2021: CON TUTTE LE MIGLIORI INTENZIONI

Trovo difficile mettermi a scrivere qualcosa alla fine di un questo 2020, ci sono ancora troppi pensieri a fare assembramento nella mia testa, ma è tempo di farlo.

Manca un solo giorno alla fine di questo anno e, onestamente, il mio motto più ricorrente in questo momento è uno solo: non vedo l’ora.

Ho iniziato questo anno in vacanza, brindando come sempre sono solita fare quando comincio una nuova pagina tutta da scrivere della mia vita, distogliendo ogni attenzione da pregiudizi e superstizioni legate a ciò che si dice di un anno bisesto, un anno che arriva ogni quattro e che ha un giorno in più.

Vale a dire un po’ più di tempo a disposizione, mi sembrava una ricchezza.

Volevo essere più ottimista, guardare oltre. E ora, proprio perché c’è un giorno in più, da dopo Natale ho attivato il mio final countdown.

Questo 2020 lo immaginavo luminoso e adesso che sta per finire mi chiedo quanta incertezza si pone tra me e l’anno nuovo, come posso immaginarlo un nuovo anno dopo questi quasi 366 giorni di lotta contro la pandemia, il razzismo, l’ignoranza e il nostro individualismo che nel momento più drammatico non sempre ha lasciato il posto a un pensiero più comunitario e solidale. Eppure, fare parte di un insieme umano, di una comunità e saper contribuire ad essa, ho sempre pensato che fosse il modo più semplice nonché accessibile per diventare persone migliori.

Perché insieme agli altri si cresce.

E’ stato un anno durissimo per tutti, un anno buio per tanti, un anno doloroso per molti, in un modo che sarà impossibile dimenticare. E devo dire che non so se voglio proprio dimenticare.

Per settimane ho riguardato indietro le foto dentro il mio smartphone ripercorrendo giorni su giorni, momenti di questo 2020 che mi ha tolto momenti con le persone che amo, privata di abbracci e di viaggi in cui avrei potuto avere nuovi sguardi sul mondo. Invece il mondo l’ho guardato dalla finestra, oltre lo schermo e dentro la rete.

E’ vero, non è stato tutto buio. Ho avuto – grazie all’estate, quando credevo che non sarebbe stato più possibile – anche parentesi di istanti di sole, risate e luce: giornate con sconfinati cieli senza nuvole, ore e ore a al mare a scattare sempre la stessa foto, cercando di costruire un nuovo ricordo, come nel tentativo di invitare una parte di me stessa a tenere, ancora una volta, lo sguardo fisso sull’orizzonte e a dirmi che non tutto era perduto.

Ma le perdite ci sono state, eccome. Il 2020 si è portato via moltissimo di ognuno di noi: la libertà a cui eravamo abituati, il lavoro, il contatto relazionale con il nostro ambiente, quello fisico con le persone care e un numero di vite umane che peserà per sempre sulla nostra storia sia individuale sia collettiva come un racconto di guerra. E ogni momento di privazione sociale e personale, di mancata condivisione umana e di annullata celebrazione di momenti importanti come nascite, matrimoni, lauree e addii, è stato come strappare una pagina alla nostra storia, è come avere un buco nella propria narrazione personale.

Non ci saranno recuperi per tutto questo, non si può fare ritorno a ciò che non c’è stato.

Questo 2020 è stato un anno perso.

Ecco, io, a questo punto della storia più che fare liste e sperare nelle attese, vorrei delle intenzioni, perché, si sa, di una lista poi ci si dimentica e la speranza non è mai stata una tattica, è come pretendere di far decollare un aereo col carburante insufficiente: non arriverà mai a nessuna destinazione.

Quindi, prima che scenda il sipario su tutto quanto, cerco di trovare il mio migliore sguardo sul 2021, con una domanda: cosa si aspetta il nuovo anno da me?

Ho pensato alle mie riflessioni più ricorrenti di questi ultimi mesi: il  comportamento del singolo impatterà sempre su tutto ciò che gli sta attorno, il tempo non aspetta e la costruzione di bei ricordi non è qualcosa che si può rimandare e soprattutto nessuno si salva da solo.

Quindi per il 2021 ci vuole meno carico ma più focus su ciò che conta davvero.

1.Allenamento fisico e mentale quotidiano

A marzo, durante il primo lockdown, quando non era più consentito nemmeno uscire a correre, ho cominciato ad allenarmi in casa facendo esercizi a corpo libero. Avendo sempre frequentato la palestra, non ero attrezzata per fare una vera scheda di allenamento, ma mi sono imposta una sessione quotidiana di 30′ a fine giornata. Mi è servito per mantenermi un minimo in forma in un momento in cui le ore seduta al pc avevano la maggioranza assoluta, ma allenarmi ogni giorno è stato anche un esercizio mentale. Ho mantenuto questa abitudine anche dopo il lockdown, anche durante l’estate, anche in vacanza e anche dopo. Da abitudine è diventata una routine di benessere e me la porterò nel nuovo anno.

2.Relazioni di qualità

Ho letto – non ricordo dove – che la qualità della nostra vita dipende dalla qualità delle nostre relazioni. Nei momenti più critici della vita queste relazioni hanno un peso notevole, nel bene e nel male.  In questo 2020 ho perso persone in cui credevo (e loro hanno perso me) e ho realizzato che di altre avevo solo una conoscenza superficiale e quando la vita ti mette alla prova ognuno di noi si rivela per ciò che è. Ma lungo il cammino ho avuto il dono di sentire vicino chi era fisicamente lontano e di incontrare persone che hanno contribuito a ogni mio sorriso e dato opportunità di gratitudine. Nel nuovo anno intendo investire su queste relazioni, su chi mi tiene in play e non in stand by.

3.Valorizzazione del tempo

Alla fine del 2019 mi ero impegnata a dare valore a ogni singolo momento del mio tempo, perché ogni minuto conta. Il tempo scorre anche quando stiamo fermi, immobili e sottratti allo scorrere della nostra storia. Tutto ciò che non viviamo si disperde, non esistono forme di recupero. Se hai dormito due ore a notte per mesi, non ti potrai rifare dormendo una settimana di fila. Il solo modo per non perdere il tempo a nostra disposizione è valorizzarlo, viverlo nel momento in cui accade ed essere consapevoli della sua unicità, perché esso è la nostra più grande capacità di spesa senza rimborso.

4.La lettura è consigliata

Complici le innumerevoli ore chiusa in casa e uno svariato numero di notti insonni, quest’anno, posso dirlo, ho letto di più. Ma non quanto avrei voluto. E alcuni libri sono lì sulla libreria che attendono di essere aperti e sottolineati. Per il nuovo anno intendo dedicarmi di più alla lettura approfittando di tutti quei momenti liberi a mia disposizione.

5.La positività come bene comune

Sono una persona ottimista per natura o di carattere – non so quale delle due espressioni sia più corretta – e ho un approccio positivo alla vita. In certi momenti di questo 2020 questo lato di me stessa è stato messo alla prova: vivo nella città che durante la prima ondata ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane e famiglie spezzate dal dolore. Le bare messe in fila nella chiesa dove andavo da bambina, la colonna dei carri militari che sfilano in quella notte di marzo sulla strada a due passi da casa mia sono immagini indelebili e per nulla dimenticabili. Queste sono cose che non si possono dimenticare. Sono stati quelli i giorni più sfidanti, quelli in cui ho sentito il bisogno di essere forte per me stessa e per le persone a me care. E quando la parola positivo è stata infettata di un’accezione di cui non era responsabile, ho capito che la positività, il lato buono delle cose è qualcosa da difendere perché ha lo stesso valore di qualsiasi altro bene comune.

6.Prendersi più cura

Quando il personale di volo spiega le indicazioni di emergenza prima di un decollo, ai passeggeri viene detto che nel caso in cui sia necessario indossare le maschere di ossigeno, ognuno deve prima indossare la propria e solo dopo aiutare chi ne ha bisogno. L’ho sempre trovata una lezione di vita, oltre che una norma da seguire. Se non ci prendiamo cura di noi stessi, non saremo in grado di aiutare nessuno accanto a noi: prendersi cura di sé è un dovere morale affinché la salvaguardia della salute sia un diritto di tutti. Vuol dire che se vaccinarmi protegge anche chi mi sta vicino, è una riflessione che merita più di una buona intenzione.

7.Crescita

Il tempo per crescere in altezza è finito da un bel pezzo ma quando sei adulto la vera sfida è saper crescere come persona. Tutto aiuta e contribuisce: la cultura, una continua voglia di imparare ciò che non si sa, la qualità delle nostre relazioni, la nostra capacità di discernere, la volontà di ricercare la verità nonostante ogni giorno ci siano tentativi di distorsione attorno a noi. Ecco, col nuovo anno vorrei crescere ancora un po’, come professionista, come donna e soprattutto come essere umano.

Non ho la minima idea di come sarà il 2021, ma direi che la cosa migliore che posso fare è iniziare al meglio che posso, con tutte le migliori intenzioni.

Buon inizio a tutti.

Daniela

PAROLE SPARSE DALLA QUARANTENA

Per settimane ho cercato di scrivere, ma i pensieri sono sempre attorcigliati in troppi angoli, le parole sparpagliate e con poco spirito collaborativo.

Da oltre un mese e mezzo la vita di questo intero paese si sviluppa dentro casa. Anche ieri una giornata di sole e a stento una nuvola sfumava dal tetto verso l’orizzonte.

E’ la quarantena, la prima della mia vita, una condizione di isolamento sociale di cui, fino a prima di questo momento, avevo letto e sentito parlare soltanto. E sperimentato di persona mai.

Ma, come si dice, c’è una prima volta per tutto.

Lavoro da casa da quel weekend di febbraio quando all’improvviso l’Italia ha dovuto iniziare a combattere un nemico invisibile. Se non fosse stato per lo smart working, ora le cose sarebbero più complicate, ma non è per tutti così, ovviamente. Il lavoro e il blog mi hanno tenuta attiva e impegnata, probabilmente anche lucida mentre tutto il resto si è preso nuove ore di sonno, ha cancellato le mie uscite a correre e ha richiesto una smisurata dose di attenzione mettendo a dura prova i miei occhi. Sono troppe le volte in cui sono arrivata a sera con lo sguardo provato, stanco per le troppe ore davanti a uno schermo, a lavorare, a guardare dati, a leggere notizie cercando di separare ciò che mi sembrava più attendibile da tutto ciò che distorce, falsifica e alimenta paure in modo subdolo e vigliacco, facendo leva sulla fragilità, l’ipocondria e l’ignoranza.

Mi sono svegliata una mattina e ho realizzato che la mia vita sociale privata e lavorativa, come quella di tanti per non dire di tutti, aveva traslocato online senza alcun preavviso. Non vedo la mia famiglia da oltre un mese, tutti gli amici più cari sono lontani km o comunque oltre confini che in questo momento non sono autorizzata a superare e il massimo della vicinanza consentita è al di là dello schermo dello smartphone, per chiunque. Videochiamate a pranzo, un numero infinito di riunioni via Skype, aperitivi e colazioni virtuali. Tanta socialità, fiumi di messaggi e conversazioni di gruppo, ma nessuno sguardo dal vivo, nessun contatto, nessuna voce in carne e ossa, nessuno abbraccio.

Quando tutto è cominciato non avevo idea di come sarebbe andata e le sensazioni che avevo addosso non mi davano pensieri facili con cui avrei dovuto imparare a convivere. Ho capito che sarebbe stata lunga, che era una cosa più molto grande di noi e che nessun film apocalittico che avessi già visto avrebbe mai potuto andarci nemmeno lontanamente vicino.

La mia vita da pendolare si è fermata il 24 febbraio e da allora non ho più preso un mezzo pubblico, non sono più andata in palestra, non ho più bevuto un cappuccino al bar, ho cancellato viaggi, eventi, serate fuori a cena, qualsiasi momento che prevedesse incontrare altre persone. Così, consapevole che nulla sarebbe stato più come prima per un bel po’, come il piccolo Kevin McCallister ho preso un foglio e un pennarello e ho messo giù il mio piano di battaglia. 

La mia giornata iniziava con la sveglia delle 7.15, che è stata messa al bando dopo pochi giorni perché in quarantena mi sveglio prima io della sveglia. Il primo sguardo è per le notifiche sullo smartphone, c’è sempre una newsletter che è arrivata di notte, perché poi non l’ho mai capito. Un po’ di esercizio per attivare il fisico – la mente non ne ha bisogno – poi doccia, un super tazza di caffè fatto con la moka ascoltando le notizie e poi via davanti al pc ancora prima delle 8.30. Ma non è una giornata di smart working come quando lavoravo da casa un giorno alla settimana. Tutto è stato stravolto: nessun caffè a mezza mattina coi colleghi, nessuno spostamento alla stampante, nessuna sala meeting da raggiungere dall’altra parte dell’edificio, nessuna pausa pranzo fuori. Tutto si è installato nel mio salotto e nel giro di pochi giorni la mia postazione lavorativa è diventata il posto di comando della mia giornata: il pc costantemente acceso, lo smartphone sempre carico, un quaderno per gli appunti, una penna a inchiostro nero e un paio di pennarelli colorati, che per me fanno più allegria. Lavoro più adesso di quando andavo in ufficio e non dovendo più prendere un mezzo per andare e venire da Milano, la domanda “a che ora finisco oggi” è come implosa senza che me ne accorgessi: il tempo si è allungato come una medicina amara a cui si aggiunge acqua per renderla più facile da mandare giù.

La pausa pranzo è sempre intorno alle 13.00, quarto d’ora più, quarto d’ora meno, ovviamente ascoltando e guardando le notizie. L’argomento è sempre lo stesso da settimane. Non ho cambiato le mie abitudini alimentari, continuo a privilegiare cibo sano il più possibile. Non mi sono improvvisata chef, non ho fatto torte né mi sono cimentata in ricette elaborate per passare il tempo. E quando ho dovuto smettere di uscire a correre ho cercato online una serie di esercizi da fare a fine giornata, per mantenere un minimo di attività fisica. Da oltre un mese e mezzo è diventato il mio appuntamento fisso, li faccio ogni giorno, weekend inclusi. So che è il corpo ad allenarsi ma forse mi fa più bene mentalmente.

In quarantena mi sono data delle regole, non ho trascorso un solo giorno in pigiama né in tuta da ginnastica perché non ce la posso fare e non vivo sul divano. Perché non sarei io. Mi trucco ogni giorno e mi vesto normale, come se dovessi uscire di casa. Solo i tailleur e i tacchi alti sono a riposo nell’armadio e nessuno di loro si lamenta. Ogni giorno indosso un paio delle mie sneakers, solitamente le mie Nike, e le t-shirts hanno già fatto almeno due giri. Ho dato libero sfogo a ombretti e rossetti e mi faccio una maschera viso ogni due giorni. A tempo perso coloro un poster gigante su New York che mi è stato regalato a Natale e che fino a questa quarantena era rimasto nella scatola. Ho creato una playlist su Spotify con la musica di questo momento, mettendo in fila le canzoni in cui sono inciampata per caso giorno dopo giorno o che mi sono tornate in mente da pezzi della mia vita di prima, per costruire nuovi ricordi, per ricordarmi di tutto quanto quando tutto questo sarà finito. 

Perché quando questo film maledettamente reale giungerà all’ultimo minuto di proiezione, molte cose saranno diverse, noi sicuramente non saremo più gli stessi e forse questo sarà una nuova versione di bene comune.

La sera, dopo un certo orario, ho detto stop a ogni tipo di notizie e mi dedico a tutti i film che mi sono persa al cinema oltre a nuove serie tv: la mia mente, dopo un pò, ha bisogno di cambiare argomento, di trovare spazio anche per altro. Solo il mio libro si è sentito solo e messo da parte: per settimane leggere è stata l’unica cosa che non sono riuscita a fare (ma l’ho finito proprio un paio di giorni fa!).

Alla fine di ogni giornata cerco di andare a nanna a un orario quasi normale, come farei se la mattina dopo avessi un treno da prendere all’alba per Milano. Certo, il sonno non è proprio la cosa più naturale in questo momento, ma ci si prova.

Non so se darmi una nuova routine sia stata questa grande idea ma il bisogno di mantenere il contatto con la mia normalità e comportarmi nel modo più naturale possibile è stato quasi una necessità, per restare vigile e concentrata sulla mia quotidianità, quella che ho a disposizione ora e che continua a non essere ancora davvero familiare. Ma tutto si può allenare: il coraggio, il cambiamento e soprattutto la speranza.

Certi momenti mi sono sembrati drammaticamente più bui o quasi insopportabili, questo sì: certe immagini urlano e non si fanno dimenticare, il suono delle sirene prima o poi smetterà di rieccheggiare nella notte e anche nella mente. E torneremo, ne sono certa, al nostro mondo, quello esterno, fatto di incontri, abbracci e voci dal vivo. 

Perché questo sentire la mancanza è stato amplificato per tutto: cose, luoghi e soprattutto per coloro che non possiamo incontrare. 

Nel frattempo resto a casa, vivo il mio isolamento un passo alla volta, non solo per il mio bene. E anche se mi sento ferma e un altro sole è tramontato fuori dalla mia finestra, so che alla paura non intendo lasciare nemmeno le briciole. Perché posso sentirmi un po’ persa ma sono sicura di non essermi smarrita.

 

2020: UN GIORNO IN PIU’ PER NUOVE DECISIONI

Finalmente è arrivato il momento di mettere in ordine le mie intenzioni per questo 2020, un anno nuovo tutto da scrivere che ci ha già fatto un gran regalo: avremo un giorno in più da spendere. E avere più tempo è un vantaggio, un’opportunità in più, si posso fare un sacco di cose perché ogni minuto conta ed è prezioso.

Il tempo è la nostra risorsa più grande, non ci facciamo caso e spesso lo sprechiamo, io non faccio certo eccezione. Ma l’anno appena concluso mi ha insegnato proprio questo, che non voglio sprecare più nemmeno un secondo perché il tempo della mia vita è un dono unico e l’uso che ne faccio impatta su cose, persone, l’ambiente che mi circonda, per questo è la mia responsabilità più grande.

Avevo già steso una sorta di bozza per questo post ma prima mi sono chiesta: faccio una lista di obiettivi o di buoni propositi? C’è una differenza? Forse sì ma avevo bisogno di più chiarezza. Ho cercato un pò online finché la cosa più semplice, come spesso succede, mi ha dato la conferma che stavo cercando.

Si parla spesso di obiettivi, specialmente nell’ambito sportivo e lavorativo, la maggior parte delle volte non sono obiettivi scelti da noi, ma dettati da altri, io invece volevo qualcosa per me. Così mentre scorrevo alcuni articoli in inglese sul nuovo anno mi sono imbattuta nella traduzione della parola “proposito”: in inglese è tradotto con “resolution” che significa anche “decisione”. E ho trovato la mia risposta: fare una lista di nuove decisioni che intendo prendermi per questo 2020, se riuscirò a metterle in pratica saranno obiettivi più che raggiunti, sarà un nuovo stile di vita.

Nel 2019 avevo fatto una lista di 8 punti e non tutti sono andati a buon fine: avevo scritto che avrei imparato a fare i biscotti e non l’ho fatto, non perché non ci sono riuscita, semplicemente non ho investito abbastanza tempo per quella attività. Ho mancato un obiettivo? Sì. E’ una tragedia? Direi di no.

Per quest’anno, ho trovato 8 nuove cose che ritengo importanti per me, per la mia crescita come persona, come donna e come essere umano, 8 decisioni su cui ho già iniziato a lavorare.

1.Mangiare più sano e meglio

Ho riflettuto molto su questa decisione perché non riguarda soltanto la mia salute o il mio desiderio di avere un aspetto migliore. Non sono una dietologa né una nutrizionista, né tanto meno una fanatica di qualche strana dieta, ma sento moltissimo il bisogno di un’alimentazione più sana come mio stile di vita. Per questo anno ho deciso che privilegerò un’alimentazione più attenta ed coerente con me stessa: voglio ridurre il più possibile i momenti in cui salto il pranzo o mangio male, spesso alla scrivania o in pochi minuti, intendo fare una spesa più consapevole – leggere le etichette di tutto ciò che compriamo, specialmente il cibo, è un dettaglio che non possiamo più trascurare! –  intendo privilegiare acqua, verdura, legumi, pesce, cibi freschi dove possibile e limitarne il più possibile lo spreco.

2.Allenamento quotidiano

Questa credo sia una delle cose più difficili: riuscire ad allenarmi ogni giorno o quasi. Negli ultimi mesi dello scorso anno, sono riuscita a mantenere un ritmo di tre giorni a settimana tra palestra e corsa fuori, compatibilmente con il ritmo del lavoro e la vita da pendolare. Quest’anno vorrei fare meglio e di più. L’allenamento fisico è vitamina sia per il corpo sia per la mente: alla fine della mia ora trascorsa in palestra o della mia corsa del sabato mattina, mi sono sempre sentita meglio e questo ha impattato non solo sul mio corpo ma anche sul mio umore, sulla mia energia positiva. La corsa, in particolare nel mio caso, continua a essere ciò che mi fa bene più di qualsiasi altra cosa.

3.Leggere prima di andare a dormire

Mia madre mi leggeva sempre un libro prima di spegnere la luce della mia stanza. Prima ci sono state le classiche fiabe, poi sono seguite altre storie, finché sono cresciuta e ho iniziato a leggere per conto mio prima di andare a dormire. Negli ultimi anni, prima di andare a letto, spesso è stato lo smartphone ad avere la meglio sul libro per questo ho deciso che in questo nuovo anno, il libro dovrà riprendersi lo spazio che si merita perché ho letto tanto nel 2019, ma sono ancora molti i libri acquistati che ancora attendono di essere presi in mano.  E vorrei leggere un paio di libri in inglese, così tengo allenata la mia lingua straniera preferita.

