di una delle più importanti maratone internazionali (che fu anche oggetto di un attentato qualche anno fa). A Boston si sono svolti alcuni dei più importanti eventi storici americani, fatti che si possono ripercorrere lungo l’itinerario del Freedom Trail: un percorso a piedi di circa 5km che si snoda lungo la città e che richiede scarpe comode, voglia di camminare e di scoprire cose nuove. Boston è davvero magnifica: l’atmosfera vivace è davvero coinvolgente e ha superato ogni mia aspettativa. L’ho percorsa sempre a piedi, scattando foto di continuo, riempiendomi gli occhi di cose che non avevo mai visto e rientrando in hotel sfinita e felice.

Ho avuto la fortuna di alloggiare nella zona di Newbury, poco distante da Copley Square e dal Boston Common, una scelta che si è rivelata perfetta perché la zona è piena di bei ristoranti e bei negozi per fare ottimo shopping. L’ultima cosa che ho visto è stata Harvard, situata a Cambridge che confina con Boston: che onore girare per il campus e visitare la libreria The Coop per poi uscire con la t-shirt universitaria ufficiale nella borsa!

Insomma, ho fatto tutto e ho cercato di non perdermi nulla. Il mio viaggio avrebbe potuto concludersi qui, a Boston. Ma c’era qualcosa d’altro che mi chiamava e che avrei voluto fare.

E’ stato per questo che ho deciso di aggiungere la tappa in California, dove ero già stata 10 anni fa e dove avevo lasciato alcune cose in sospeso. La tappa sulla California aveva tre motivi principali: Hermosa Beach, Malibù e il Griffith Observatory a Los Angeles.

Ho scelto di alloggiare a Long Beach perché così sarebbe stato più facile spostarsi in macchina lungo la West Coast senza stare troppo distante dall’aeroporto LAX. Che dirvi, sono stata in tutti e tre i posti che mi ero messa in testa di vedere. Hermosa Beach è immensa ed è il luogo dove è nato il surf in California: le onde dell’oceano arrivano lunghe, la sabbia è finissima e tenuta d’occhio dalle torrette alla Baywatch che tutti conosciamo benissimo. Il Pier è un ottimo posto per scattare delle foto e allungare lo sguardo più lontano.

Malibù invece è la spiaggia dove si trovano molto ville di persone famose: la vista sull’oceano è impagabile, non c’è nient’altro da guardare perché qui l’oceano si prende tutta l’attenzione che un occhio può reggere.

 

E infine il Griffith Observatory. Era rimasto fuori dal mio precedente viaggio in California per mancanza di tempo. Sono passati 10 anni. Il Griffith è situato su una collina in un punto panoramico da cui si vede la famosa scritta “Hollywood” e tutta Los Angeles. Il Colonnello Griffith era un appassionato di astronomia che donò alla Contea di Los Angeles tutta questa enorme area verde assieme al planetario: la contea era titubante se accettare o no, pensavano fosse un luogo troppo distante da raggiungere e che nuove strade sarebbero costate troppo. Una motivazione che fa sorridere oggi: le strade di Los Angeles sono larghissime e la città è davvero gigantesca. Ma soprattutto oggi il Griffith Observatory è meta di moltissimi turisti nonché di persone del luogo che salgono a piedi sulla collina per godersi il tramonto.

Il Griffith è un cattedrale di scienza e astronomia: sono questi i posti in cui guardando le stelle ci rendiamo conto di quanto siamo piccoli rispetto all’universo. E che il mondo non gira attorno a noi, siamo noi a girare con lui. Lo aveva capito anche Jim, il protagonista del film di Nicholas Ray Gioventù Bruciata, interpretato da James Dean nel 1955 e che fu girato proprio al Griffith Observatory.

 

E mentre scattavo tutte le foto possibili e ripensavo a tutte le volte che ho immaginato di venire in questo posto, due turiste si sono avvicinate per fotografare a loro volta il panorama.

“Perché fotografi il tramonto?

“Perché è bellissimo”.

“Ma è il giorno che muore. Io preferisco l’alba, perché so che ho tutta la giornata davanti”.

“Io preferisco il tramonto, perché posso rendere grazie della giornata che ho avuto”.

Sono ancora sul mio volo per Philadelphia, non sono triste perché il mio viaggio è alla fine né sono preoccupata del mio rientro al lavoro. Questo viaggio mi ha dato tantissimo: ho camminato, ho riso, ho esplorato, ho imparato cose nuove, mi sono commossa, divertita, meravigliata e ho portato la mia mente più lontano.

Ogni viaggio è un grande dono e io non voglio darlo per scontato, per questo preferisco stare sveglia e non perdermi mai nulla.

Daniela

 

(questo articolo è stato scritto a bordo del volo American Airlines da Los Angeles a Philadelphia il 28/08/2018)