4.Stare un mese intero senza fare shopping

Ecco, questa è una vera sfida ma credo sia una cosa che devo fare. Negli ultimi mesi ho guardato il mio armadio pieno di vestiti e di capi d’abbigliamento che mi sono comprata col tempo. Più di una volta l’ho svuotato e fatto passare uno per uno ogni pezzo del mio guardaroba per capire cosa dovessi tenere e cosa andasse eliminato perché ormai aveva fatto il suo tempo. Ognuna di quelle volte mi sono soffermata a pensare dove sarebbero andate a finire le cose che io stavo per eliminare, come sarebbero state smaltite, quanto avrebbe impattato il mio gesto sull’ambiente. Così mi sono impegnata per indossare ogni cosa del mio armadio, cercando di creare nuovi abbinamenti, nuovi outfit, allenando la mia creatività e riscoprendo che molte delle cose di qualità che abitano il mio guardaroba hanno ancora anni davanti mentre quasi tutto ciò che avevo acquistato a poco prezzo in qualche negozio di fast fashion si è rivelato di grande delusione. Mi sono ritrovata ad acquistare meno, a farmi moltissime domande su ciò che viene venduto a prezzi molto bassi, a uscire più volte da un negozio senza aver acquistato nulla. E’ ovvio che quando hai la passione per la moda, la voglia di acquistare qualcosa di nuovo ce l’hai sempre, ma non voglio più investire tempo e denaro per qualcosa che non mi serve o che finirà nella pattumiera troppo presto, per di più impattando ulteriormente sull’ambiente, ecco perché quest’anno ho deciso di avrò un mese in cui non acquisterò nulla.

5.Smettere una cattiva abitudine

Tutti abbiamo una cattiva abitudine, io ho quella di fare la valigia all’ultimo minuto, qualsiasi viaggio io debba affrontare e con grande disperazione di chi deve viaggiare con me.  E’ sempre stato così, più o meno me la sono sempre cavata ma sistematicamente ho dimenticato qualcosa a casa e ho dovuto acquistarlo sul posto. Questo ha comportato stress, perdita di tempo e spese aggiuntive, ansia da partenza soprattutto per le vacanze. Ecco, per quest’anno ho deciso che mi impegnerò per organizzarmi prima in modo da arrivare al giorno della partenza più pronta e più rilassata.

6.Cercare la verità

Non mi ritengo una persona ignorante ma, come molte persone, c’è sempre qualcosa che non so, che non conosco e che devo imparare. Quando ascolto o leggo una notizia di attualità, mi rendo conto che c’è sempre qualcosa che mi sfugge, le informazioni non sono tutte lì in ciò che sto leggendo, ma so che non è tutta la storia, che se voglio capire e approfondire devo cercare da me, devo navigare, leggere, guardare meglio. Oggi tutto viaggia alla velocità della luce, le informazioni sono mille miliardi e la verità una cosa molto difficile da raggiungere. Per trovarla e capire davvero cosa sta succedendo attorno a noi – o lontano da noi – bisogna smettere di ignorare: è una scelta, una decisione che io voglio prendere per me.

7.Salvare il pianeta

Sì, voglio salvare il pianeta, fare tutto ciò che posso per contribuire in modo positivo alla salvaguardia dell’ambiente: continuare ad assumere delle buone abitudini nella mia vita quotidiana, rafforzare quelle che già ho, limitare ancora di più l’uso della plastica e di materiali usa e getta, supportare iniziative concrete, coltivare più rispetto e più consapevolezza, nonché usare il mio piccolo blog per sensibilizzare sempre di più sull’argomento. Questo pianeta è in pericolo: lo spreco – non solo di cibo – la nostra superficialità, il totale disinteresse per tutto ciò che non è a due passi da noi sono azioni che agevolano il disastro e che coinvolge tutti, natura, animali, ogni essere vivente, ciascuno di noi.

8.Costruire ricordi

Non ho mai dato più di tanto peso al fatto che ognuno di noi ogni giorno, involontariamente, costruisce ricordi. In alcuni momenti difficili o in cui non sono stata bene questo pensiero mi ha fatto spesso compagnia. Per il mio 2020, ho deciso di mettere quest’attività come un buon proposito e costruire ricordi belli dando il giusto spazio alle mie emozioni, dedicando più tempo a ciò che mi piace fare e alle persone che amo, scattando più foto se necessario, raccontando di più e ricordando a me stessa che è importante vivere il momento, tutti quanti.

Ma quest’anno soprattutto voglio godermi il viaggio.

Perché il viaggio più importante è quello che ho appena iniziato, lungo questo 2020 con un giorno in più che mi sta offrendo la possibilità di prendermi il tempo che non mi sono presa prima, di far valere ogni singolo minuto, ogni passo fatto e ancora da fare.

Oggi è il 6° dei 366 giorni a nostra disposizione, viviamoli bene e facciamoli valere.

Spendiamoli al meglio tutti.

Buon luminoso 2020!

Daniela

WISH LIST: 3 DESIDERI PER NATALE

Sembra un venerdì come tanti, invece è il 20 dicembre e l’ultima settimana prima di quella natalizia sta per concludersi. Ho finalmente concluso tutti le mie riunioni di questo intenso 2019, un anno che lavorativamente ha preteso moltissimo da me, un anno che, almeno per i primi 4 mesi, non sono stata in grado di mettere a fuoco, un anno in cui credo di aver affrontato tante cose, un anno per certi versi complicato, ma di cui essere davvero molto grata.

A pochi giorni dal Natale, guardo i regali pronti sotto l’albero già impacchettati e quelli sul tavolo ancora da sistemare. Controllo ripetutamente la lista per essere sicura che ci siano tutti, non so perché tutto d’un tratto mi ha preso questo strano timore di essermi dimenticata il regalo di qualcuno. Spero di aver scelto bene, di aver indovinato i desideri altrui, di aver trovato il regalo giusto per tutti.

Ho iniziato a fare i regali a fine novembre, subito dopo aver fatto l’albero qui a casa. Ho creato una lista con nome, regalo e budget per ottimizzare tempi e risultati, non volevo arrivare all’ultimo minuto e non volevo ripiegare su nessun piano B. E mi sono detta: se mi avanza tempo, compro qualcosa per me, mi faccio un regalo da sola, carta e nastro, tutto incluso.

Ho iniziato a curiosare online, su Instagram e in giro mentre acquistavo i regali per le persone a cui tengo. Ho visto un sacco di cose bellissime, cose che mi sarebbe piaciuto comprarmi per Natale. Ma ogni volta che stavo per dire “ecco, mi compro questo”, perdevo entusiasmo. Cercavo qualcosa di speciale.

Sono tornata indietro nei miei ricordi di bambina, quando con mia madre mi sedevo a scrivere la lettera a Santa Lucia che nella notte tra il 12 e il 13 dicembre sarebbe passata da casa nostra con il suo asinello e mi avrebbe lasciato ciò che avevo tanto desiderato. Era quasi sempre un giocattolo – perché da bambina non vuoi maglioni con strani animali – qualcosa con cui passare il tempo e fantasticare, qualcosa che davo per scontato mia madre non potesse comprarmi. Custodivo una lista di desideri per quel momento speciale, li immaginavo uno per uno, li vedevo nella mia mente, li desideravo talmente tanto che non poteva non avverarsi.

Adesso è tutto un po’ diverso, questo mondo è diverso, questo tempo soprattutto. Ho fatto una lista anche per me – certo, una letterina è tutta un’altra cosa, c’è molta più magia – un elenco di desideri e l’ho salvato sul pc, senza guardarlo più per giorni. E ogni giorno mi sono domandata se quelle cose fossero davvero ciò che desideravo, se di tutte quelle cose io avessi davvero bisogno.

Di cosa ho realmente bisogno per questo Natale? Qual è la mia wish list?

Ho preso la mia lista e tutte le cose che avevo elencato erano cose materiali, prevalentemente abbigliamento e prodotti make-up, tutte cose consumabili che un domani non avrò più o che ad un certo punto finiranno chissà dove perché non ci sarà nessuno a interessarsene quando io non ci sarò più. Sono stata qualche minuto a fissare lo schermo frugando nella mia testa alla ricerca di una risposta: c’è qualcosa che possiamo desiderare e che non dovremo mai buttare? Qualcosa che desideriamo avere sempre con noi anche quando la possediamo già?

Quest’anno ho cercato di buttare di meno e di aggiustare di più, di acquistare di meno, in modo più consapevole e di aver più cura e attenzione delle mie cose, di chiedere meno e di ringraziare di più, a parole e nei miei gesti quotidiani. Mi è sembrato di sentire che questo facesse di me una persona migliore e più ricca allo stesso tempo. Forse per questo credo che nessun regalo materiale possa sostituire tutto questo.

E’ stato ripensando a ciò che ho già e a ciò che non voglio più che ad un certo punto tutto è stato così evidente.

Per questo Natale ho solo 3 desideri: l’ebbrezza di una giornata passata a rilento per vivere e memorizzare ogni nanosecondo che spenderò con la mia famiglia, una vera buona notizia per noi donne e la neve, come nel più magico dei film.

CHIARA FERRAGNI – UNPOSTED HA UN SENSO

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Chiara Ferragni – Unposted è stato in programmazione per tre giorni in molte sale cinematografiche italiane. Ho acquistato il mio biglietto online un pomeriggio e mi sono presentata per lo spettacolo delle 18.15 nel cinema multisala più vicino all’ufficio. Ragazzine nemmeno quindicenni erano già in fila per accedere alla sala non appena il segnale sarebbe diventato verde sullo schermo.

Faccio fatica a ricordare quando sia stata l’ultima volta che sono andata al cinema di pomeriggio, forse quando ero ragazzina anche io.

Lo spettacolo è iniziato alle 18.45 ed è finito alle 20.05. Poco più di un’ora per mettere lo sguardo dentro la vita della più famosa delle influencer.

Chiara Ferragni – Unposted non è un film e non è nemmeno un documentario: io lo chiamo “doc-story”, letteralmente uno spaccato reale della vita di Chiara Ferragni. E non è vero che la narrazione non c’è.

Le prime immagini bucano lo schermo su Chiara e un’amica: vuole farsi un tatuaggio che aveva rimandato per via della gravidanza.

Farà male? No, comportati come la persona che vorresti essere.

La regista Elisa Amoruso è stata con Chiara per circa un anno, filmando, raccogliendo immagini e testimonianze per dare vita a questo progetto: il risultato è un montaggio narrativo basato su questo periodo di tempo in cui la convivenza ha consentito di entrare di più nel quotidiano della famosa impreditrice digitale, un quotidiano un po’ oltre quello che ci mostra Instagram.

La narrazione alterna immagini e frame della vita della Chiara Ferragni del presente alle immagini flash back di bambina uscite dalla telecamera di sua madre ossessionata dall’idea di dover documentare i momenti più importanti della sua famiglia, soprattutto compleanni e vacanze.

Come a dire che ogni momento va ricordato perché ti servirà.

Il racconto è arricchito da voci e altri punti di vista esterni alla famiglia: professionisti del mondo della moda, collaboratori, giornalisti, scrittori che offrono la propria opinione su chi è davvero questa ragazza oltre lo schermo dello smartphone, oltre l’icona che è diventata per molti.

Chiara inizia la sua avventura molto presto: la condivisione di sue foto online sono precedenti l’avvento dei social media come li conosciamo oggi. Apre il suo blog inventandosi un nome senza alcun particolare studio di branding e nasce The Blonde Salad. E’ il 2009, ci sono già haters che la attaccano e l’eco di voci autorevoli del mondo della moda pronti a scommettere che non durerà risuona al ritmo di un tormentone.

Con la disinvoltura di chi sa ciò che vuole anche se non sa come andrà, senza voltarsi mai indietro, Chiara riesce ad avere accesso al mondo della moda, soprattutto quella del lusso, un mondo con una porta molto dura da aprire per chi non proviene da lì: è un ambiente tradizionalista dove non c’è spazio per chiunque, un ambiente che solo negli ultimi anni ha preso consapevolezza che la trasformazione digitale è in atto, che i social media hanno dato voce e potere di espressione a milioni di persone. E che se non capisci cosa sta accadendo intorno a te, resti fuori dai giochi.

Come la più moderna delle pioniere, Chiara si avventura in un mondo che non conosce e crea un linguaggio nuovo, all’inizio apparentemente sterile e privo di ascolto, eppure più accessibile di quanto si possa immaginare: il suo viaggio comincia a delinearsi, una nuova forma di comunicazione dà vita a una condivisione di espressione che, nel suo caso, passa da personale a universale.

Chiara racconta in prima persona, a volte in una formale intervista di fronte alla telecamera, altre volte indirettamente mostrando momenti delle sue giornate, mentre si preparare per andare a un evento o a una sfilata, mentre decide che vestito indossare o durante un meeting di lavoro seduta al tavolo col suo team, il tutto intervallato da scene a rallentatore come un video musicale, da immagini in stile real tv e frammenti amatoriali di un’infanzia felice trascorsa alla ricerca della risposta alla più semplice delle domande: cosa vuoi fare da grande?

Lo sguardo dello spettatore passa dal cielo di Los Angeles al divano di Diane Von Furstenberg, dalla settimana della moda ai preparativi del matrimonio in Sicilia, mentre la regista Elisa Amoruso ci offre un giro sulla giostra di Chiara Ferragni e del suo mondo apparentemente senza messe in pausa, dentro il suo guardaroba, in cima a un grattacielo, seduta in riva all’oceano o in piazza Duomo a tarda ora quando Milano diventa silenziosa ed è sicuro che persino i piccioni sono andati a dormire e non interferiranno nello sfondo dell’ennesima foto.

Elisa Amoruso intreccia immagini di sfilate e momenti personali del passato e del presente con proiezioni di vendite, numeri di business, cifre di un’azienda che ha raggiunto fatturati milionari e dà lavoro a quasi 80 persone. Ma se qualcuno si aspettava di sedersi al cinema e assistere alla messa in onda di una tipica giornata da business woman, tra scarpe, borse e set fotografici, per capirne i segreti del successo e i ritmi folli, la gestione degli impegni e del tempo, beh non è così.

Chiara Ferragni – Unposted non è un film, è un racconto del reale.

E’ uno spaccato di momenti di smacco e di delusione professionale assieme a quelli più privati, dolorosi e amari, per nulla troppo diversi da qualunque altra vita. Perché anche se sei in grado perfettamente di contare su te stessa e nessuno può credere in ciò che fai più di quanto ci credi tu, le perdite lungo il percorso fanno male ma sono una realtà da accettare, soprattutto quando sai che chi non sta più dalla tua parte non ti lascia segni di luce. 

Chiara Ferragni – Unposted mi è piaciuto perché ha qualcosa di potente da dire: tutto ciò che succede nella nostra vita ha un senso, che siamo noi, che siano le persone attorno a noi, che siano i nostri sogni o le nostre paure, poco importa.

Non esiste nulla che non siamo in grado di fare perché ognuno di noi è responsabile della propria storia.

Quindi, prendiamo coraggio e impariamo a comportarci come la persona che vorremmo essere davvero.

E ad ogni passo, quel momento avrà un senso.

 

SICILIA: UN VIAGGIO INASPETTATO

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Questo non è un articolo da travel blogger, questo è il racconto di un viaggio che non sapevo dovessi fare.

Quest’anno non mi è stato possibile organizzare le vacanze con il giusto anticipo ma sapevo di aver bisogno di relax e di mare.

Ogni anno, quando si avvicina il momento di decidere dove trascorrere le vacanze estive, tendo a puntare subito su qualche meta estera perché mi sento sempre assetata di vedere posti nuovi, soprattutto se sono posti lontani. Così quest’anno avevo iniziato a valutare destinazioni come Minorca e la Grecia, dove – in entrambi i casi – non ero mai stata.

Nonostante le idee apparentemente chiare, nè Minorca nè la Grecia hanno soddisfatto le mie esigenze che erano principalmente quelle di far coincidere voli disponibili e date ormai già stabilite.

E poi, come spesso accade, la soluzione ti si presenta sotto gli occhi come un dono ma in realtà era sempre stata lì e non ero riuscita a vederla. E mi sono detta: voglio andare in Sicilia.

Conosco la Sicilia per ragioni familiari: mio nonno era siciliano e quando ero bambina il viaggio in Sicilia era una vera grande avventura.

Partivamo in auto con la mia famiglia: mio padre guidava per tutto il viaggio da Bergamo a Giarre, una cittadina in provincia di Catania. Mia madre preparava panini imbottiti e pizza fatta in casa e avvolgeva tutto nella carta stagnola. Il tutto era accompagnato da un thermos di caffè, uno di thè e ovviamente acqua.

Si partiva per andare al mare e per andare dai nonni.

Era un viaggio lungo, ma per me che ero una bambina era il viaggio che attendevo tutto l’anno. Una volta arrivati a Villa San Giovanni si traghettava fino a Messina e una volta di là in un paio d’ore eravamo a destinazione.

Nel corso degli anni, con i miei abbiamo visitato la Sicilia più volte: ogni anno, durante il soggiorno dai miei nonni, c’era sempre occasione di andare a vedere qualcosa di nuovo: Taormina, Castelmola, i Crateri Silvestri, la Valle dei Templi di Agrigento, Palermo, Monreale, le Isole Eolie. Ogni volta un pezzetto di Sicilia in più, ogni volta qualcosa di nuovo per gli occhi.

Finché arriva un momento in cui le cose cambiano, si cresce, perdiamo qualcuno che amiamo e la vita ti da e chiede altro.

Durante i primi anni del liceo i miei nonni sono mancati e subito dopo il liceo ho iniziato l’università e il tempo delle vacanze estive ha cominciato a ridursi. Poi mi sono laureata, ho trovato un lavoro e ho smesso di andare in Sicilia coi miei. La casa dei miei nonni, piena zeppa di ricordi, non c’è più e loro riposano al cimitero sotto un sole cocente a cui nessun fiore può resistere. E quando diventi adulto, certe cose ti mancano: è come se fossero state dormienti per un po’ e poi cominciassero a svegliarsi e mandarti messaggi che tu fai fatica a interpretare, perché sei adulto e non vuoi più fare le cose che facevi da bambino, ma anche perché crescendo ci irrigidiamo e tendiamo ad alzare barriere, anche con noi stessi.

L’ultima volta che sono stata in Sicilia prima di queste vacanze è stato nel 2010 in occasione di una nuova nascita in famiglia: il nuovo arrivato aveva la precedenza su tutto il resto, giustamente. Sono stata tre giorni coi parenti e non c’è stato tempo per fare altro.

E poi è arrivato questo 2019 che mi ha messo un po’ alla prova e mi ha costretta a rivedere un po’ le mie priorità.

Non mi erano rimasti molti giorni disponibili perché per agosto avevo già organizzato un viaggio in Normandia, ma in poco tempo ho trovato volo, hotel e auto a noleggio: avevo un piano in mente, dovevo solo metterlo in pratica.

Il viaggio in Sicilia – per chi mi segue su Instagram lo sa – non era previsto, è stata una decisione dell’ultimo minuto. E ho scelto di concentrare il mio soggiorno nella meravigliosa zona del Barocco, che in tanti anni e in tanti viaggi, non avevo mai visto. Ho preso un hotel a Noto, appena poco fuori dalla città, una stupenda masseria rimessa a nuovo in mezzo ai cactus e agli ulivi: avevo bisogno di uno spazio aperto, di un paesaggio da guardare ogni  giorno e assimilare lentamente, e di vedere il tramonto.

Ho fissato alcune mete principali in modo da poter girare un po’ ma senza affanno e senza sprecare troppo tempo in spostamenti eccessivamente lunghi. Volevo rilassarmi, fare esperienza con gli occhi e vedere ciò che mi mancava.

Le mete sono state scelte precise: Noto, Marzamemi, Siracusa e Modica sono state le tappe del mio viaggio, alternando la visita di una città alle ore di mare, di cui avevo estremamente bisogno: il cielo blu che non conosce nuvole, il flacone della crema protettiva sporco di sabbia, la portiera dell’auto bollente perché il parcheggio non ha nemmeno una zona d’ombra, la granita al gusto di mandorla che si scioglie in bocca, trenta gradi senza una goccia di sudore addosso, l’acqua del mare trasparente di un colore che ti chiedi come possa esistere in natura e il sale che ti fa tirare la pelle finché non arriva il momento della doccia. Il profumo della grigliata di pesce e quel bicchiere di vino bianco che da il tocco finale a tutta questa ebbrezza.

E il tempo, se pur breve, si è dilatato. Cinque giorni mi sono sembrati il doppio, il sole sembrava non voler tramontare e la mia giornata trascorreva più lenta, come se la Sicilia sapesse già cosa stessi cercando.

Ho vissuto la Sicilia alternando i miei ricordi di bambina e svegliando il mio stupore intorpidito di fronte a una bellezza e a una luce che mi è rimasta negli occhi: la sera quando andavo a dormire, prima di sognare vedevo ancora colori, luoghi, profumi che la giornata mi aveva offerto e che mi erano entrati dentro e rimasti addosso.

Ho assaggiato tutto ciò che ho potuto, respirato a cuore aperto sensazioni che temevo di aver dimenticato e mi sono goduta a fondo ogni singolo istante di tutto.

E le onde del mare sono un suono che non va più via.

Perché il viaggio è cercare e trovare.

Io non sapevo di dover cercare, ma ho trovato tanto, me lo sono tenuta addosso e portata a casa.

Per questo mi sembra che ci sia più luce anche adesso che sto scrivendo.

5 PRODOTTI BEAUTY IRRINUNCIABILI DA PORTARE IN VACANZA

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L’estate è iniziata e siamo nel suo momento più caldo, qualcuno è già in vacanza, qualcuno è anche già tornato e qualcuno ci deve ancora andare. 

Per chi, come me, ha fissato i propri piani per agosto, la partenza è ormai vicina ed è tempo di fare il punto su cosa mettere in valigia, qualunque sia la destinazione prescelta.

Ogni anno, preparando la mia valigia, mi sono resa conto che ci sono delle cose che ho bisogno di portare con me, a prescindere da dove andrò, che preferisco non dover acquistare sul posto correndo il rischio di non trovarle: si tratta di alcuni prodotti senza cui non posso stare e che mi accompagnano sempre.

Così mi sono detta: perchè non fare un bel post sui prodotti beauty che porterò con me quest’anno?

I prodotti beauty che porterò con me in vacanza sono prodotti per la mia beauty routine quotidiana:

1. Eau Thermale di Avène

Un prodotto che ho provato per caso perché mi è stato regalato, l’Eau Thermale Avène è un’acqua termale in un flacone spray. E’ un’acqua lenitiva e addolcente per la pelle, ma anche un eccellente fissante per il make-up. Questo magnifico prodotto è stato una vera e propria scoperta per me: la utilizzo la sera dopo la detersione per calmare e addolcire la pelle del viso, è fresca, molto delicata e non ha profumazione. E’ studiata per le pelli sensibili e quindi va decisamente bene per tutti. La misura da 50ml è comodissima per il viaggio, si trova in farmacia ma anche in alcuni supermercati.

Photo credit: Pinterest

2. Maschera Detox Argilla Pura di L’Oréal Paris

La maschera viso all’argilla fa parte da qualche anno della mia beauty routine. La tengo rigorosamente nel frigo tutto l’anno perché mi piace l’effetto fresco quando la applico col pennello sul mio viso. E’ una maschera all’argilla nera detossinante e illuminante, che utilizzo almeno una volta la settimana: si applica e si lascia in posa per 20 minuti, poi si rimuove tutto con acqua tiepida e l’aiuto di una spugnetta. Della stessa linea ce ne sono altre, ma questa è la mia preferita.

Photo credit: Pinterest

3. Maschera capelli Hair Food Aloe Vera di Garnier

Credo che le maschere per capelli Hair Food di Garnier siano tra le migliori in assoluto. Le ho provate tutte quando sono state lanciate sul mercato dall’azienda e ho realizzato diversi scatti per Instagram con alcune di loro. Sono maschere per capelli a triplo uso: possono infatti essere utilizzate come balsamo, come maschera o come trattamento senza risciacquo. Diciamo che ognuno trova poi l’uso più perfetto per sé. L’ultima arrivata si chiama Hair Food Aloe Vera ed è stata scelta dai consumatori. Come le sue “sorelle”, è un prodotto che contiene il 98% di ingredienti di origine naturale, è vegana ma soprattutto è intensamente idratante e per me, sopratutto in queste settimane estive così calde, è perfetta per i miei capelli ricci. Io la uso come maschera, la lascio in posa sul capello bagnato per 3 minuti e poi la sciacquo. Si acquista al supermercato oppure su Amazon (se fate come me, sempre più di un solo barattolo!).

Photo credit: Pinterest

4. Olio denso di Veralab

Probabilmente uno dei più famosi prodotti di Veralab, l’azienda di Cristina Fogazzi più nota come L’Estetista Cinica. Acquistato online, l’Olio Denso è il re della detersione quando la sera devo struccarmi prima di andare a dormire. Perché non si va a letto senza struccarsi, vero? Lo applico sulla pelle asciutta massaggiando bene il viso e lo rimuovo con un panno microfibra leggermente umido. La mia pelle resta morbidissima, la sento pulita e soprattutto respira.

Photo credit: Pinterest

5. Crema corpo Dove Body Silk

La crema corpo è come la crema viso, va messa tutti i giorni. Da anni uso sempre la stessa, sia dopo la doccia sia dopo l’esposizione al sole. La crema Dove Body Silk ha un’azione idratante molto profonda e dura per tutta la giornata. Lascia la pelle morbida e delicatamente profumata regalando un effetto vellutato su tutto il corpo ma la cosa migliora di questa crema è che si assorbe rapidamente e non lascia quell’effetto oleoso che ti impedisce di infilarti subito dopo un paio di jeans. 

Photo credit: Pinterest

Questi sono i 5 prodotti beauty senza i quali non potrei partire e che, proprio per questo, metterò per primi nella mia valigia. Devo solo aspettare ancora qualche giorno, ma poi finalmente saranno meritate vacanze anche per me.

A presto!

Daniela

 

COLAZIONI SPECIALI: 10 POSTI PER UN CAPPUCCINO A MILANO

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La mia sveglia suona molto presto ogni mattina e prima delle 8.00 non sono in grado di buttare nulla nel mio stomaco oltre un bicchiere di acqua. Ogni mattina parto all’alba e prendo un treno per Milano per andare al lavoro e durante l’inverno, quando è ancora buio, non ci sono molte occasioni di fare super foto instagrammabili.

Per la maggior parte delle volte viaggio su un vagone vecchio che ha ben poco di confortevole: seduta sul sedile lato finestrino guardo il paesaggio scorrere poco nitido oltre il vetro e fantastico su un cappuccino fumante in un posto dove non sono mai stata.

Il cappuccino mi è sempre piaciuto molto, chi mi conosce bene e chi mi segue su Instagram, ormai lo sa. Ma quando mi sono resa conto che il latte vaccino intero mi restava sullo stomaco, ho smesso di berlo, finché un giorno ho scoperto il latte di soia.

E una colazione normale diventava un momento speciale. E adesso con un blog, un momento speciale non merita una bella foto?

Ci ho pensato un po’ e poi ho scelto un giorno della settimana, il mercoledì – agenda, appuntamenti, ritardi dei treni e imprevisti vari permettendo – e individuato 10 caffetterie di Milano che aprissero presto e dove mi sarebbe piaciuto andare a fare colazione. Il programma sarebbe stato molto semplice: ordinare il cappuccino, godermi una golosa colazione in pochi minuti seduta a un tavolino, fare qualche foto, pagare il conto e andare in ufficio.

Così sono nate le Colazioni Speciali e questi sono i posti dove sono stata

1) Lùbar (via Palestro, 16)

Di questo posto avevo visto alcune foto sul web: come un giardino al chiuso, ampie vetrate, un’atmosfera da belle époque e colori di acquarelli. Un angolo meraviglioso all’interno della Galleria d’Arte Moderna. Sono arrivata intorno alle 8.15, il locale era vuoto e non mi è sembrato vero. Il ragazzo dietro il bancone mi ha subito chiesto che cosa potesse prepararmi. Ho ordinato, mi sono seduta all’ingresso lungo la parete e ho aspettato pochi minuti. Il mio cappuccino fumante sembrava uscito da un tempo fuori dal mio presente. Mi sono goduta il momento, ho scattato qualche foto e sono corsa a prendere la metro.

2) Matcha Café (piazza Gae Aulenti, 1 – sotto la piazza)

Questo locale situato sotto una delle più suggestive piazze di Milano ha divanetti all’interno e un sacco di oggetti giapponesi tutti intorno. Arrivando la mattina poco dopo le 8.00 non ho trovato nessun altro cliente e così mi sono seduta e mi sono goduta questa atmosfera per quei pochi minuti che mi sono trattenuta. Il cappuccino bollente in una mattina fredda non è stata l’unica delizia e se non si vuole stare dentro il locale, è possibile accomodarsi all’esterno nell’elegante food court.

3) Giacomo Caffè (piazza del Duomo, 12)

Credo che il primo motivo che mi ha spinto a scegliere questo posto sia stato il fatto che la caffetteria si trovi all’interno di Palazzo Reale, a due passi dal Duomo. Il locale offre ovviamente un’atmosfera artistica: locandine di mostre passate sono ovunque sulle pareti, l’arredo di legno richiama al passato, tutto è come un po’ più rallentato e i soffitti alti fanno venire in mente storie antiche. Il cappuccino è cremoso e il croissant bello croccante.

4) Antica Cremeria San Carlo al Corso (corso Vittorio Emanuele II, 15)

E’ uno dei miei posticini preferiti a Milano. Il bar San Carlo – come l’ho sempre chiamato io – è sul Corso Vittorio Emanuele, in un angolo sul lato sinistro della Chiesa di San Carlo a cui, tra le altre cose, sono particolarmente affezionata. Sono venuta in questo posto moltissime volte proprio per il suo cappuccino abbondante e impeccabile anche esteticamente. Il locale è piccolo ma fuori ci sono sempre tavolini apparecchiati e riscaldati anche in inverno.

5) Pasticceria Bastianello (via Borgogna, 5)

Questo posto è stato davvero una sorpresa. Tutti lo conoscono e probabilmente solo io non c’ero mai stata. A due passi da piazza San Babila, questo locale spicca su via Borgogna per il suo decoro dorato, dallo stile un po’ barocco anche all’esterno. tutto raccolto sotto i portici, il dehor accoglie clienti con tavolini eleganti e sedute quasi regali. Entrando sono rimasta a bocca aperta dalla quantità di dolci e cioccolato riccamente confezionati. Quando ho ordinato il mio cappuccino al banco, sono stata accontentata con una tazza molto originale e una rapidità di servizio ineccepibile.

6) Calicantus Sforzesco (piazza Castello)

Tutto potevo immaginare tranne che esistesse un posto così nel cortile del Castello Sforzesco. Ho scoperto questo bar grazie alla travel blogger Chiara Cazzamali di #MeglioUnPostoBello, grazie a un suo post. E mi sono detta: voglio andarci! Il Calicantus è un bar tutto bianco, legno e vetro all’interno del cortile del castello, una scatola moderna adagiata lungo le mura reali. Seduta su uno stand up e appoggiata a una lunga tavolata di legno, con la luce del mattino che illuminava l’intero locale, ho ordinato il mio cappuccino di soia. Un cappuccino che non dimenticherò.

7) Pavé Milano (via Felice Casati, 27)

Ho trovato questo locale sul web per puro caso e ho deciso che sarebbe stato perfetto per una tappa delle mie Colazioni Speciali. Il locale si trova poco distante da piazza Repubblica. Pavé Milano è un bar carinissimo con un laboratorio di pasticceria. Lo stile del locale è un po’ alla francese con colori pastello e un tocco di design. Purtroppo la mia dieta mi ha impedito di cedere alla tentazione di uno dei favolosi croissants ma sono stata servita al tavolo come fossi stata al ristorante. Bravi!

8) Panini Durini (piazza Gae Aulenti, 4 – sotto la piazza)

Anche questo locale si trova sotto piazza Gae Aulenti nella food court. La mattina che ho deciso di andare a fare colazione qui il mio treno è arrivato a Milano in anticipo e quindi ho avuto più tempo. Due ragazzi dietro il bancone mi hanno accolta con un sorriso, ho fatto il mio scontrino e col mio bel cappuccino mi sono seduta all’esterno a un tavolino tutto per me con il mio libro fra le mani: dite la verità, non ci vorrebbero più mattine così?

9) Starbucks Reserve Roastery Milano (piazza Cordusio, 1)

Starbucks è il primo posto che cerco per andare a fare colazione quando sono all’estero. Quando ha aperto a Milano in piazza Cordusio il locale ha avuto per giorni la fila fuori. Perchè Starbucks Reserve Roastery non è il solito Starbucks. Situato all’interno dell’ex edificio delle Poste, uno dei più importanti e imponenti in affaccio sulla piazza, questo locale è a dir poco maestoso. All’interno la torrefazione del caffè è parte dell’arredo e svariate tipologie di caffè vengono macinate qui. La storia del caffè è una vera celebrazione qui, com’è giusto che sia per una delle più italiane delle tradizione. Ci ero già stata una volta, ma senza avere il tempo adeguato per guardarmi bene intorno. La cosa più bella del mio buonissimo cappuccino è stata la tazza con la stella. Chic.

10) Caffè Carducci (via San Vittore, 2)

L’ultima Colazione Speciale è stata in questa caffetteria di via Carducci, a due passi dalla sede dell’Università Cattolica che ho frequentato anche io. Ho scelto questo posto perché ci andavo quando studiavo e non ci ero più tornata. Un posto carico di ricordi che ho trovato cambiato solo in parte: un arredo molto semplice, molte studentesse sedute ai tavolini con dispense e libri e la cassa sulla sinistra separata da tutto il resto. Sono io quella che è cambiata perché sono cresciuta (anche se non si smette mai di studiare). Il cappuccino però è ancora caldo al punto giusto e buonissimo.

So che vi state chiedendo quale sia stato il miglior cappuccino ma io non sono una Food Blogger e lo scopo delle Colazioni Speciali era un altro: volevo avere un giorno della settimana in cui fare colazione con calma, seduta in un posto bello, magari diverso ogni volta, volevo scoprire posti nuovi di Milano, scattare foto come piace a me.

Volevo che fosse un momento mio, senza fretta, un’esperienza che mi consentisse di iniziare la giornata con una bella scoperta.

A presto,

Daniela

Ps. tutte le foto delle Colazioni Speciali sono sulla mia gallery di Instagram 🙂

 

2019: PIU’ CHE BUONI PROPOSITI, OBIETTIVI VERI

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E così questo 2019 è iniziato ed è il tempo anche per me di fare il punto sui miei nuovi propositi.

Sono stata giorni a riflettere bene sulle mie intenzioni per quest’anno, su ciò che voglio fare, quali sono i miei nuovi obiettivi.

Ho imparato che scrivere una lista di buoni propositi non mi basta: tutti partiamo così, pieni di mille buoni propositi, con l’euforia dei bagordi e della voglia di fare cose nuove o di cambiare ciò che non ci piace, ma poi, dopo due mesi si è già allentata la presa e la verità è che l’euforia rischia di non coincidere con l’effettiva energia. Una buona intenzione non è sufficiente: i buoni propositi parole, bisogna darsi obbiettivi veri, concreti e accessibili e soprattutto coerenti.

Mi sono svegliata la mattina del primo giorno dell’anno e ho capito che mi serviva di più: i miei obiettivi devono essere coerenti con la persona che sono, allineati con i miei valori e con ciò che conta davvero per me e per le mie ambizioni.

Nel 2018 mi sono imbattuta più volte in situazioni ed eventi che mi hanno costretta a riflettere molto sul valore del tempo: su come lo vivo, con chi lo spendo, come lo investo. Il tempo della vita non è infinito:  se lo spendo male non verrò rimborsata, se lo spreco non me ne sarà dato in più per recuperare, se non ne comprendo il giusto valore e non lo vivo al meglio, un domani sicuramente me ne pentirò.

Ecco, quest’anno riparto da qui, dal mio tempo ed in virtù di questo ho fatto la mia lista di obiettivi per questo 2019:

1.Dormire di più

Non sono mai stata una dormigliona e sono sempre stata abituata ad alzarmi molto presto al mattino anche quando non devo andare al lavoro. Il problema è che la sera tendo a fare sempre tardi e così il mio sonno si riduce a poche ore. Questo fatto non mi pesa particolarmente durante la giornata ma sono consapevole che il mio fisico ne risente. Ecco, quest’anno vorrei impegnarmi per dormire di più, per recuperare un po’ di ore di sonno magari staccandomi un po’ prima la sera da TV, smartphone e simili e andare a letto prima. Ho bisogno di migliorare la qualità del mio sonno e raggiungere almeno le 7 ore.

2.Limitare lo spreco di cibo

Durante queste feste tutto è stato abbondante, anche questa volta forse troppo. Per tutta questa abbondanza sono sempre grata, ma so bene che, soprattutto nel cibo, c’è moltissimo spreco. Ci penso ogni volta che vado al ristorante e vedo intere portate tornare in cucina perché non vengono consumate completamente. E ci penso ogni volta che – nonostante tutta l’attenzione che cerco di avere – mi capita ancora di buttare qualcosa che avevo irresponsabilmente lasciato scadere nel frigo. Ogni volta mi sento superficiale e di poco rispetto: sprecare il cibo è inaccettabile. Per questo motivo voglio impegnarmi di più per non sprecare più cibo e intendo coinvolgere le persone attorno a me per fare lo stesso.

3.Usare meno plastica

Tra i tanti temi legati all’ambiente, l’inquinamento degli oceani è senza dubbio quello che mi sta più a cuore. La quantità di plastica che viene riversata in mare da parte dell’uomo è gigantesca e non se ne ha una vera e concreta percezione: c’è davvero molto da fare. Credo fermamente che una società possa cambiare se ogni individuo inizia a cambiare il proprio modo di pensare, nel proprio piccolo, nel quotidiano. Il futuro del mare e tutta la vita che lo abita ci riguarda tutti perchè la superficie terrestre e il mare sono un unico ambiente. E’ il nostro pianeta, la nostra casa, l’unico che abbiamo, un posto meraviglioso che dobbiamo imparare a proteggere. Ecco, voglio impegnarmi per fare la mia parte e contribuire alla salvaguardia del mare limitando il mio uso quotidiano di plastica.

4.Leggere di più

Quando andavo a scuola da ragazzina l’insegnante d’italiano ci assegnava la lettura di un libro al mese e relativa analisi. Allora lo trovavo un compito in più da fare a casa e mi sentivo costretta perché non potevo scegliere cosa leggere. Ora che sono adulta e che la mia giornata è sempre piena di impegni, non ho il tempo di leggere un libro al mese. Leggo quando posso, a volte sui mezzi, più spesso in vacanza e invece vorrei farlo con continuità. Per questo Natale, uno dei regali più belli me lo ha fatto mia sorella: il libro Becoming di Michelle Obama. E lì ho capito che voglio leggere di più, per questo sarà uno dei miei obiettivi di quest’anno.

5.Imparare a fare i biscotti

Non sono una grandissima fan di dolci e prediligo molto di più le cose salate, ma ho un debole per i biscotti. Col mio ritmo quotidiano, le tante ore fuori casa, non ho molto tempo di cucinare ma quando posso lo faccio molto volentieri perché cucinare mi rilassa molto e mi diverte. Una delle cose che vorrei imparare a fare quest’anno sono i biscotti e nello specifico i biscotti di pasta frolla. Vi terrò aggiornati!

6.Shopping più consapevole

La mia passione per la moda e per le scarpe è stato uno dei motivi che mi ha spinto ad aprire il mio blog. Fare shopping mi diverte ed è una delle cose che mi piace fare durante il mio tempo libero. Ma non mi piace impilare cose nel mio armadio senza motivo e per questo non sono una grandissima fan dei saldi. Già da tempo ho fatto la scelta di fare uno shopping più accorto sia per ragioni di spazio nel mio armadio sia per ragioni di qualità di ciò che acquisto: non mi interessa comprare più versioni di colore diverso dello stesso capo né acquistare qualcosa che magari non indosserò mai per il semplice motivo che è in vendita a un prezzo stracciato. Quest’anno punto a un shopping più consapevole: voglio impegnarmi ad acquistare solo ciò che mi piace veramente o che mi interessa davvero, privilegiando la qualità dei tessuti, l’originalità di un capo o il valore di qualcosa di prezioso che mi durerà per anni e fare del miei acquisti un’esperienza davvero unica.

7.Viaggiare di più

Il 2018 è stato l’anno della mia sesta volta negli Stati Uniti, paese che amo moltissimo. Ho viaggiato sempre molto, anche prima di aprire il mio blog. Oltre gli Stati Uniti, nel corso degli anni sono stata in Australia, più volte ai Caraibi, sono stata alle Canarie, alle Baleari, in Irlanda e visitato alcune delle principali capitali europee. Ma ci sono ancora molti posti del mondo che non ho visto. Viaggiare non è solo andare in vacanza, sarebbe piuttosto riduttivo. Un viaggio cambia il punto di vista, la prospettiva. Viaggiare mi fa crescere, amplia il mio modo di pensare e mi fa vedere cose che nemmeno i miei sogni possono mostrarmi. Ogni volta che torno a casa, provo la stessa sensazione di conferma: i miei occhi hanno bisogno di ammirare un panorama diverso, di vedere sempre qualcosa di nuovo, fa bene alla mia mente e so che mi rende una persona più ricca.

8.Più valore al mio tempo

E infine l’ultimo grande obiettivo, il più difficile di tutti: dare valore al mio tempo, al tempo della mia vita. Ci ho pensato tanto negli ultimi giorni mentre scrivevo la bozza di questo post: voglio vivere il mio tempo senza sprecare nemmeno un minuto ma lo voglio vivere ogni giorno meglio. Non voglio più concedere tempo a ciò che non fa per me né intendo investire ancora energie su ciò che non mi fa bene. Ma soprattutto non è più mia intenzione concedere tempo della mia vita a chi non lo merita. Voglio stare di più con coloro che amo, la mia famiglia e gli amici veri, investire nella mia formazione e mantenere viva la mia curiosità sui miei progetti personali, consapevole che probabilmente a volte vorrà dire staccarmi dal telefono e fare una storia in meno su Instagram.

Perché la vita è una.

E io non voglio più aspettare: intendo viverla all’altezza dei miei sogni ogni giorno, adesso.

Vi auguro un bellissimo 2019!

Daniela

I MIGLIORI PRODOTTI PER UN NATALE DA STAR

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Mancano pochi giorni e il tempo per gli ultimi regali sta per scadere: è questo il momento in cui non bisogno farsi prendere dal panico e rischiare di comprare qualcosa che potrebbe non essere gradito. E siccome un regalo merita la giusta attenzione esattamente come la persona che lo riceverà, perché non puntare sulla bellezza?

Durante questo 2018 ho provato molti nuovi prodotti, alcuni mi hanno conquistata, altri sono stati un pò sotto le aspettative e così ho pensato che alcuni potrebbero essere delle ottime soluzioni per un regalo che ancora ci manca (vale anche per voi uomini: regalate un prodotto beauty o makeup e farete un figurone!).

Ecco i 5 prodotti che ho selezionato per un Natale da star:

1 Sparkling Holiday Water Drop Face Base, Kiko

Questo favoloso prodotto è un primer. Si applica sulla pelle del viso prima di procedere col normale makeup. Si tratta di un prodotto idratante che contiene acido ialuronico e piccolissime particelle illuminanti. La sua formula permette un effetto che dura per tutta la giornata, rendendo la pelle compatta e liscia. Ha una profumazione delicatissima e si asciuga molto rapidamente. La confezione è dorata e molto elegante. Decisamente uno dei migliori prodotti di Kiko per Natale.

Sparkling Holiday Water Drop Face Base, Kiko

2 Mascara Dark Love, Clio Make Up

Per una come me che non vive senza mascara, Dark Love è stato una folgorazione. Chi mi segue da tempo sa che il mascara è uno dei miei prodotti preferiti e che mi piace sperimentare di più. L’ho acquistato online direttamente sul sito di Clio Make Up e non vedevo l’ora che arrivasse.  Si tratta di un mascara nero intenso, completamente vegano e con uno scovolino a onde che dona alle ciglia un effetto davvero favoloso già alla prima passata. Le ciglia sono subito più lunghe e voluminose, si toglie facilmente con un qualsiasi prodotto struccante o semplicemente acqua e sapone. Non ha profumazione e per quanto mi riguarda sono letteralmente innamorata di questo mascara.

Mascara Dark Love, Clio Make Up

3 Ombre Première, Poudre d’Or, Chanel

Gli ombretti mono di Chanel sono i miei preferiti. Il packaging è già super chic ma il prodotto è sempre una garanzia assoluta di perfezione. Poudre d’Or n. 34 fa parte dei nuovi ombretti mono: è un giallo oro metallico, decisamente brillante e luminoso. Nel piccolo cofanetto ci sono un pennellino e una spugnetta per differenti modalità di applicazione. Il prodotto è a lunga tenuta, non fa grumi sulla palpebra (però un primer lo metto sempre lo stesso) e non si spegne. Il colore è perfetto per un trucco magico durante queste feste ma è assolutamente ottimo anche per mille altre occasioni. Assolutamente must-have!

Ombre Première. Poudre d’Or n.34, Chanel

4 Maschera The Primer Mask, Sephora

Adoro le maschere viso e come sicuramente avete visto anche nei miei post su Instagra, le uso spesso, almeno due volte la settimana. La maschera viso è fondamentale per mantenere la pelle bella e curata, è un prodotto che non può mai mancare nella mia routine. Solitamente è la sera il mio momento migliore, prima di andare a nanna. Ma se una serata speciale mi aspetta, The Primer Mask di Sephora è decisamente la scelta migliore. Si tratta di una maschera in tessuto contenente estratti di cotone e pigmenti illuminanti. Si applica sulla pelle pulita e si tiene in posa per soli 3 minuti. Questa maschera idrata, illumina, uniforma ma soprattutto prepara la pelle anche al trucco più impegnativo.

The Primer Mask, Sephora

5 L’Absolu Rouge Drama Matte n. 505, Lancome

Potevo forse dimenticare un prodotto per le labbra? Direi di no. Questo 2018 è stato per me l’anno del rossetto. Ne ho provati diversi, cercando senza sosta il rossetto perfetto. E verso le feste è stato il rosso il colore più amato. L’Absolu Rouge Drama Matte n. 505 è un rossetto mat, rosso caldo e deciso, a lunghissima tenuta. Ho provato molti rossetti di Lancome quest’anno, li ho trovati tutti eccezionali e questo è decisamente top per la tonalità di rosso e per la resa. Molti make up artist dicono che il rossetto rosso si applica con una matita per avere un disegno più definito, ma se avete una mano ferma potete anche procedere senza. Questo rossetto è di un colore rosso strepitoso ed è davvero un’idea regalo molto speciale. Ps. Ed è uno dei rossetti scelti anche da Chiara Ferragni.

L’Absolu Rouge Drama Matte 505

I miei suggerimenti per gli ultimi regali di Natale sono finiti e c’è ancora tempo.

Cosa c’è di meglio che regalare un po’ di bellezza?

Buon Natale di cuore a tutti.

Daniela

STORIE DI MODA E ARTE: FEDERICA GRAVATI

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Chi mi conosce da tempo e da vicino sa benissimo quanto io apprezzi le cose fatte a mano, specialmente se si tratta di capi di abbigliamento.

Sono cresciuta in una famiglia dove lavorare ai ferri e all’uncinetto era una tradizione molto diffusa che arrivava da mia nonna e che mia madre ha trasmesso a me ancora quando ero ragazzina. Oggi possono sembrano abitudini un po’ demodé, invece per me sono abilità molto preziose, come un piccolo patrimonio artigianale che credo non debba essere dimenticato.

Saper realizzare qualcosa con le proprie mani è una capacità che non tutti hanno: qualcuno lo impara, qualcuno ce l’ha come talento naturale. Ma soprattutto è un lavoro che richiede tempo, fatica e una costante grande cura per i dettagli perché nessun pezzo sarà mai identico a un altro.

Ho conosciuto Federica Gravati per puro caso, grazie al contatto di un’amica comune.

Un giorno Federica mi ha scritto e mi ha chiesto “Ti andrebbe di scrivere un articolo su di me?”.

La sua storia mi ha incuriosita per la sua capacità di aver unito l’arte – la pittura, per l’esattezza – alla moda. Una giovane designer con la passione per la moda che crea qualcosa di molto complesso, perché la pittura a mano di tessuti è tutt’altro che semplice, e soprattutto di unico. Le maglie sono realizzate con una tecnica che mescola pittura ad altri materiali.

Laureata in Disegno Industriale al Politecnico di Milano, Federica nasce professionalmente come pittrice ma la sua passione per la pittura la porta oltre la tela e si specializza in grafica per tessuti. Inizia a dipingere maglie e a collaborare con grandi brand internazionali, inizia a viaggiare molto.

Le sue creazioni ricevono l’attenzione di alcuni famosi brand del lusso finché ad un certo punto scatta qualcosa.

E Federica decide che è venuto il momento di camminare da sola. Così interrompe la produzione di maglie e si trova un lavoro da dipendente da Cisalfa. E inizia a lavorare a un obiettivo molto più grande: quello di iniziare un’attività per conto proprio e aspirare a una carriera internazionale.

Ho accettato la sua richiesta di scrivere questo post per raccontare brevemente la sua storia, apparentemente come tante, ma in realtà una storia che mi ha lasciato un messaggio davvero prezioso: quando finalmente metti a fuoco il tuo obiettivo, la strada all’improvviso si fa più luminosa e la visibilità migliore. E in un mondo così stracolmo di contenuti di ogni genere, se ci sono persone con una vera anima di pura creatività, il loro percorso merita di essere raccontato.

Purtroppo Federica non possiede più nessuna delle sue maglie, ma è pronta a fare il passo oltreoceano, dove una carriera da Fashion Designer la aspetta.

E io le faccio il mio migliore in bocca al lupo.

 

6 GESTI QUOTIDIANI PER UNA PELLE SEMPRE IDRATATA

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L’estate è finita da un pezzo nonostante settembre ci abbia fatto omaggio di giornate ancora calde e piene di sole che sembravano incapaci di rassegnarsi alla nuova stagione. Tutto è già entrato nell’autunno, quella fase dell’anno in cui personalmente vivo maggiormente la sensazione di cambiamento: forse i colori della natura, il cambio dell’armadio, le nuove tendenze beauty, quel nuovo paio di scarpe su cui ho già messo gli occhi e quella luce di traverso che fa sembrare tutto più vivido.

Ma l’aria è più secca e se pensiamo che, finita l’estate, la nostra pelle abbia meno bisogno di idratazione, beh, forse ci stiamo sbagliando.

L’idratazione della pelle è un argomento a cui tengo molto, non è solo una questione di bellezza, ma anche una questione di salute perché il nostro corpo è composto per il 60% di acqua e ciò significa che l’idratazione è fondamentale.

A questo bisogno del nostro corpo si aggiungono fattori dannosi per la nostra pelle: l’aria condizionata di certi ambienti come i mezzi pubblici, l’ufficio, l’aereo e i centri commerciali, l’inquinamento – soprattutto per chi vive in città – e naturalmente gli agenti atmosferici.

Ho sempre considerato la mia pelle come un organo esteso del mio corpo: la pelle respira e invecchia con noi. Per questo nutrirla e mantenerla adeguatamente idratata è un gesto doveroso e prioritario fatto di più momenti.

La mia è una pelle apparentemente normale ma di fatto sufficientemente sensibile e in grado di mandarmi segnali di allarme le volte in cui – in passato – l’ho stupidamente trascurata.

Così ho imparato a prendermene cura con 6 semplici gesti:

1.ACQUA

Bevo almeno 2 litri di acqua al giorno e il primo bicchiere è al mattino appena mi alzo. Mi ci sono abituata piano piano, portando sempre con me una bottiglietta d’acqua. Questo mi aiuta a stare meglio soprattutto negli ambienti dove non c’è riciclo di aria o dove l’aria condizionata è particolarmente forte. E a casa ho scelto un’acqua leggera come Acqua Vitasnella: è un’acqua che contiene poco sodio ma, a differenza di altre, contiene più calcio e magnesio, favorisce l’eliminazione dei liquidi in eccesso e ha un sapore che mi piace molto (dettaglio non da poco!).

2. BAGNOSCHIUMA IDRATANTE

Ho sperimentato – è proprio il caso di dire – sulla mia pelle che non tutti i bagnoschiuma o saponi per il corpo vanno d’accordo con la mia pelle e che mi serve sempre qualcosa che contenga anche una parte di agente idratante. Alcuni prodotti sono troppo leggeri, altri fanno una schiuma ricchissima, altri ancora hanno una profumazione molto intensa. Ma una volta fatta la doccia, se sento la pelle tirare, significa che ho bisogno di altro. Da anni utilizzo il bagnoschiuma liquido di Dove al burro di karitè e vaniglia. Questo bagnoschiuma contiene 1/4 di crema idratante e lascia la pelle idratata, luminosa e molto più idratata di qualsiasi altro bagnoschiuma io abbia provato.

3. CREMA CORPO

Spesso mi ritrovo inaspettatamente stupita nel sentire certe donne dire di non fare uso della crema corpo e di utilizzarla solo in estate come dopo sole. La crema corpo va utilizzata sempre! E’ un gesto in più da compiere e richiede un po’ di tempo anche se si sceglie un prodotto che si assorbe rapidamente. Io ne faccio uso una volta al giorno e preferisco il mattino: oltre a idratare la mia pelle, la crema corpo mi dà una sensazione di risveglio e mi sento subito attiva. Durante il mio viaggio americano ho scoperto il brand Bath & Body Works e in questo periodo sto usando la crema corpo Almond Blossom che mi garantisce un’idratazione di 24 ore. Questo prodotto si spalma facilmente, si assorbe subito e non appiccica i vestiti, contiene olio di mandorla mescolato a orchidea alla vaniglia. E il brand non testa prodotti sugli animali, una sensibilità che mi sta molto a cuore.

4. DETERSIONE

Quel momento a fine giornata in cui devo struccarmi è sempre un peso. Perché resta confinato alla fine di tutto, quando sto per andare a letto e magari è tardi, sono stanca e l’unica cosa che vorrei è svenire nel letto. Forse se non aspettassi sempre l’ultimo secondo della giornata mi peserebbe meno. Ma non lo rimando più perché so che poi, la mattina, guardandomi allo specchio con occhi da panda, me ne pentirò. Struccarsi non è solo rimuovere il trucco, per me è diventato lavare via la giornata. Così prima di passare l’acqua micellare, ho bisogno di lavarmi il viso con acqua e sapone. E ho scelto il sapone Dove al cetriolo e tè verde. Anche questo sapone contiene 1/4 di crema idratante e la mia pelle risulta morbida, fresca anche se sono stanca e soprattutto pulita.

5. CREMA VISO

E dopo il corpo è il turno del viso. I prodotti a disposizione sul mercato sono davvero tantissimi e di tutti i prezzi. Personalmente ho sempre bisogno di un prodotto con poche semplici caratteristiche: deve contenere acido ialuronico, assorbirsi rapidamente, essere poco oleoso onde evitare l’effetto lucido sotto il trucco e, ovviamente, idratante. La mia esperienza in fatto di creme viso mi ha insegnato che ci sono ottimi prodotti anche di prezzo contenuto e acquistabili tranquillamente al supermercato. Ma ho provato anche prodotti di livello più alto proprio per capire la differenza perché è solo provando che mi rendo conto quale funziona davvero per me. Per il mio viso ho da poco comprato la crema Transform di Ole Henriksen, un prodotto nuovissimo contenente acidi di frutta e antiossidanti. E’ praticamente privo di profumazione e si può utilizzare sia al mattino sia alla sera.

6. MASCHERE VISO

E infine le maschere. Le considero un ottimo prodotto adatte veramente a tutti. Preferisco quelle in tessuto ma non disdegno nemmeno quelle in pasta che applico con un pennello a setole piatte per non sprecare prodotto e applicarle meglio. Il momento che preferisco per fare una maschera è la sera: mi strucco e la applico. Solitamente il tempo di posa va dai 15 ai 3o minuti a seconda del prodotto. Nel frattempo guardo un film, leggo un libro o stiro. La maschera viso è un prodotto fondamentale ma funziona se utilizzata almeno 2 volte la settimana. Io sono passata a 3 e applico prodotti con effetti differenti: una maschera purificante, una maschera idratante e una maschera illuminante. In questi giorni però ho introdotto i patches anti occhiaie come quelli al cetriolo di Sephora che richiedono solo 15 minuti. Sono sempre pronta a provare nuove maschere – chi mi segue su Instagram lo sa bene – ma questa settimana è il turno della Magic Black Powder di Caolion (brand che adoro!) e della Pure Charcoal di Garnier Skinactive.

Non so se ci siano altri gesti importanti per la cura della mia pelle, ma questi sono decisamente necessari per me e per la mia pelle. Dopo tutto è bello e gratificante prendersi cura di sé, no?

A presto,

Daniela

 

 

ESTATE 2018: IL MIO VIAGGIO AMERICANO

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Mentre scrivo mi trovo a bordo del volo che da Los Angeles mi sta riportando a Philadelphia. E’ il 28 agosto e il mio viaggio americano sta per concludersi: domani prenderò il volo per l’Europa che mi riporterà in Italia.

Questo non è un post di consigli utili su come viaggiare negli Stati Uniti, questa è la storia del mio viaggio americano.

Mi trovo negli Stati Uniti per la sesta volta nella mia vita, la prima volta è stata nel 2002, l’anno dopo l’attentato delle Torri Gemelle, prima di trovare un lavoro stabile, prima dei social e molto prima del mio blog. Gli Stati Uniti sono uno dei miei luoghi preferiti: fin da ragazzina ho sognato di partire, ho sognato di girare per questa grande nazione un pò alla volta, ho sognato di venirci a vivere, di trovarmi un lavoro che mi permettesse di viaggiare e venirci il più spesso possibile. I miei studi del liceo e quelli universitari (ho una Laurea in Lingue e Letterature Straniere con una tesi sulla Storia del Cinema) hanno poi accentuato il mio bisogno di viaggiare oltreoceano e oggi, alla fine del mio sesto viaggio negli States, ho già il magone pensando che devo rientrare in Italia.

E’ stato un viaggio bellissimo.

Avevo fatto un piano preciso, costruito un itinerario un pò per volta, nei ritagli di tempo, la sera dopo il lavoro. Volevo vedere qualcosa che non avevo ancora visto, fare un giro nuovo dare priorità a posti dove non ero mai stata, ho sempre la mia lista pronta. Così ho scelto la costa est e il punto di partenza sarebbe stato Philadelphia, nello stato della Pennsylvania. Philadelphia è una città più piccola rispetto a New York o Los Angeles, ricca di storia americana dove passato e presente si amalgamano e si contrappongono allo stesso tempo nonché città di Rocky Balboa, uno dei miei personaggi cinematografici preferiti. Ognuno ha le proprie ragioni per visitare un luogo, io ne avevo più di uno.

Prima qualche giorno a Philadelphia ad esplorare la città, visitando i luoghi dove è stata firmata la Dichiarazione di Indipendenza il 4 luglio 1776 e dove Benjamin Franklin, uno dei padri fondatori, ha contribuito fortemente con la propria vita e col proprio lavoro alla costruzione degli Stati Uniti. Benjamin Franklin mi piaceva già quando dovevo studiare, dopo questo viaggio penso che sia stato davvero un grande uomo e una grande persona. Da Philadelphia il viaggio è proseguito in macchina verso nord, attraversando il New Jersey, lo stato di New York a nord di Manhattan – che effetto vedere lo skyline dall’interstatale! – e poi il Connecticut per arrivare nel Rhode Island, il più piccolo degli stati americani, per soggiornare a Newport. Dopo Newport il viaggio è proseguito  verso Hyannis, la piccola cittadina tanto amata da John F. Kennedy e Jackie dove c’è un bellissimo e curato museo dedicato al giovane presidente.

E da Hyannis partono i ferry per Nantucket, l’isola che finora era stata solo un posto immaginato nella mia mente grazie al romanzo Moby Dick di Herman Melville. Una gita di una sola giornata che non dimenticherò mai.

Da Hyannis poi ho proseguito per Boston, l’ultima tappa del mio giro sulla East Coast.

Perché questi posti?

Perché li avevo nella mia mente da tanto tempo: luoghi di cui ho letto nei libri o che sono stati teatro di film che ho visto e che mi hanno lasciato qualcosa addosso. La curiosità è come un motore che non perde giri e il tempo un immenso potere senza rimborso. Se c’è un luogo dove vorremmo andare, non possiamo stare a sognarlo soltanto: se davvero è importante, bisogna prendere e partire.

Immaginavo Nantucket con le spiagge bianche, il vento freddo, le barche nel porto e quella nebbia grigia – la Grey Lady – che all’improvviso nasconde l’orizzonte. Nel passato Nantucket è stato il centro mondiale dell’industria baleniera. L’isola non produceva niente dal punto di vista agricolo e anche se oggi è un luogo molto esclusivo pieno di case meravigliose dai costi assolutamente proibitivi, nell’800 l’isola era un vero inferno: la vita era durissima tra miseria e malattie e la gente che ci viveva si rese conto che l’unica grande ricchezza era l’oceano. Gli uomini si imbarcavano su grandi baleniere in cerca di fortuna, ricchezza, avventura o con la semplice scusa di stare lontani da terra. Ma il loro ritorno non era mai certo, per questo motivo le donne che rimanevano a terra, si misero a lavorare, ad aprire attività e divennero imprenditrici.

Durante l’organizzazione del mio viaggio mi sono imbattuta spesso in articoli su Nantucket che mi hanno motivata ancora di più: era destino che dovessi andarci.

L’isola è davvero magnifica: un piccolo gioiello e quinta essenza del sogno americano – anche se di pochi visti i costi immobiliari – dove andare in vacanza o a viverci durante la pensione. Case perfette, piccoli vialetti in ciottoli, graziose botteghe con insegne di legno (non sono consentite insegne al neon) e un museo che racconta la storia dell’isola e il suo legame con il mare e le balene. Un posto da vedere assolutamente!

Quando sono arrivata a Boston sono rimasta incantata: la più vecchia città degli Stati Uniti è immersa tra l’acqua e tantissimo verde, tra tradizione e storia. Elegante, frizzante, luminosa e molto sportiva, forse perché è la città di una delle più importanti maratone internazionali (che fu anche oggetto di un attentato qualche anno fa). A Boston si sono svolti alcuni dei più importanti eventi storici americani, fatti che si possono ripercorrere lungo l’itinerario del Freedom Trail: un percorso a piedi di circa 5km che si snoda lungo la città e che richiede scarpe comode, voglia di camminare e di scoprire cose nuove. Boston è davvero magnifica: l’atmosfera vivace è davvero coinvolgente e ha superato ogni mia aspettativa. L’ho percorsa sempre a piedi, scattando foto di continuo, riempiendomi gli occhi di cose che non avevo mai visto e rientrando in hotel sfinita e felice.

Ho avuto la fortuna di alloggiare nella zona di Newbury, poco distante da Copley Square e dal Boston Common, una scelta che si è rivelata perfetta perché la zona è piena di bei ristoranti e bei negozi per fare ottimo shopping. L’ultima cosa che ho visto è stata Harvard, situata a Cambridge che confina con Boston: che onore girare per il campus e visitare la libreria The Coop per poi uscire con la t-shirt universitaria ufficiale nella borsa!

Insomma, ho fatto tutto e ho cercato di non perdermi nulla. Il mio viaggio avrebbe potuto concludersi qui, a Boston. Ma c’era qualcosa d’altro che mi chiamava e che avrei voluto fare.

E’ stato per questo che ho deciso di aggiungere la tappa in California, dove ero già stata 10 anni fa e dove avevo lasciato alcune cose in sospeso. La tappa sulla California aveva tre motivi principali: Hermosa Beach, Malibù e il Griffith Observatory a Los Angeles.

Ho scelto di alloggiare a Long Beach perché così sarebbe stato più facile spostarsi in macchina lungo la West Coast senza stare troppo distante dall’aeroporto LAX. Che dirvi, sono stata in tutti e tre i posti che mi ero messa in testa di vedere. Hermosa Beach è immensa ed è il luogo dove è nato il surf in California: le onde dell’oceano arrivano lunghe, la sabbia è finissima e tenuta d’occhio dalle torrette alla Baywatch che tutti conosciamo benissimo. Il Pier è un ottimo posto per scattare delle foto e allungare lo sguardo più lontano.

Malibù invece è la spiaggia dove si trovano molto ville di persone famose: la vista sull’oceano è impagabile, non c’è nient’altro da guardare perché qui l’oceano si prende tutta l’attenzione che un occhio può reggere.

 

E infine il Griffith Observatory. Era rimasto fuori dal mio precedente viaggio in California per mancanza di tempo. Sono passati 10 anni. Il Griffith è situato su una collina in un punto panoramico da cui si vede la famosa scritta “Hollywood” e tutta Los Angeles. Il Colonnello Griffith era un appassionato di astronomia che donò alla Contea di Los Angeles tutta questa enorme area verde assieme al planetario: la contea era titubante se accettare o no, pensavano fosse un luogo troppo distante da raggiungere e che nuove strade sarebbero costate troppo. Una motivazione che fa sorridere oggi: le strade di Los Angeles sono larghissime e la città è davvero gigantesca. Ma soprattutto oggi il Griffith Observatory è meta di moltissimi turisti nonché di persone del luogo che salgono a piedi sulla collina per godersi il tramonto.

Il Griffith è un cattedrale di scienza e astronomia: sono questi i posti in cui guardando le stelle ci rendiamo conto di quanto siamo piccoli rispetto all’universo. E che il mondo non gira attorno a noi, siamo noi a girare con lui. Lo aveva capito anche Jim, il protagonista del film di Nicholas Ray Gioventù Bruciata, interpretato da James Dean nel 1955 e che fu girato proprio al Griffith Observatory.

 

E mentre scattavo tutte le foto possibili e ripensavo a tutte le volte che ho immaginato di venire in questo posto, due turiste si sono avvicinate per fotografare a loro volta il panorama.

“Perché fotografi il tramonto?

“Perché è bellissimo”.

“Ma è il giorno che muore. Io preferisco l’alba, perché so che ho tutta la giornata davanti”.

“Io preferisco il tramonto, perché posso rendere grazie della giornata che ho avuto”.

Sono ancora sul mio volo per Philadelphia, non sono triste perché il mio viaggio è alla fine né sono preoccupata del mio rientro al lavoro. Questo viaggio mi ha dato tantissimo: ho camminato, ho riso, ho esplorato, ho imparato cose nuove, mi sono commossa, divertita, meravigliata e ho portato la mia mente più lontano.

Ogni viaggio è un grande dono e io non voglio darlo per scontato, per questo preferisco stare sveglia e non perdermi mai nulla.

Daniela

 

(questo articolo è stato scritto a bordo del volo American Airlines da Los Angeles a Philadelphia il 28/08/2018)

 

 

 

 

 

NINA, PERCHE’: UNA BAMBINA A FUMETTI

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Questa è una storia tutta nuova.

E’ la storia di una bambina di nome Nina e di tutti i suoi perché.

Quando Diego Tarchini e Maria Chiara Bertuzzi  – designers e genitori di una bambina di tre anni – hanno hanno avuto l’idea di dare vita a un fumetto con protagonista una bambina di nome Nina, io ero uno dei contatti a cui avevano chiesto di mettere “mi piace” alla loro pagina Facebook.  Incuriosita e divertita dalla loro creatività, ho iniziato a seguire la piccola Nina che prendeva forma e colore nelle vignette e mi sono chiesta cosa potesse spingere due genitori a dar vita a un fumetto per raccontare la vita quotidiana con la loro bambina e tutte le sue curiose domande.

Nina è una bambina di tre anni, capelli biondi a caschetto e una curiosità acuta e piena di fantasia come tutti i bambini. Il personaggio di Nina è protagonista assoluto di ogni vignetta: Nina fa domande alla mamma o al papà che le danno una risposta. Una risposta che genera un perché.

Nessun altro personaggio oltre a Nina è presente nel libro: Nina racconta da sola la propria storia, ovvero la storia di una bambina di tre anni.

Ma cos’ha di speciale questo libro?

Nina, perché – tutti i perché di una bambina di tre anni è un’idea originale voluta da Diego Tarchini e Maria Chiara Bertuzzi per ovviare al fatto di dover postare troppe foto della loro bambina sui social. Ma spunto e fantasia non mancano ed è così che una bambina diventa Nina.

Il libro è una raccolta di vignette accuratamente disegnate con un tratto semplice e ben definito: Nina è a colori ma con bordi privi di imperfezioni, quasi a definire il suo carattere già incisivo pur essendo così piccola e a lanciare un messaggio ben chiaro: c’è una domanda per tutto.

I bambini fanno domande, gli adulti fanno domande, tutti facciamo domande.

Tutti abbiamo voglia di conoscere, di capire e imparare, ma soprattutto tutti vogliamo sapere il perché.

Nina, perché – tutti i perché di una bambina di tre anni è un libro educativo destinato a grandi e piccini, un cartone animato da sfogliare che fa sorridere, un modo di comunicare semplice e innovativo al tempo stesso. E’ un libro a fumetti adatto a tutti.

Diego e Maria Chiara probabilmente non avevano idea che un gioco potesse portarli alla realizzazione di un progetto così vincente: Nina, perché – tutti i perché di una bambina di tre anni ha conquistato le classifiche di Amazon  – dove si può ordinare – attirato l’attenzione di testate giornalistiche nazionali come il Corriere e La Repubblica oltre ad altre testate locali. In un anno e mezzo sono state pubblicate oltre 200 vignette e la pagina Facebook Nina Perché ha più di 15.000 followers.

Ma cosa ha a che fare una blogger di moda con un libro per bambini?

Ho seguito la storia di Nina fin dalla prima vignetta e mi sono detta: è una bella idea, è un punto di vista nuovo, c’è un potenziale enorme. Così ho contattato Diego e Maria Chiara e mi sono offerta di scrivere questo un articolo sul mio blog.

Il prossimo appuntamento con Nina è fissato per il 13 ottobre quando verrà inaugurata la mostra Nina, perché presso la Raw Gallery di Bergamo (via Torquato Tasso, 49).

Nell’attesa potete comprarvi il libro e leggerlo con o senza i vostri bambini.

E non smettete mai di chiedervi il perché.

Daniela

 

Ci tengo a segnalare che, ad eccezione della foto di copertina, le immagini presenti in questo articolo sono state gentilmente fornite da Diego Tarchini e Maria Chiara Bertuzzi che ringrazio moltissimo.

 

 

 

SOLARI 2018: ANCHE I CAPELLI SI GODONO L’ESTATE

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Giugno è iniziato e l’estate è davvero imminente, quindi è tempo di parlare di prodotti solari.

Da quasi due anni, oltre ai prodotti solari per la pelle, acquisto anche prodotti solari per la protezione dei miei capelli, perché anche i capelli stanno al sole e un copricapo può non essere sufficiente. Ed è così che anche quest’anno la mia scelta migliore sono stati i prodotti solari di Tecna che per l’estate 2018 ha lanciato linea The Tecna Beach con un packaging tutto nuovo e molto glamour.

Ecco i 4 prodotti che ho scelto per la mia estate:

1.THE TECNA BEACH MONOI CREAM SHEILD

Anche i capelli vanno protetti, soprattutto se sono trattati, colorati o semplicemente sotto stress. Per questo prima dell’esposizione al sole ci vuole una crema protettiva che li nutra e li protegga. The Monoi Cream Sheild è un prodotto “non grasso” che aiuta a mantenere i capelli idratati agendo come un vero schermo che protegge i capelli – anche quelli colorati – e li mantiene morbidi. Il prodotto si applica prima dell’esposizione al sole e il suo profumo di olio di Monoi è davvero buonissimo. Il tubetto è di 125ml, prezzo 24,00 euro.

2.THE TECNA BEACH SHAMPOO

Lo shampoo della linea The Tecna Beach è un prodotto che deterge delicatamente il capello idratandolo dopo l’esposizione al sole. Come tutti i prodotti di questa linea, questo shampoo contiene olio di Monoi, un ingrediente naturale che arriva dalla Polinesia, famoso per le sue proprietà di nutrimento del capello. L’olio di Monoi contiene vitamina E e combatte i radicali liberi, per questo motivo questo shampoo è ideale per un utilizzo frequente anche sulla pelle. Il flacone è di 250ml, prezzo 21 euro.

3.THE TECNA BEACH TREATMENT

Vogliamo chiamarlo maschera? Ci può stare. Questo prodotto è un trattamento rigenerante per i capelli: contiene sostanze che nutrono il capello eliminando ogni segno di stress. Il prodotto si applica subito dopo lo shampoo sui capelli bagnati e si lascia in posa per 5 minuti, prima di risciacquare. I capelli sono visibilmente lucidi e rigenerati in profondità. Il tubetto è di 150ml, prezzo 21 euro.

4.THE TECNA BEACH OIL

E infine lui, il famoso Monoi Oil. Avevo già acquistato questo favoloso prodotto l’anno scorso – per chi mi segue su Instagram, si ricorderà perché l’ho postato più volte, tanto ne ero entusiasta! – e per me resta uno dei migliori prodotti per capelli: è un olio che protegge il capello quasi come una coccola. Si può applicare prima o dopo l’esposizione al sole sia sul capello umido sia asciutto. E’ il prodotto top della linea e io l’ho utilizzato anche dopo l’estate. Assolutamente must-have! Il flacone è di 100ml, prezzo 33,50 euro.

E per chi non lo sapesse, tutti i prodotti solari Tecna non contengono parabeni ma solo ingredienti naturali bio certificati, sono perfetti per ogni tipo di capello anche quello colorato e sono rigorosamente made in Italy.

Ma dopo tutto questo parlare di capelli e di sole, non vi vedete già in spiaggia, al sole con lo sguardo verso il mare a godervi l’estate?

Buona estate a tutti.

Daniela

 

MAKE UP: 4 IMPERDIBILI PALETTES PER L’ESTATE

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Sono molto sincera: le palettes non mi hanno mai totalmente convinta e ho sempre preferito comprare ombretti mono e creare dei mix di colore per conto mio. Ho sempre pensato infatti che non avrei mai sfruttato al 100% tutti i colori e pertanto ho sempre evitato questo tipo di acquisto.

Ma c’è sempre una prima volta e così, dopo aver curiosato per settimane, ho deciso di scrivere un post sulle ultime novità riguardo questo nuovo oggetto del desiderio in fatto di make up e ho selezionato 4 palettes che saranno assolutamente must-have per quest’estate.

1.DESERT DUSK, Huda Beauty

Parola chiave: attesissima. La palette Desert Dusk contiene 18 tonalità di ombretto diverse adatte sia per un look naturale sia più glam. I colori sono accesi, quasi speziati, perfetti per un make up di chi vuole osare un po’ di più e andare oltre i soliti colori più tradizionali o per chi vuole puntare su giochi di luce, peraltro molto di tendenza in questo momento. Il packaging è scuro e molto elegante ed è in vendita da Sephora.

2. EYESHADOW PALETTE ANNIVERSARY, Kat Von D

Kat Von D è un brand diverso dagli altri: prende il nome dall’artista e tatuatrice con lo ha creato, famosa in tutto il mondo. I prodotti della linea sono di altissima qualità e si distinguono per una pigmentazione molto particolare che si differenzia molto da altri prodotti. Quando tutta la linea di make up è arrivata in Italia, la prima cosa che ho acquistato è stato il famoso rossetto liquido che ha la caratteristica di resistere per moltissime ore senza sbavare e senza seccare le labbra. Il brand festeggia quest’anno i primi 10 anni di attività e per tale occasione è stata creata la palette Anniversary: 16 tonalità che vanno dal nude al blu intenso. Il brand si acquista in esclusiva da Sephora.

3. PRISSY PRINCESS, Mac

Devo dire che la mia esperienza con Mac finora si era limitata ai rossetti e all’illuminante per le guance. Non avevo mai provato nessun altro prodotto. Ma in fatto di palettes Mac ha creato una collezione che ne comprende una serie dai nomi più grintosi e diverse tra loro per sfumature di tonalità. Sarà stato il nome o il fatto che questa palette contiene colori tra il rosa e il nude che mi ricordano moltissimo lo stile della Duchessa del Sussex Meghan Markle, ma Prissy Princess è un piccolo gioiello di 9 colori naturali e perfetti per un incarnato che ha già goduto del primo sole.

4. BACK TALK, Urban Decay

E’ la mia palette preferita, quella che ho atteso con tanta impazienza per molte settimane. Backtalk è l’ultima arrivata in casa Urban Decay: il brand è già famoso per le sue palette Naked, gettonatissime e praticamente intramontabili. Ma Backtalk è diversa: questo cofanetto contiene infatti 8 tonalità di ombretto che vanno dal nude al marrone e 4 tonalità di blush per un colorito assolutamente più luminoso anche se non avete ancora preso nemmeno un raggio di sole. Di questa palette mi piace la scelta di queste tonalità sul rosa che io adoro particolarmente e che trovo perfette per la mia pelle e per il mio occhio verde. La texture di questa palette è quella impeccabile di Urban Decay.

Il mio viaggio nel mondo delle palette è stato davvero un’esperienza nuova e divertente ma soprattutto ho scoperto che posso giocare e mixare i colori portando con me un solo cofanetto. C’è sempre qualcosa da imparare ma per farsi un’idea e conoscere le novità c’è un solo modo: bisogna sempre provare.

Buono shopping a tutte.

Daniela

SNEAKERS: OGNI PASSO FA TENDENZA

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Una volta le chiamavamo scarpe da ginnastica o scarpe da tennis, oggi si chiamano sneakers, non sono più legate soltanto allo sport e sono diventate un accessorio must have del nostro guardaroba.

Tutti le possono indossare, la scelta è ampia sia per quanto riguarda i modelli presenti sul mercato sia per quanto riguarda i prezzi. E se fino a qualche anno fa erano considerate scarpe da usare solo per il tempo libero e fuori dagli ambienti di lavoro, le cose sono cambiate e alcuni schemi sono stati decisamente rotti: oggi le sneakers si possono abbinare tranquillamente a un completo giacca-pantalone per rendere l’outfit un po’ meno serioso o indossare con una gonna plissettata o sotto un pantalone elegante, anche solo per dare un tocco di vivacità alla nostra mise oppure per farci sentire più attive sulla tabella di marcia sella nostra giornata senza perdere stile e quel lato un po’ forever young.

Complici una vita attiva e una passione per lo sport combinata con quella per le scarpe in generale, le sneakers hanno sempre trovato un posto nel mio armadio: ogni paio sta nella propria scatola esattamente come le décolletées e gli stivali. Mi piace indossarle alternandole ai tacchi alti e mi fanno sempre sentire a mio agio, non solo per una questione di comfort o di estetica, ma anche perché fondamentalmente alimentano un pò quel lato teenager immortale e inarrestabile che abita in ognuno di noi.

La buona notizia è che per i prossimi mesi le sneakers saranno protagoniste: come si è visto infatti durante le sfilate per la stagione SS2018 sono molti i brand di lusso che hanno presentato la propria collezione abbinando abiti a scarpe in gomma, dalle forme più strane e vistose. Quasi come a voler dire che è venuto il momento di affrontare il mondo con nuovi passi.

E così, curiosando qua e là, ho fatto una piccola selezione delle 5 sneakers che mi sono piaciute di più e che secondo me meritano una chance anche sotto un tubino nero, magari durante certe giornate in affanno.

1.ROGER di Chiara Ferragni Collection

Il brand dell’influencer italiana più famosa al mondo – e mamma a breve – ha sempre riservato alle sneakers uno spazio privilegiato. La nuova collezione presenta scarpe di vera pelle di colore bianco, realizzate al 100% in Italia, con applicazioni a forma di stella o di cuore e suola rinforzata. Queste sneakers sono morbidissime e super comode, si acquistano in store oppure online, ma io ho preferito un’esperienza dal vivo e per me ho scelto il modello con le stelle in argento e tallone glitter di colore rosa: un regalo di compleanno davvero speccale!

 

2. TRIPLE S di Balenciaga

Sono indiscutibilmente le sneakers più di tendenza del momento e impazzano sui social ai piedi delle blogger più famose. Riconoscibilissime per la loro forma e la dimensione particolarmente oversize, sono andate sold out a tempo di record, nonostante il prezzo. La loro forma eccentrica e voluminosa al limite del paradossale hanno attirato molto l’attenzione sulla brand della maison le cui linee guida sono sempre state legate a uno stile pulito, decisamente lontano da quello di questa sneaker diventata oggetto del desiderio per tutte le sneaker-addicted. Della serie: osiamo, ragazze!

 

3. AIR MAX di Nike

Le Nike Air Max sono probabilmente tra i modelli più famosi del grande brand americano. Ne esistono di diverse versioni a seconda del numero che viene associato al nome del modello. Caratterizzate da una suola con cuscinetto ad aria e grandi protagoniste degli anni ’90, le Nike Air Max restano sneakers intramontabili e senza tempo. Il colore di tendenza per la nuova stagione in arrivo non può essere che il rosa. Ma se avete voglia di un paio originale e personalizzato, sul sito del brand è possibile realizzare il proprio paio di sneakers e procedere poi con l’acquisto online.

 

 

 

4. ALL STAR CHUCK TAYLOR di Converse

Le All Star Chuck Taylor sono le mie preferite. Nel corso degli anni tra viaggi e occasioni speciali, mi sono fatta una piccola collezione. Ogni paio è diverso: in tela, in pelle, in jeans, in tulle ma sono sempre le Chuck Taylor. Sono le sneakers a cui sono più affezionata perchè mi ricordano quando andavo al liceo e supplicavo mia madre di comprarmene un paio. Tra il modello basso e quello alto, personalmente preferisco quello alto. Per la nuova stagione, il motto è brillare e quindi perché non un paio in paillettes?

 

 

5. SUPERSTAR BOLD di Adidas

E chiudo con loro, le Adidas Superstar Bold. Tra i modelli Adidas, le Superstar sono secondo me le più glam. Il brand ha pensato bene di lanciare lo stesso modello che due anni fa è stato oggetto di culto di ognuna di noi apportando una semplice novità: ha reso la suola più spessa, più bold appunto. Il modello bianco con le tre strisce rosa baby sta già dilagando, ma questa volta io ho scelto quelle nere con logo e scritta gold. Sono in pelle e il comfort è davvero top. Si trovano in tutti i maggiori negozi sportivi ma anche online si può fare un ottimo affare.

 

E se siete ancora tra coloro che non hanno mai acquistato una sneaker nella vostra vita, forse è venuto il momento di fare questo passo: avete scelto quale sarà la vostra sneaker preferita?

Buono shopping a tutte.

Daniela

 

 

 

 

 

 

BEAUTY ROUTINE: ECCO I NUOVI PRODOTTI

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L’anno nuovo è iniziato e dopo aver fissato nuovi obiettivi, è arrivato anche il momento di rinnovare i prodotti della mia beauty routine.

La chiamiamo routine ma in realtà è un vero e proprio rito fatto di accurati gesti dedicati alla bellezza della nostra pelle, gesti semplici ma importanti che non devono essere mai trascurati e per i quali è doveroso trovare il tempo. E siccome siamo tutte sempre un po’ di fretta, la cosa migliore è individuare i prodotti migliori per noi e per il nostro ritmo. Con questo approccio, per rinnovare la mia beauty routine, ho scelto 5 prodotti chiave di cui non posso fare a meno: 1 prodotto detergente, 1 maschera per la pelle del viso, un prodotto per il contorno occhi, una crema viso da giorno e un prodotto per capelli.

Il mio 2018 è iniziato con questi prodotti:

1. Acqua micellare

La detersione a fine giornata è fondamentale, è la base per la cura della pelle, non solo perché sia pulita dal trucco e da tutto ciò che respira durante il giorno, ma anche perché sia sana e luminosa. Dopo anni di latte detergente, saponi e struccanti di vario tipo che richiedevano più tempo del dovuto, due anni fa ho deciso di passare all’acqua micellare e la mia vita è decisamente cambiata. Per prima cosa ho un solo prodotto per struccarmi ma soprattutto ho velocizzato quello che a volte, la sera, magari a tarda ora, rischiava di diventare un’azione che mi pesava fare. L’acqua micellare è stata una soluzione perfetta: con un solo dischetto di cotone tutto il mio trucco se ne va e la pelle rimane pulita e liscia. Dopo un intero anno con lo stesso brand, ho deciso di cambiare e da qualche giorno sto usando l’Acqua Micellare alle Rose di Roberts. Si tratta di un prodotto al 90% naturale, senza parabeni né saponi, contenente acqua distillata di rosa adatta a viso, occhi e labbra. La utilizzo la sera per rimuovere il trucco ma anche la mattina per rinfrescare il viso prima di applicare la crema giorno.

2. Maschera viso

Sono una fan delle maschere viso e ogni volta che ne scopro una nuova devo assolutamente provarla! Ma oltre a utilizzarle regolarmente, le maschere viso sono sempre un momento di coccole e relax, probabilmente anche per via del fatto che, solitamente, il momento migliore per me è la sera prima di andare a dormire. Negli ultimi mesi mi sono divertita a provare maschere diverse, alcune sono state l’esperienza di una sola volta, altre sono invece entrate a far parte della mia beauty routine. La maschera si applica sul viso pulito e sulla pelle asciutta. Quasi tutte richiedono una posa di almeno 15′ per dare l’effetto desiderato, ma applicare la maschera una volta ogni tanto non serve. La maschera viso funziona se utilizzata con costanza almeno due volte alla settimana. Io ho imparato ad alternare una maschera all’argilla – detox, illuminante o esfoliante – a una maschera idratante. Per questo motivo ho acquistato la nuova Hydra Bomb Idratante Opacizzante di Garnier Skinactive. Fatta in tessuto, si applica e si lascia in posa 15′ poi si rimuove e si massaggia il siero fino al completo assorbimento. E’ davvero ottima e l’effetto, come per tutte le altre di questa linea, è subito visibile.

3. Contorno occhi

Confesso che la ricerca di un nuovo contorno occhi non è stata per niente facile. Fino a pochi giorni fa utilizzavo un prodotto in crema e in tubetto. Soddisfatta ma non abbastanza. Il contorno occhi deve avere un’azione multipla su rughe, occhiaie e borse. E siccome il momento migliore per la pelle è la notte, cercavo un prodotto da applicare e lasciare agire durante le mie ore di sonno. Alla fine la mia scelta è caduta su un prodotto per cui valesse la pena spendere un po’ di più e ho acquistato Advanced Night Repair Eye Concentrate Matrix di Estée Lauder. Il prodotto si applica sia sulla parte sotto l’occhio sia sulla palpebra e poi si massaggia con movimenti circolari. Le recensioni e i feedback relativi a questo prodotto sono eccellenti, è uno dei migliori contorno occhi sul mercato e credo tornerò a parlarne. Ma resta sottinteso che nessun prodotto funziona senza alcune regole base: la quotidiana detersione della pelle, il giusto numero di ore di sonno e un’alimentazione sana sono ottimi alleati per uno sguardo luminoso e fresco.

4. Crema viso

Della mia crema viso avevo già postato qualcosa su Instagram. Verso la fine dell’anno avevo deciso di passare a un prodotto nuovo e avevo acquistato Regenerist di Olaz. Si tratta di una crema giorno con azione antirughe e rassodante che agisce su viso e collo grazie alla formula del complesso Amino-Peptide che permette al prodotto di penetrare in profondità nella pelle. Questa crema si assorbe subito, non è oleosa né ha una profumazione particolare. ed è assolutamente perfetta come base per il trucco. La mia pelle è più luminosa e la sento più tonica, per questo motivo dopo aver finito il primo barattolo, ho deciso di acquistarla di nuovo.

5. Crema idratante per capelli

Tra i prodotti della mia beauty routine non poteva mancare un prodotto per capelli. Ho scelto un prodotto totalmente naturale: è la crema idratante Crine Tempestose di Lush. Questo prodotto 100% biologico, contiene estratti di latte di avena e burri tropicali che lasciano una profumazione delicata sul mio capello. Si applica sul capello bagnato o asciutto, non richiede risciacquo ed è particolarmente indicato per i capelli ricci – come i miei – o che tendono al crespo perché ha un’azione di definizione e modellante oltre a una perfetta idratazione. Come altri prodotti Lush, anche questa maschera si conserva in frigo.

 

Con questo mio nuovo team della bellezza ho iniziato il mio 2018 pieno di obiettivi precisi e di nuove esperienze che non mancherò di raccontare sul blog.

Nel frattempo, stay tuned.

Daniela

2018: ANNO NUOVO, PIU’ AMBIZIONI

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Questo 2018 è iniziato e personalmente sono piena di entusiasmo. Un anno nuovo è sempre una nuova possibilità, significa altro tempo a disposizione per la nostra vita. Per questo, anche quest’anno, ho deciso di scrivere un post dedicato agli obiettivi da raggiungere: tutti li chiamiamo buoni propositi ma in fondo si sa, è dei nostri desideri che si sta parlando.

Negli ultimi giorni, approfittando di un tempo privilegiato – perché mentre scrivo sono ancora in vacanza – ho riflettuto molto sul potenziale del mio 2018, su ciò che potrei e vorrei davvero fare e ogni ragionamento è finito sempre sullo stesso punto: fare di più e farlo meglio. Così, piano piano, ho composto la lista dei miei obiettivi per quest’anno, ma più che obiettivi, le chiamerei ambizioni perché quando vuoi arrivare da qualche parte, riuscire in qualcosa, portare a compimento un progetto, il cammino è sempre una sfida. E c’è molto, molto da fare.

Anche per questo 2018 ho scelto di concentrarmi su pochi punti importanti, su ciò che per me conta davvero, perché il tempo è una ricchezza e va investito al meglio e non posso né voglio sprecarlo.

Ecco quindi le mie ambizioni:

1. Scrivere di più

Ho sempre scritto, fin da ragazzina. E’ una cosa che mi piace fare e che mi riesce abbastanza bene, complici una grande curiosità e una mente sempre sveglia. In un mondo come il nostro, dove le parole spesso sono sostituite da un emoticon o da un semplice immagine, io credo ancora che le parole siano il miglior modo di raccontare qualcosa, magari una storia. Raccontare vuol dire lasciare un segno, offrire un punto di vista, condividere un’esperienza. Anche per questo ho aperto un blog tutto mio. Ecco, in questo 2018 voglio scrivere di più.

2. Viaggiare di più

Il viaggio è una delle più meravigliose e importanti esperienze che ognuno di noi possa fare nella vita. Vedere posti nuovi, incontrare persone, provare nuovi sapori, allontanarci dal nostro posto di ogni giorno apre la nostra mente, gli occhi si riempiono di nuovi paesaggi e nuovi colori. Un viaggio spesso è come un tuffo: ti puoi preparare ma poi ti devi buttare. In questo 2018 voglio viaggiare ancora e di più, sia in Italia sia all’estero, voglio scoprire nuovi orizzonti e andare più lontano, dove non sono ancora stata, a vedere luoghi e cose meravigliose che mancano sul mio curriculum della vita. E poi viaggiare mi fa bene: ogni volta che torno a casa sento di essere cresciuta perché so che così tengo aperto il mio sguardo sul mondo.

3. Più ambiente

Nel 2017 mi sono imbattuta più volte in articoli, video e documentari sull’ambiente, in particolare mi hanno colpito moltissimo alcune immagini e alcuni dati relativi alla quantità di plastica che finisce in mare. Sono rimasta per giorni a pensarci, a riflettere molto sullo stile di vita che si conduce oggi. Il tema dell’ambiente è un tema che mi è sempre stato a cuore perché sono stata educata al rispetto della natura e degli animali, al senso civico e a non sprecare. Ma è anche un tema su cui i grandi della terra non riescono a mettersi totalmente d’accordo. Ovviamente non posso decidere per il mondo intero ma ho deciso che, pur essendo già attenta e già sensibile a questo tema, nel mio quotidiano e nel mio piccolo voglio fare di più: voglio concentrarmi di più su uno stile di vita maggiormente rispettoso nei confronti dell’ambiente, combattere lo spreco e dare più importanza a qualcosa che ci riguarda tutti, perché questo pianeta è nostro ed è tutto quello che abbiamo.

4. Più stile

Il mio blog è nato con un messaggio ben preciso: la ricerca della bellezza e dello stile autentico. In ogni mio post c’è una mia continua e personale ricerca di stile: mi piace provare prodotti nuovi, scoprire brand emergenti, cercare novità, sperimentare e condividere, fare mio qualcosa che mi è piaciuto o che ho trovato vincente, qualcosa che mi ha fatto stare bene, che mi è piaciuto o che secondo me può funzionare. In questo 2018 voglio investire ancora di più nel mio blog, avviare nuove collaborazioni e far crescere di più il mio stile.

5. Più me

L’ultimo obiettivo è quello più impegnativo: essere una persona migliore. Migliore nel mio lavoro, nel mio blog, nel mio tempo libero, con la mia famiglia, con i miei amici, ogni giorno, quelli buoni e quelli no. Cercare di essere migliori vuol dire mettersi nella condizione di voler fare sempre meglio, vuol dire sfidare le situazioni, a volte osare ed è un’occasione di crescita. Nessuno di noi è perfetto e la perfezione non fa parte della condizione umana, ma penso che investire su se stessi per fare meglio, puntare più in alto, osare di più sia un grande approccio positivo.

Cercare di essere migliori significa mettersi continuamente in discussione: ogni giorno è un’opportunità e ogni giorno può essere diversa. In questo 2018 voglio impegnarmi e lavorare per essere migliore, voglio osare di più per essere più me.

Questi sono i miei obiettivi per il 2018 già iniziato.

Ho ancora più di 350 giorni di tempo: voi che dite, posso farcela?

Vi auguro un brillante anno nuovo e mi raccomando, non mollate.

Daniela

 

 

 

NATALE: CHI SCEGLIE IL REGALO?

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Fuori ha iniziato a nevicare e questo ponte dell’Immacolata è ormai alla fine. Sono rientrata da qualche ora dalla mia seconda missione di regali di Natale, devo ancora incartarne alcuni e preparare il biglietto di ogni destinatario, ma posso dire di essere a buon punto. Man mano che sono pronti, li riporrò uno ad uno sotto l’albero e intanto sorrido pensando all’espressione di chi li riceverà: speriamo di farli tutti contenti!

La questione dei regali di Natale ogni anno è sempre la stessa: a chi fare il regalo e cosa regalare. Nel corso degli anni ho sentito e visto di tutto: il regalo inutile, il regalo su richiesta, il regalo spendo-il-meno-possibile, il regalo riciclato (e non nel senso di rispetto per l’ambiente!), il regalo costoso per fare scena, il regalo utile, il regalo basta-il-pensiero e il regalo toppato. Ma la vera domanda è: chi sceglie il regalo?

Ci sono persone che adorano fare regali e per le quali tutto il periodo che precede il Natale è una fase di puro divertimento: si tratta di persone che si organizzano per tempo, la maggior parte di loro sa già perfettamente cosa e dove andranno ad acquistare quindi nessuna bancarella, nessun mercatino artigianale né centro commerciale più alla moda resterà fuori dal loro tour del shopping natalizio. Ma ci sono anche persone che detestano profondamente questo periodo dell’anno e il pensiero dei regali è solo generatore di ansie o ulteriore fastidiosissimo stress.

E poi ci sono quelli che ritengono che il regalo debba piacere e far contento prima di tutto chi lo fa e non chi invece lo dovrà ricevere. Ecco, su questo punto ogni anno mi fermo a riflettere. Io adoro il Natale e adoro occuparmi dei regali per le persone che amo: mi piace stendere un piano ben organizzato, raccogliere suggerimenti e o indirette richieste per procedere col mio shopping natalizio, perché il mio obiettivo è fare l’altra persona contenta, fare un regalo gradito, un regalo davvero desiderato. E’ ovvio che per fare questo mi possa capitare di comprare cose che io per me stessa non comprerei mai, che a me non servano o non sollevino un mio particolare attenzione. Ma anche se io non uso un phon da viaggio e mia sorella sogna di averne uno nuovo di zecca, cercherò per lei il migliore, perché so che questo è uno dei suoi desideri per Natale.

A tutti noi è capitato almeno una volta nella vita di ricevere qualcosa che non abbiamo gradito o che non corrispondeva ai nostri desideri, e non è una questione di prezzo. E’ una semplice questione di attenzione all’altro.

Ciò che si prova ad aprire un pacchetto a Natale e quella incredibile emozione mentre realizziamo di aver ricevuto ciò che tanto abbiamo sperato, non ha prezzo. Non vi pare?

Conosco invece persone con cui da anni la questione di chi debba scegliere il regalo è un caso aperto: la loro tesi infatti si basa sul fatto che chi compra il regalo ha diritto di scelta e decisione su cosa acquistare perché il momento dell’acquisto è per loro un momento di appagamento e soddisfazione, indipendentemente da quale sarà la reazione di chi riceverà il regalo. Insomma, il regalo deve piacere a chi lo fa.

Devo dire che personalmente faccio un po’ fatica ad allinearmi con questa tesi, perché mi sta a cuore che la persona che riceverà il mio regalo sia contenta e se lo sarà, lo sarò anche io per aver esaudito un suo desiderio.

Il regalo giusto non si improvvisa: bisogna darsi da fare, raccogliere informazioni – o indizi natalizi, come li chiamo io – sui gusti dell’altro, sulle sue necessità o possibili desiderata. Per questo per trovare il regalo giusto e fare acquisti di buon senso (sotto ogni punto di vista), per i componenti della mia famiglia ho adottato ormai da un po’ la strategia della lista dei desideri: a ognuno chiedo una piccola lista di almeno 5 cose che vorrebbero come regalo di Natale e poi mi adopero per portare a termine la missione. Mia madre non sa cosa riceverà per questo Natale, ma sa che avrò tenuto conto delle sue indicazioni. In questo modo, oltre a garantirle comunque un momento di emozione quando scarterà il suo pacchetto e a farla contenta, per me sarà possibile organizzarmi e gestire meglio tutto lo shopping natalizio anche dal punto di vista economico.

E per quelli che non hanno espresso desideri e che preferiscono la sorpresa a tutti gli effetti, ecco, in questo caso serve il massimo impegno, buon senso e tanta fantasia: io punto sempre su qualcosa di utile o qualcosa che porti con sé un valore speciale, un messaggio di solidarietà, come un libro che sostenga una causa benefica come “Every child is my child” (edito da Salani), per esempio. Perché magari facendo contento qualcuno il giorno di Natale, si può contribuire alla felicità di molti altri.

Quanto alle mie amiche, beh, per loro vale lo stesso principio di attenzione verso l’altro ma non c’è bisogno di nessuna lista, perché tra amiche vere ci si riconosce anche in un battito di ciglia.

Buono shopping natalizio a tutti.

Daniela

BEAUTY: LA MIA PRIMA VOLTA CON LUSH

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Conoscevo già il brand Lush e ho uno store a due passi da casa, ma non ci ero mai entrata quindi questa esperienza è stata a tutti gli effetti una vera prima volta.

Tutto è inziato per caso quando un giorno una collega mi ha suggerito di provare alcuni prodotti, così ho accettato la sfida e mi sono organizzata: il giorno seguente mi sono presentata allo store Lush all’interno del Centro Commerciale Oriocenter dove una commessa molto gentile mi ha accolta con un sorriso di benvenuto. Mi sono detta: l’approccio al cliente è tutto, ottimo inizio.

All’interno dello store sono stata circondata da un’esplosione di prodotti dai colori molto vivaci, ordinatamente posizionati su scaffali di legno molto minimal e da un’aria profumata particolarmente dolce. I prodotti Lush sono dedicati alla cura dell’igiene personale: saponi, bagnoschiuma, shampo, balsamo, maschere per capelli, creme idratanti, maschere viso, prodotti per la barba e persino una piccola selezione dedicata al make-up.

Si tratta di prodotti realizzati a mano con ingredienti provenienti da frutta e verdura, totalmente privi di profumo, parabeni e siliconi. Tutto il packaging è fatto di plastica o carta riciclata al 100% ma soprattutto non sono testati sugli animali, un aspetto a cui l’azienda tiene in modo particolare, tanto da averne fatto uno dei valori più importanti del brand.

Nell’abbondante offerta di prodotti, ho chiaramente dovuto fare una scelta e ho acquistato 4 cose diverse:

  • un balsamo corpo
  • una maschera per capelli
  • una maschera viso
  • uno scrub per le labbra

Con il mio sacchetto in carta riciclata pieno di prodotti nuovi di pacca sono tornata a casa piena di curiosità e pronta a testare.

Il primo prodotto provato è stato Labbracadabra, uno scrub per le labbra contenente cristalli di zucchero e olio di jojoba biologico. Il prodotto è contenuto in un piccolo vasetto rosa fluo che si può tranquillamente portare in borsa o nel beauty case. Si applica sulle labbra con le dita e ha il magico potere di rimuovere tutte le pellicine o eventuali screpolature. L’olio di jojoba ha un’azione lenitiva e idratante. Il prodotto ha un sapore molto dolce e goloso: è perfetto come base prima di un rossetto mat o a lunga tenuta e soprattutto durante la stagione fredda.

Successivamente ho provato la maschera viso Cleopatra a base di erba di grano, papaya e ginseng. Sono sincera: sono stata attratta subito dal nome piuttosto singolare. Come tutte le maschere viso in generale, si applica sulla pelle del viso struccata e pulita e si lascia in posa per soli 10 minuti. Il prodotto ha un colore verdastro e agisce con un’azione anti-età sulla pelle del viso e del collo. Suggerisco di applicarla con un pennello piatto perché il prodotto ha una consistenza piuttosto corposa, preferibilmente la sera prima di andare a dormire.

Risultato: pelle ultra morbida e liscia.

E’ poi stato il turno di Snow Fairy, un balsamo per la pelle. Il prodotto è di colore rosa e contiene ingredienti come avocado, mango e cacao biologico. Si applica dopo la doccia sulla pelle bagnata e poi si risciacqua. Anche per l’uso di questo prodotto ho preferito è la sera: alla fine di una delle mie giornate frenetiche la mia pelle è stata avvolta da una vera e propria coccola e – non so se sia stato l’effetto del prodotto o meno – mi sono sentita così bene che me ne sono andata a nanna in perfetto relax.

La mia esperienza nel mondo dei prodotti Lush si è conclusa con la crema idratante per capelli Crine Tempestose. Il prodotto è di colore giallo e contiene ingredienti con il latte di avena e burri tropicali e l’ho scelto perché particolarmente indicato per i capelli ricci. Questa crema si può applicare sia sul capello bagnato sia sul capello asciutto e ha un’azione nutriente e di definizione del riccio. Non necessita risciacquo e il capello resta idratato e profumato.

Ovviamente tutti questi prodotti hanno ingredienti freschi privi di conservanti pertanto – fatta eccezione per lo scrub delle labbra che altrimenti diventerebbe solido – vanno riposti e conservati in frigorifero.

Questa esperienza mi ha divertita moltissimo e oltre a essere venuta in contatto con la realtà di un brand che non conoscevo direttamente, ho apprezzato notevolmente la qualità dei prodotti di un’azienda che si impegna in modo così concreto sul fronte ambientale e sulla scelta di non testare i propri prodotti sugli animali: scelte coraggiose nel mondo della cosmesi.

E poi è già tempo di pensare ai regali di Natale, no?

Daniela

 

HALLOWEEN: ASPETTANDO IL GRANDE COCOMERO

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Questa ricorrenza di Halloween ha ormai preso piede anche in Italia, dove la tradizione in realtà è sempre stata legata al festeggiamento del solo il 1° novembre in quanto giorno di Ognissanti.

Maschere, zucche, mostri, film dell’orrore e scherzetti sono arrivati da altrove e solo negli ultimi anni, per questo mi sono chiesta quanti di noi ne conoscano la vera origine.

Halloween viene da Samhain ovvero l’antico capodanno celtico, la cui ricorrenza cadeva proprio tra il 31 ottobre il 1° novembre, per festeggiare la fine della stagione estiva, che un tempo veniva considerata come l’anno vecchio, e dare il benvenuto all’inverno, che era visto come l’anno nuovo perché durante i mesi freddi si metteva da parte il raccolto, ci si metteva al riparo dal freddo, prima di affrontare la stagione successiva in cui tutto sarebbe rinato, in cui tutto si sarebbe rinnovato.

Una visione ciclica della vita, basata sulla vita semplice legata alla terra e alla natura.

Durante il periodo invernale le persone si chiudevano in casa lasciando fuori le intemperie e si raccoglievano vicino al fuoco raccontandosi storie e antiche leggende.

Questo momento dell’anno trovava il suo culmine nella notte che oggi chiamiamo Halloween: il tempo si fermava, come una sorta di pausa tra l’anno vecchio e l’anno nuovo in cui la soglia tra il mondo dei vivi e quello dei morti si faceva impercettibile dando la possibilità ai due mondi di incontrarsi. Così i morti tornavano dal mondo oscuro e i vivi accendevano falò e illuminavano gli usci con braci ardenti dentro zucche intagliate, si travestivano con strane maschere e qua e là venivano lasciato cibo fuori dalle case come segno di benvenuto, come dono nei confronti di coloro che tornavano nel mondo terreno.

Una storia apparentemente macabra e che io trovo, invece, di riconciliazione, una storia che racconta un bisogno di armonia e di speranza: i morti tornano dal buio e dall’oblìo verso la vita, verso i loro cari che li accolgono illuminando loro il cammino e riponendo in loro sogni e speranze.

C’è un senso magico in tutto questo, qualcosa che oggi non ci arriva perché soffocato da quell’atteggiamento che si ha quando non si conosce qualcosa.

E poi c’è Linus, il piccolo protagonista dei Peanuts che ogni Halloween si prepara ad appostarsi nel campo di zucche in attesa del Grande Cocomero, l’essere che verrà a risolvere i grandi quesiti del mondo. Ogni anno prepara inviti e organizza una vera e propria propaganda per convincere i suoi piccoli amici che il Grande Cocomero esiste e prima o poi verrà. Un piccolo influencer.

Ecco, di Halloween mi piace questo: quel senso di deciso ottimismo che ti fa sfidare lo scetticismo di chi ti sta intorno per dimostrare che ciò in cui credi esiste ed è fonte di grande motivazione per te e per la tua vita. Perciò domani starò con la mia famiglia e andrò a trovare la nonna al cimitero per festeggiare Ognissanti, ma stasera preparo la mia zucca, tengo lo sguardo alto e aspetto anche io il Grande Cocomero.

Daniela

 

GUARDANDO IL MONDO CON GRAZIA

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Mia madre comprava regolarmente Grazia quando io ero una bambina e sosteneva che fosse l’unica rivista femminile che valesse la pena leggere. Ricordo come sfogliava il settimanale tutta contenta, pagina dopo pagina, io curiosavo seduta accanto a lei e sono quasi certa che coltivassi già allora una piccola passione per le scarpe.

Oggi sono una delle tantissime affezionate lettrici, mi sono tenuta le buone abitudini di mia madre e sfoglio le pagine di moda di questo settimanale che per me fa la differenza, ma non solo per le scarpe. Ho imparato a leggere con grande interesse certi reportage, certi articoli dedicati ad argomenti di grandissima attualità, certi approfondimenti di tematiche spesso delicate per le quali è fondamentale saper trovare il taglio adeguato, la risonanza opportuna e soprattutto il giusto tono di voce. Della rivista condivido l’approccio, un certo rispettoso modo di fare notizia, anzi, giornalismo. Giornalismo serio, vero.

E la voce, soprattutto quella che viene data al mondo femminile.

Quando ho aperto il mio blog avevo già alcuni punti di riferimento, avevo perfettamente chiaro in testa quali fossero le riviste o i giornali in cui avrei ritrovato un allineamento col mio gusto e con le mie idee, non solo in fatto di moda e make-up.

Grazia era ovviamente in cima alla lista, proprio per questo, per il suo sguardo sul mondo. Uno sguardo diverso.

In più occasioni, soprattutto per certi articoli riguardanti il ruolo delle donne nel mondo del lavoro e della politica, per cui cercavo punti di vista differenti, qualcosa che andasse oltre il senso comune o l’ovvietà, ho trovato nella rivista uno sguardo che mi mancava, molto più attento e più autentico, in qualche caso più coraggioso.

Credo che oggi questa elegante e preparata rivista italiana, sia un ottimo esempio di come si possa fare giornalismo dando voce anche a ciò che appare scomodo da raccontare o che a volte non si ha voglia di ascoltare. Perché certe posizioni sono difficili da prendere, certi luoghi comuni e certi pregiudizi sono difficili da smantellare, certe scelte sono delicate da gestire e non tutti lo sanno fare, soprattutto quando alcuni continuano a considerarti solo pagine di vestiti e scarpe che passeranno di moda prima che inizi la prossima stagione. Saperlo fare aggiungendo elegante professionalità e passione per il proprio lavoro è sicuramente un plus. E tutto questo è confermato anche dalle numerose lettere ricevute dalla redazione e pubblicate nelle prime pagine: mail di lettrici che apprezzano, criticano, commentano e dicono come la pensano. Sicuramente non c’è spazio fisico per tutte, ma per ognuna di quelle pubblicate c’è sempre una risposta.

Io la chiamo “attenzione all’ascolto” e mi piace molto.

Mi piace l’idea che esista un giornale che non si limiti ad essere solo una rivista femminile, ma che ha il coraggio di fare un lavoro che va oltre, di prendere posizione, di prendere le difese o le distanze a seconda dell’argomento – come è successo con la campagna di Hillary Clinton, con i numerosi casi di femminicidio e più recentemente con le reazioni sulla vicenda di Asia Argento, un’altra delle numerose attrici vittime del produttore hollywoodiano Harvey Weinstein  – perché anche una rivista può aprire un dibattito che poi diventa dialogo, può proporre un nuovo punto di vista che poi diventa uno sguardo più attento sul mondo, specialmente il nostro, quello che viviamo oggi.

Come molti di voi sanno, di Grazia non mi perdo nemmeno un numero – o almeno faccio del mio meglio – e attendo sempre il giovedì mattina con l’emozione saltellante di una ragazzina perché non vedo l’ora di avere la mia copia. Sono piacevolmente orgogliosa di postare ogni volta la foto su Instagram e mi sono sentita davvero onorata quando la redazione, per ben 4 volte – e in modo del tutto inaspettato per me – ha pubblicato le mie foto di momenti condivisi col la rivista nel mio quotidiano.

Anche per questo ho deciso di scrivere questo post, perchè condividere una visione autentica sul mondo che vivo non poteva più essere rimandata.

Daniela

 

 

 

 

MILANO FASHION WEEK: ORGOGLIO E PASSIONE

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Anche questa Settimana della Moda milanese è finita.

E’ stata una settimana davvero incredibile. Sono moltissimi gli eventi che si sono susseguiti, non sono mancate le sorprese e i momenti di grande emozione. Raccontare una settimana così non è mai cosa semplice, perché vorresti ricordarti ogni cosa, citare ogni protagonista, dare spazio a ogni dettaglio.

Per questa edizione, ho volutamente scelto di dare priorità a certi stilisti: ho preso il programma e mi sono segnata ciò che mi interessava di più, perché tutto non si può fare e volevo godermi certi momenti che ritenevo fondamentali.

Gucci ha aperto il sipario il primo giorno con un nuovo incredibile show di Alessandro Michele: geniale e visionario, il direttore creativo di Gucci ha accolto il suo pubblico in un’atmosfera storica, tra gigantesche statue e ambientazione da dancing floor. Ogni creazione ha sfilato carica di energia: il marchio della maison sempre in primo piano, acconciature folte in pieno mood fine Anni Settanta, collane che dettano stile, grandi e vistose, bellissime. Ancora una volta tanta ricerca nel passato per creare un nuovo futuro, Alessandro Michele è senza dubbio un talento rarissimo e irrefrenabile.

La maison romana Fendi è andata in scena il secondo giorno tra straordinarie atmosfere tropicale e futuristiche. Karl Lagerfeld ha creato una collezione piena di colori caldi, di stampe geometriche e scollature vogliose. E’ stupefacente l’incessante creatività di un direttore creativo come Lagerfeld che è lui stesso un’icona. Maledettamente top!

Nello stesso giorno è stato il turno di Prada. Ancora una volta Miuccia Prada strabilia con la sua fervida immaginazione e la scelta di mixare le cose più diverse. Il suo messaggio militaresco è tra le stampe a fumetti, i maxi cappotti a doppio petto e le giacche private della maniche. Borchie, bottoni preziosi e dettagli animalier hanno accompagnato l’invito a essere indipendenti, a pensare con la propria testa. E ciò che ogni volta lascia a bocca aperta è l’incredibile e indissolubile legame che c’è tra Miuccia e l’arte.

Giorgio Armani è stato capace di rompere nuovi schemi: acconciature cortissime e make-up futurista hanno fatto da cornice a temi floreali dai colori vivacissimi, stampe asimmetriche e tessuti fluttuanti anche sulle gonne corte. Tra il suo pubblico c’erano Cate Blanchett e la regina Charlene. Armani resta indiscutibilmente Re Giorgio.

Il terzo giorno è stato il turno di Donatella Versace la cui sfilata è andata in scena in memoria dell’indimenticabile fratello Gianni, della cui scomparsa ricorrono i 20 anni proprio quest’anno. Il pubblico presente è stato trasportato agli anni d’oro di Gianni, allo sfarzo delle sue creazioni: i tessuti riportavano stampe provenienti dagli archivi della maison per celebrare la vita e il suo genio creativo. E la sorpresa finale è stato l’olimpo con le 5 top model amate da Gianni Versace: in abiti dorati ecco Carla Bruni, Helena Christensen, Cindy Crawford, Claudia Schiffer e Naomi Campbell. Applausi e tanta emozione per queste muse indimenticabili e ancora bellissime.

Ma le sfilate che personalmente mi hanno colpita di più sono state quelle di Elisabetta Franchi e Dolce & Gabbana.

Elisabetta Franchi ha scelto una passerella in legno e scenografia country per la sua donna che ritorna alla tradizione andando indietro nel tempo fino all’Ottocento, ritrovando accessori femminili importanti come cappelli e guanti. Seguo la stilista da anni, di Elisabetta mi piace – oltre al suo stile ineguagliabile – la determinazione e la coerenza, anche quella di aver scelto di sfilare fuori calendario a causa di divergenze in merito al posizionamento e all’orario. La bellezza della sua sfilata me la sono goduta in diretta su Instagram.

E infine Dolce & Gabbana, in festa doppia e doppio show. Prima una sfilata segreta sabato sera dedicato a collezione di abiti da sera con un cast tutto millennials e social influencer e poi la sfilata ufficiale nella giornata di domenica dove in passerella hanno sfilato modelle vestite di pizzo, verdura, animali e carte da gioco. La donna di Dolce & Gabbana è una Regina di Cuori circondata di gioia e passione. Ovviamente non sono mancati i riferimenti alla Sicilia, sempre nel cuore.

Ma che altro è successo in questa incredibile settimana?

E’ stata anche la prima volta del Green Carpet Fashion Awards Italia, evento organizzato dalla Camera della Moda in collaborazione con Livia Firth – moglie dell’attore Colin Firth – dedicato alla sostenibilità ambientale e sociale. Molti gli ospiti internazionali intervenuti e il tappeto su cui farsi immortalare stavolta era di colore verde. L’evento si è svolto presso il Teatro alla Scala e tra gli stilisti sono stati 4 gli italiani premiati per il loro impegno sostenibile: Giorgio Armani, Miuccia Prada, Pierpaolo Piccioli e Alessandro Michele. Ma la più bella sul Green Carpet è stata Gisele Budchen in un meraviglioso abito lungo di Stella McCartney.

Questa Milano Fashion Week è stata davvero innovativa e ricchissima, ha dato più spazio al talento e ai giovani, ma soprattutto ha mostrato quanto è grande la passione per il proprio lavoro: un’eccellenza tutta italiana di cui essere sfacciatamente orgogliosi.

Prossima fermata: Parigi.

 

(Photo da www.vogue.it e www.nowfashion.com)

 

 

WEEKEND: BREVE STORIA DI UNA DOMENICA DI PIOGGIA

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Sono letteralmente fuggita dalla città ogni weekend da maggio a settembre. Il caldo in aumento, tutto quel sole senza manco una nuvola e l’estate che avanzava prepotente mi faceva voglia di buttare due cose in una borsa, saltare in macchina e via, anche solo per poche ore, andare.

Partire.

Sarà questa estate piena di sole che è sembrata più lunga del previsto, sarà che l’inverno non è decisamente la mia stagione e mi piace solo la neve, sarà che spero sempre che sia una giornata di sole – pur sapendo che di questa pioggia adesso abbiamo davvero bisogno – e sarà che sono io, che ferma, chiusa in casa, faccio sempre un po’ fatica. Perché mi sembra di sprecare tempo, di buttare via la mia giornata, mentre fuori il mondo va e chissà cosa mi sto perdendo.

Così, anche stamattina sveglia presto e attiva ancora prima, una volta preso atto che tutto quello che avevo in mente di fare questo weekend non sarebbe stato realizzabile – incluse alcuni scatti outdoor – mi sono soffermata a riflettere su questa mia incapacità di stare ferma, chiusa in casa, a guardare le goccioline sulla finestra che riescono a stare aggrappate al vetro anche dopo che la pioggia ha smesso e mi sono detta: se ce la fanno loro a stare ferme senza scivolare, posso farcela anche io. Perché in fondo queste ore chiuse a casa sono sempre ore del mio tempo, tempo della mia vita e non è vero che sono sprecate. Non è vero che sono buttate, anzi, sono sempre fatte di minuti preziosi. Questo tempo che ho per me, potrebbe mancarmi un giorno.

Così mi sono preparata la colazione, ho preparato qualche scatto per la settimana, ho sistemato un po’ di scarpe rimaste in giro durante la settimana e con la mia bella tazza di thè verde sul tavolo, mi sono messa a scrivere in attesa del pranzo. E per il pomeriggio mi aspetta un bel film sul divano, mi guardo un po’ di sfilate online e se smette potrebbe scapparci una bella merenda in una caffetteria vicino casa.

Mi guardo le foto della mia estate, so già di sentirne la mancanza. Certi colori, certi profumi, certe risate si sentono anche dentro una foto.  Poi guardo la mia pelle che lentamente perderà tutto il colore del sole anche con la migliore delle creme. Ma ci saranno altri colori, altri profumi e io intendo affrontare questo inverno con più entusiasmo.

Mentre scrivo, alcuni amici sono partiti per un viaggio, a New York va in scena la Settimana della Moda che spero prima o poi di vedere dal vivo e ha smesso di piovere.  Mi viene in mente la tipica scena quando il lunedì mattina in ufficio i colleghi chiedono: “Cosa hai fatto nel weekend?”. Come se ci fosse sempre qualcosa di  supereccezionale da dire, manco fosse una gara a chi ha fatto la cosa più interessante se non la più fighissima. Magari uno è arrivato al venerdì semplicemente stanco e non vedeva l’ora di dormire di più, per recuperare energie e sonno. Magari è andato a fare la spesa perché il frigo era vuoto e aveva voglia di un contatto con il mondo esterno anziché ordinare tutto online. Magari vuoi soltanto stare con la tua famiglia a chiacchierare perché in settimana non ti vedono mai. Magari, uno aveva fatto programmi e ha dovuto rinunciare per via della pioggia e ripiegare su una giornata in casa con libro e film.

Oppure, come la sottoscritta, sono settimane che sei via tutti i weekend e la tua casa ti reclama, come dire: “Senti, ma vuoi fermarti un attimo e stare anche un po’ qui?”.

Buona domenica a tutti.

Daniela

 

 

 

 

 

VACANZE FINITE: COME AFFRONTARE IL RIENTRO IN UFFICIO

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E così anche queste vacanze sono giunte al termine un po’ per tutti. Qualcuno è già tornato al lavoro, qualcuno sta per affrontare il famigerato lunedì del rientro.

Per più anni di fila, seguendo il consiglio di un collega più anziano – e più saggio! – ho volutamente scelto di non rientrare al lavoro di lunedì. Il mio collega sostiene che rientrando in ufficio di martedì o mercoledì, l’impatto sia meno traumatico perché tornare al lavoro a settimana iniziata, oltre a consentire di riprendere il ritmo poco alla volta, aiuta la produttività e favorisce un approccio maggiormente positivo.

Devo dire che questa scelta di seguire questa teoria, si è rivelata molto utile e perfettamente funzionante per me fino all’anno scorso. Quest’anno invece il mio rientro in ufficio cadrà proprio di lunedì.

Ma come ci si prepara al rientro in ufficio dopo le vacanze?

Lunedì a parte, io ho ormai il mio metodo.

1- Bella fresca

Innanzitutto cerco di arrivare al mio lunedì bella riposata: quindi gli ultimi due giorni tendo ad andare a letto prima, a non strafare col cibo e col vino, a non fare le ore piccole nel weekend che precede il mio rientro. Ci tengo a tornare al lavoro con un aspetto riposato e luminoso, che sappia di vacanza, per cui la sera prima faccio sempre anche una maschera al viso e prima di andare a letto una bella tisana.

2 – Connessione

Lavorando nell’ufficio di un’azienda che non chiude mai ho la possibilità di connettermi e tenere sott’occhio la posta ed eventuali urgenze che ovviamente si sono ridotte allo zero nel mese di agosto. Qualche giorno prima di rientrare in ufficio comincio a leggere le mails per capire cosa mi aspetta, cosa è successo e per allinearmi con chi è rientrato prima di me. Cerco sempre di non arrivare al giorno di rientro con posta arretrata eccessiva che mi porterebbe via tempo prezioso e mi farebbe ripartire già, per certi versi, in affanno.

3 – Nuove regole

Come a gennaio, anche settembre è un po’ il mese degli obiettivi. Per me è il mese in cui faccio più che altro il punto dell’anno: torno agli obiettivi che mi sono posta a gennaio – soprattutto quelli personali – cercando di capire a che punto sono (vedi post https://www.theflared.it/2017-ecco-i-buoni-propositi/ ) e solitamente, stabilisco nuove regole per me: questo mi aiuta ad accelerare col raggiungimento di ciò che mi ero prefissata, a rivedere eventuali intoppi e ad aggiustare il tiro se necessario. Ma soprattutto a capire se gli obiettivi che mi ero data 8 mesi fa sono ancora quelli che voglio raggiungere. Nei prossimi 4 mesi intendo concentrarmi al massimo sui miei progetti e sulle nuove opportunità che stanno nascendo.

4 – Outfit e make up

Il mio rientro in ufficio richiede un po’ di attenzione anche per quanto riguarda il mio make up e l’outfit: se necessario anticiperò qualche acquisto ma soprattutto preparerò i miei capi la sera prima dopo aver verificato le previsioni del tempo (mentre scrivo è venerdì e ci sono ancora 30 gradi ma per il weekend è previsto un abbassamento delle temperature e pioggia) e l’agenda del giorno. Quanto al make up, l’accento sarà sulle ciglia quindi poco ombretto ma di massima tenuta e tanto mascara, irrinunciabile per me.

5 – Applicare la nuova “me”

Ho avuto delle vacanze favolose. Per il secondo anno di fila ho spezzato le mie vacanze in due destinazioni differenti: il mare e una città. Chi mi ha seguito per tutto il tempo su Instagram sa quanto ho adorato il Salento e Copenhagen, due luoghi dove non ero mai stata prima.  In mezzo, tra un volo e l’altro, tra un cambio valigia e uno spostamento, ci sono stati gli amici, la mia famiglia, infinite giornate di sole e la partecipazione a ben due matrimoni. Per non farmi mancare proprio niente! In tutto questo ho staccato dal mio lavoro, soprattutto mentalmente, e dalla mia immensa stanchezza accumulata. Mi sono concentrata sul mio tempo, sulle persone che amo, ho letto di più, ho investito sul mio blog e su di me per una nuova me.

E sarà la nuova Me, piena di entusiasmo e vibrazioni positive, di voglia di fare cose nuove e di crescere che affronterà il rientro al lavoro lunedì.

Auguro un buon rientro al lavoro a tutti.

Daniela

 

 

 

 

IL MIO VIAGGIO NEL SALENTO

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Adesso che sono passati giorni dal mio rientro dal Salento e che le mie vacanze sono quasi al termine, ripenso a tutto ciò che ho vissuto e a tutto ciò che di meraviglioso hanno potuto godere i miei occhi. E sono pronta a scrivere.

La vacanza nel Salento è nata un pò per caso e un pò all’ultimo minuto, ma era già un paio di anni che guardavo foto, curiosavo online, leggevo esperienze di alcuni travel blogger e ascoltavo ammaliata i racconti di amici che ci erano già stati. Mi sono chiesta cosa stessi aspettando ancora. Ho prenotato un volo low cost su Brindisi, cercato un hotel che fosse in una località più a sud possibile e preso un’auto a noleggio online. Poi, sono andata a comprarmi la mia Lonely Planet dedicata alla Puglia.

Il fatto è che sono arrivata a queste vacanze molto stanca, e l’idea di andare una decina di giorni al mare mi faceva già sentire su un altro pianeta. Ma dopo tanti viaggi all’estero, sentivo il bisogno di un mare nostrum, un mare italiano. Avevo voglia di questo, sì. Ho scelto un hotel a Santa Maria di Leuca, che in latino è detta de finibus terrae, cioè l’ultimo pezzo di terra. E’ sulla punta del tacco dello stivale: qui il mare Adriatico e il mar Ionio si incontrano e si passano il testimone come in una staffetta universale. E io volevo stare proprio qui, così avrei anche potuto più facilmente spostarmi sia sul lato adriatico sia sul lato ionico, perché, fondamentalmente, non volevo perdermi nulla.

Il mio tour nel Salento è cominciato il giorno stesso che sono atterrata a Brindisi e in compagnia abbiamo ritirato l’auto a noleggio: avevo già in mente tutto quello che volevo vedere. Quindi prima tappa Alberobello.

Da bambina a casa su una mensola c’era un piccolo trullo che osservavo sempre con curiosità. Un piccolo souvenir di un viaggio fatto dai miei quando erano soltanto loro due e di me non era ancora prevista nemmeno l’esistenza. Per anni sono stata a osservare quel piccolo souvenir, quella casetta a punta tutta bianca con uno strano tetto. E così Alberobello ha avuto la priorità.

Alberobello si trova nel cuore della Valle d’Itria e i trulli sono una costruzione diffusa un po’ in tutta l’area, tra distese di ulivi e terra rossa. Ci siamo arrivati in una giornata di sole senza manco una nuvola, il cielo blu perfetto come solo Dio poteva fare. E Alberobello era lì con le sue stradine, i suoi viottoli e i suoi trulli. Mi sono addentrata ovunque: volevo vedere, fare foto, scoprire e andare alla ricerca di qualcosa di artigianale, qualcosa di bello e fatto a mano da portare a casa dal mio viaggio, come avevano fatto mia madre e mio padre. Mi sono comprata un centrotavola lavorato a macramé, un tipo di ricamo molto particolare – e molto difficile da realizzare – che rischia di scomparire perché nessuno più lo vuole imparare, e ovviamente un piccolo trullo.

Dopo Alberobello, la destinazione è stata l’hotel a Santa Maria di Leuca, anche perché eravamo in piedi dalle 4.15 del mattino. Ho scelto un hotel un po’ fuori dal paese, volevo qualcosa di simile a una masseria, che fosse nel verde o tra gli ulivi. Il Montirò Hotel è stata una decisione assolutamente perfetta.

Nei giorni successivi, abbiamo dato la precedenza alla costa adriatica, dove ci sono meno spiagge, ma molti più scogli, grotte e calette. E sono state proprio le grotte ad attirare la mia attenzione. Nella zona di Castro abbiamo visitato la Grotta Zinzulusa, dentro la quale ci si addentra a piedi con una guida e pagando un biglietto che dura tutto il giorno. Poi con una barca, abbiamo visitato la Grotta Azzurra e la Grotta Palombara. E il colore del mare, vi assicuro, è difficile da descrivere. Perché ti lascia senza fiato con tutte quelle sfumature di azzurro, verde e blu.

Rientrando verso Santa Maria di Leuca, abbiamo optato per la Litoranea, la strada che costeggia il mare e che attraversa tutte le località. Se non avessimo optato per questa scelta non saremmo arrivati a Tricase Porto, un paesino con un piccolo porto e un paio di ristoranti interessanti.

Sempre sulla costa adriatica sono stata a Torre dell’Orso dove c’è una favolosa spiaggia incastonata tra rocce e alla famosa Grotta della Poesia, una piccola insenatura con acque trasparenti. Tutti volevano fare una foto qui, ma ovviamente, essendo ad agosto, c’era parecchia gente, e quindi non è stato semplice!

Poco distante da qui nella località di Melendugno, è possibile lasciare parcheggiare l’auto e addentrarsi in un sentiero che porta sul costone di roccia che dà sul mare. Da qui si possono ammirare le Due Sorelle, due faraglioni che raccontano una strana leggenda. Si dice che due sorelle abbiano perso la vita in mare e che per questo due faraglioni siano emersi dalle acque in loro ricordo. I due faraglioni sono vicinissimi tra loro, quasi in un tentativo di abbraccio.

E poi è stato il momento della costa ionica. Risalendo da Santa Maria di Leuca, abbiamo passato una giornata in spiaggia a Pescoluse, in quella zona di costa chiamata Maldive del Salento. C’è una gigantesca sdraio a segnalare la località, impossibile non vederla. Qui il mare è completamente diverso. La costa è tutta spiaggia libera per kilometri. A ridosso della spiaggia è tutta terra rossa e selvaggia e poi solo la strada.

Ecco, lasciatela così. Non mettetevi a costruire casermoni, megaresort ed ecomostri. Questa costa infinita e selvaggia merita di essere lasciata così, accessibile a tutti, ma aperta e libera.

Sarà perchè quel giorno il vento soffiava forte e il mare era piuttosto agitato, ma le Maldive del Salento mi sono sembrate davvero un posto incredibilmente esotico. Diciamo pure che c’è stato un momento in cui mi sono detta: ciaone, io resto qua.

Quando mi sono ripresa da tutto il vento, il mare e il sale, abbiamo organizzato una giornata in un’altra meravigliosa località nell’entrotrerra: Ostuni.

Ostuni è arroccata su una collina ed è tutta bianca. Così si è difesa dalle invasioni e dalle pestilenze. E’ bellissima e io me ne sono davvero innamorata. Abbiamo girato a piedi tutto il tempo, mi sono persa nelle stradine, nelle botteghe di ceramiche, di gioielli e abiti fatti a mano. Qui – ma se qualcuno di voi ha seguito tutto il mio viaggio su Instagram lo sa! – ho fatto il mio shopping più interessante e soprattutto mi sono comprata un Pumo!

Rientrando da Ostuni, ci è stato consigliato di fare un salto a Torre Guaceto, di nuovo sulla costa adriatica.  Qui abbiamo lasciato l’auto in un parcheggio lungo la strada e un trenino turistico ci ha portato fino alla spiaggia. Era domenica, tardo pomeriggio, se n’erano andati praticamente tutti. Avete presente com’è una spiaggia senza nessuno?

Gli ultimi giorni abbiamo rallentato: siamo stati più in spiaggia e goderci il mare e il sole e dedicato solo una mezza giornata a Gallipoli, la cittadina più grossa e famosa del Salento sulla costa ionica. Non avendo molto tempo ed essendo con altre persone, ci siamo concentrati sul mercato del pesce – che volevo vedere assolutamente! – , sul centro storico e sulla camminata della Riviera. Ma, quando gli altri si sono distratti, sono riuscita a infilarmi in un negozietto carinissimo di abiti e accessori fatti a mano. E a fare shopping, ovviamente! 🙂

Il giorno della partenza, avendo il volo la sera, l’ho lasciato per Santa Maria di Leuca. Dall’hotel ho camminato a piedi fino al faro e al Santuario, una camminata di qualche km ma fattibile per chiunque. Il faro è della Marina Militare e illumina fino a 40 km di distanza. Accanto, un piazza assolata porta al famoso Santuario. Qui dove la terra finisce, entrambi vegliano, danno luce e speranza a chi ha perso la rotta, a coloro che vivono questa terra e a chi, come me, passa di qui.

Seduta su una poltroncina in aeroporto, attendo l’apertura del mio gate. Nella valigia ci sono i piccoli oggetti che mi sono comprata e di cui sono orgogliosa perché hanno reso possibile questo racconto. Negli occhi ho ancora la luce, il colore del mare, nella mente mille immagini che valgono più di ogni fotografia. Mi sento il cuore pieno di emozione, penso a tutto ciò che ho visto e a ogni incontro speciale fatto.

Il Salento, una terra incredibile: ho adorato la mia vacanza!

Daniela

 

 

 

CHIARA FERRAGNI: A MILANO IL PRIMO SHOWROOM

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E alla fine tutto questo navigare ha trovato un porto.

Il primo showroom di Chiara Ferragni ha finalmente aperto a Milano (via Capelli, zona piazza Gae Aulenti) ieri. Uno spazio di circa 100mq dalle linee semplici ma eleganti, tutto vetro e divanetti, dove Chiara ha deciso di allestire il suo primo negozio vero e proprio ospitando la nuova collezione. La notizia era già online da qualche giorno, molti si chiedevano se avrebbe interrotto la vacanza a Capri per presenziare al proprio evento e così non ho potuto fare a meno di andare a dare un’occhiata.

L’occhio con le lunghe ciglia, logo del brand che porta il nome della più famosa blogger italiana, primeggia sul fascione scuro della vetrina sotto cui  l’insegna “Chiara Ferragni” tirata a lucido è nome, cognome e brand allo stesso tempo.

All’interno ho trovato tutti i più famosi capi di Chiara: le famose t-shirt, le felpe, gli zainetti, le immancabili cover per l’iPhone e molto spazio dedicato alle scarpe, dalla sneaker alla ballerina glitterata. Tutto brilla tra il bianco, l’argento, il rosa e l’azzurro mentre coppie di scarpe si alternano una dietro l’altra, tra colori e modelli differenti, su un nastro scorrevole ricordando il percorso delle modelle durante una sfilata.

Sul pavimento un tappeto mi lancia un’occhiata con lunghe ciglia. E sembra dire: “Ti piace tutto questo?”.

Ho curiosato attentamente ovunque all’interno dello store, lo staff è stato molto gentile e disponibile. E lo ammetto: mi sono trattenuta dal fare qualsiasi acquisto perché il mio obiettivo era vedere dal vivo tutta la collezione e farmi un’idea.

All’esterno, ragazze a caccia di selfie e qualche irriverente curioso dal video facile per dimostrare che il negozio ha aperto ma di Chiara, nemmeno l’ombra (in realtà era stata allo store il giorno prima).

Sono molti quelli che la criticano, parecchi quelli che la insultano – basta leggere certi commenti lasciati sul suo profilo Instagram –  e probabilmente tanti quelli che la invidiano (però la seguono) per la vita che fa e per il suo indiscutibile successo: sempre in viaggio, trucco impeccabile, capelli meravigliosi, hotel da sogno e persino per la sua storia d’amore con Fedez. A tutti questi si aggiungono i milioni di fans che la adorano e che la prendono a modello e che sognano, perché no, un guardaroba come il suo.

Ma Chiara non è più una blogger nè solo un’influencer: è un’imprenditrice a tutti gli effetti e probabilmente un nuovo modello di business. E un suo store a Milano non poteva mancare.

Perché Chiara non si ferma e va avanti per la propria strada. Altro volo, altro viaggio, altra meta, altra foto, con coraggio e ottimismo. Ha costruito un’azienda che cresce con numeri sbalorditivi, è testimonial di famosi brand, il suo account su Instagram ha raggiunto i 10 milioni di followers e da un posto all’altro del mondo, continua a mettere in pista nuovi progetti, nuove idee, a rompere schemi.

Forse per gli haters non c’è tempo.

Con quel suo logo a forma di occhio Chiara Ferragni lancia il messaggio più semplice e immediato di tutti: “guardami”.

E decisamente più che social. E funziona.

Sì, mi piace!

LOVE BAG: LA BORSA CHE DICE CHI SEI

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Noi donne lo sappiamo bene: la borsa è il nostro mondo un piccolo, probabilmente l’accessorio più personale in assoluto.

Pinko – noto marchio italiano fondato da Pietro Negra con la moglie Cristina Rubini negli anni ’90- ha creato una borsa molto speciale: la Love Bag. A metà tra una clutch e una tracolla, la Love Bag è una borsa rigida di dimensioni medio-piccole con una tracolla a catena rigorosamente dorata di una lunghezza che consente di portarla a spalla, come si usava negli anni ’70.

Pinko ha fatto della sua Love Bag un oggetto di tendenza fino a diventare uno dei pezzi preferiti da blogger e influencer. Ma il marchio italiano ha fatto un salto in più dando vita a un progetto di personalizzazione della borsa: oggi è possibile infatti ordinare la Love Bag facendola personalizzare con il proprio nome. A disposizione ci sono 4 combinazioni di colori e un’attesa di 5 settimane per avere la propria Love Bag in edizione limitata.

Il lancio di questo nuovo e meraviglioso progetto è stato celebrato con un cocktail party il 7 giugno a Milano presso lo showroom di Pinko in via Montanapoleone 26 in collaborazione con Grazia. E noi c’eravamo!

In un’atmosfera di musica hip hop e i colori scoppiettanti della nuova collezione, Pinko ha dato un allegro benvenuto a ospiti d’eccezione come le influencer Miranda Makaroff e Candela, assieme a una discreta folla di appassionate fans e fortunate lettrici della famosa rivista diretta da Silvia Grilli.

All’interno dello showroom lo staff di Pinko ha mostrato la nuova Love Bag personalizzata: i colori disponibili, il nome letteralmente cucito sulla borsa, con accurate rifiniture dorate. Insomma, un vero gioiello must-have.

Ma cosa mi è piaciuto di più?

Beh, di questo evento ci è piaciuto il mood: un oggetto personalizzato come una borsa, a cui nessuna donna rinuncia, non è solo una moda, bensì un messaggio forte di affermazione di sè e della propria identità. Nell’era dei social network e di altrettante tensioni socio-culturali, la Love Bag è una borsa carica di grinta e femminilità, perchè la sfida più grande non è apparire, ma avere il coraggio di essere sempre se stessi.

 

 

BEAUTY ROUTINE: NUOVA STAGIONE, NUOVI PRODOTTI

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La primavera finalmente è arrivata e ho pensato subito che fosse il momento di rinnovare i prodotti della mia beauty routine. Per beauty routine intendo essenzialmente 5 prodotti: una crema viso, un detergente viso, uno shampoo, un secondo prodotto per capelli che può essere una maschera o un olio e un profumo.

Da tempo cercavo una nuova crema viso, un prodotto innovativo che mi desse qualcosa in più oltre l’idratazione. Dopo un’accurata ricerca mi sono decisa ad acquistare da Sephora la crema Aquasource Everplump di Biotherm. Si tratta di un gel dalla consistenza densa adatta a tutti i tipi di pelle: è un prodotto levigante e rimpolpante contenente acido ialuronico che, oltre a lasciare la pelle levigata e liscia, attenua fin da subito le piccole rughe. La rapidità di assorbimento è sorprendente, la pelle è liscia e la sensazione di freschezza è davvero meravigliosa. Sono davvero entusiasta della mia scelta!

Se l’idratazione del viso è importante, non da meno deve esserlo quel momento a fine giornata in cui la pelle richiede una pulizia accurata che porta via trucco, inquinamento e – perché no – anche un po’ di stress. Da tempo per la pulizia di viso e décolleté utilizzo l’acqua micellare: trovo che sia più leggera e delicata sulla mia pelle e anche più efficace per il risultati che voglio ottenere. Ma ho ricevuto in regalo il Gel Detergente Purificante di Nature’s: si applica sulla pelle umida, si massaggia per fare penetrare bene il prodotto e poi si risciacqua. Il prodotto è a base di acqua unicellulare di bergamotto e contiene estratti di melograno e acero. Oltre a detergere, questo gel ha un’azione rivitalizzante e riequilibrante. Il marchio Nature’s è uno dei miei preferiti: tutti i prodotti contengono ingredienti naturali e tutti bio, sono 100% Made in Italy e senza parabeni.

E veniamo allo shampoo. Per me i capelli sono uno dei due migliori accessori che possediamo (l’altro è il sorriso, ovviamente) e meritano davvero tutta la nostra attenzione. Per essere belli devono essere prima di tutto sani e forti. Nella mia vita quotidiana, stando molte ore fuori casa e viaggiando spesso in treno, i capelli hanno bisogno di attenzioni e coccole molto speciali. Ho recentemente acquistato lo shampoo Pure Color di L’Oréal Hair Expertise, un prodotto in maxi-tubetto, studiato per capelli secchi e capelli colorati che contiene oli botanici come l’olio di ginepro. L’ho voluto provare perché sentivo i capelli un po’ secchi e poi ho scoperto che sui miei ricci ha un effetto di definizione e li lascia particolarmente lucenti.

Sui prodotti post-shampoo invece sono stata sempre un po’ scettica: ne ho provati parecchi e trovare un prodotto che garantisca davvero tutte le promesse senza appesantire il capello non è semplice, soprattutto se come me, si ha un capello riccio. La mia parrucchiera mi ha proposto di provare l’olio Mythic Oil di L’Oréal Professionnel: si tratta di un prodotto a base di olio di argan e albicocca che si applica sul capello umido (senza risciacquo) e oltre a rendere i capelli morbidissimi, facilita l’asciugatura del capello stesso. E’ un prodotto da salone, ovviamente, e ha un profumo buonissimo.

E concludo con il profumo, oggetto personalissimo e difficile da scegliere (ho già scritto un post a riguardo tempo fa). Ho voluto provare Chanel N°5 L’Eau e sono rimasta letteralmente ammaliata da questo profumo. E’ la versione nuova e più fresca del più classico e intramontabile Chanel N°5. Tra gli agrumi, la rosa, il gelsomino, il cedro e i muschi bianchi, è un profumo dal bouquet vellulato e vibrante al tempo stesso che ricorda molto la versione più classica ma con un’energia e una freschezza pulsanti. Dal primo momento che l’ho provato, ho sentito che sarebbe stato perfetto per me.

Vi auguro una buona settimana!

8 MARZO: NON SOLO OGGI

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Io abito me stessa.

Ogni giorno, non solo oggi.

Vivo del mio respiro, delle mie azioni, delle mie scelte e dei miei sbagli.

Vivo delle mie emozioni, dei miei sentimenti, dei miei pensieri, delle mie idee e del mio sguardo sul mondo attorno a me.

Io abito la mia pelle che si colora d’estate e che si sbianca durante l’inverno,

abito i miei capelli, le mie mani fredde, lo smalto sulle unghie, il mio vestito e il mio tacco alto.

Abito il mio sorriso, soprattutto quando non riesco a trattenerlo.

Abito la mia voce quando canto e quando non pronuncio nemmeno una parola.

Abito il mio carattere e il valore delle mie parole.

Abito la mia adrenalina, la mia esuberanza, il la mia fatica, il mio sonno troppo corto e la mia preghiera in silenzio.

Abito i miei ricordi, i miei sogni, la mia mente, la mia anima.

Abito il mio pensiero e la mia capacità di discernere, il mio diritto come quello di ogni altro essere umano.

Abito il rispetto per il lavoro, il mio e quello degli altri, il diritto di poter decidere se lasciarlo o di farne una carriera.

Abito il mio diritto allo studio e all’espressione, abito la volontà di non adeguarmi a ciò che non funziona, il mio rifiuto di restare a guardare senza alzare un dito per cambiare.

Abito la mia incapacità di resa e la mia voglia del meglio, in tutto, sempre.

Abito la libertà di opinione e il battito del mio cuore che mi ricorda che sono viva.

Abito il mio presente e il mio sguardo sul futuro.

Per le donne che scelgono di dire ciò che pensano, per tutte quelle che non hanno voluto piegarsi e che per questo hanno pagato con la vita.

Per me stessa e per la donna che sono.

Ogni minuto, non solo adesso.

Ogni giorno, non solo oggi.

Buona festa della donna a tutte noi.

 

SAN VALENTINO: LA SFIDA DELL’AMORE

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Questo articolo è dedicato a tutti quelli che credono nell’amore, che pur col cuore ferito non hanno smesso di crederci e di cercare, qualunque amore sarà. 

Mi sono chiesta spesso quanti tipi di amore ci siano, se ne esista uno più grande di tutti, se l’amore esiste per tutti, specialmente quello vero, quello forte abbastanza da vincere su tutto il resto.

Perché l’amore è quella forza lì, che arriva all’improvviso non si sa bene da dove, che ti travolge e avvolge in uno stesso momento, ti sembra di non capire nulla, ti fa sopportare l’impensabile e ti fa fare cose incredibili. 

A tutti è successo di innamorarsi almeno una volta nella vita. Ti innamori di un’altra persona e magari lei non se lo aspetta o non se ne accorge, così vorresti trovare il modo per dirglielo ma magari è a sua volta innamorata di qualcun altro e per un rifiuto nessuno di noi è mai davvero pronto. O magari, sorprendentemente, mentre sei lì che esiti e tergiversi, scopri che anche l’altro prova lo stesso.

E allora ad un tratto tutte le stelle si riallineano e ti tornano tutti i conti, anche quelli che non sai nemmeno di dover fare. 

E mentre guardi l’altro negli occhi ti sembra di colpo di vedere te stesso come non ti eri mai visto prima e ti viene quella frase lì:”Ma dove siamo stati fino adesso?”.

È il copione di una storia che conosciamo tutti e per ognuno è diversa eppure ogni volta sembra come la prima volta: esitazione, paura, dubbi e mille emozioni attorcigliate dentro il cuore, gesti assurdi e spesso anche qualche notte insonne.

Quando sei un ragazzino e ti innamori sei pronto a sguainare la spada in nome dell’amore. 

Quando sei più adulto, le emozioni sono le stesse ma siccome ti sei già ferito più volte, la spada non ti ricordi più nemmeno dove l’hai lasciata e cerchi più riparo: siamo meno disposti e più esigenti, stiamo più in difesa che in attacco.

Da adulti paradossalmente abbiamo più paura di sbagliare, siamo più insicuri e meno disposti a metterci in gioco. Insomma, abbiamo già dato e un’altra batosta, anche no. Perché è vero, ogni sconfitta ci fortifica ma quando si tratta dell’amore, siamo tutti più vulnerabili.

Perché l’amore ci spoglia, ci mette a nudo.

Ognuno di noi ha la propria percezione dell’amore, perché lo ha provato, perché lo ha sognato, perché lo ha perduto o perché finora non l’ha trovato e sta ancora cercando.

Ma l’amore non segue nessuna legge del mondo. Ne ha una tutta sua che a nessuno è dato di comprendere del tutto.

L’amore ti sfida con incontri inaspettati e ti da uno spintone per farti entrare in campo quando non pensavi nemmeno di giocare. 

L’amore se ne frega dei pregiudizi sociali e culturali, sognavi uno sguardo e te ne fa incrociare un altro in cui non pensavi di perderti. Perché quando provi un sentimento per qualcuno, desideri stare sempre con quella persona, tutto il tempo possibile, tutto quello che hai a disposizione, ne senti la mancanza quando non c’è, ti preoccupi che stia bene, che non le accada nulla di brutto o spiacevole, vuoi che sia felice.

L’amore a volte fa tremare le tue certezze quando pensavi di esserti sistemato per la vita. O arriva a scuoterti per dirti che è tempo di fare una scelta che stai rimandando da tanto tempo. E a volte aspetta di vederti seduto con lo sguardo arreso per darti un’altra possibilità, come a dire che è proprio quando ti sei arreso che devi tentare un altro colpo.

Mentre noi abbiamo paura, l’amore non ne ha, soprattutto della distanza e delle tempeste. Perché due persone che si amano imparano a fare un passo a due, come un ballo in cui si deve tenere il ritmo assieme e ci si sorregge a vicenda.

Quindi se inciampi, l’altro ha pronto il braccio per afferrarti.

Credo che l’amore sia di coloro con lo sguardo pieno di disincanto e coi brividi sulla pelle iniettati di coraggio, coloro che sono disposti a ricominciare da zero, non importa se ciò significa iniziare a raccontare tutto daccapo.

Che lavoro fai, quale musica ascolti, preferisci la montagna o il mare, sei mai stato a New York, ti piace il cioccolato, quello che vuoi tu per me è importante.

Cose così. 

Da qualche parte si deve sempre cominciare. Sta a noi scegliere, perché l’amore rende liberi.

La verità forse è che non esistono tanti tipi di amore, ma sicuramente ne esistono molteplici forme di espressione. 

Per questo l’amore esiste per tutti: basta mettersi in gioco e correre il rischio, c’è ancora tempo.

Quindi, innamoriamoci di più, San Valentino o no.

2017: ECCO I BUONI PROPOSITI

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Il 2017 è cominciato e io credo che avere una lista – lunga o breve che sia – di nuovi propositi per il nuovo anno, sia un primo passo positivo per affrontarlo e per scriverlo da zero. Avere dei buoni propositi significa avere intenzione di investire su se stessi, di mettere a fuoco ciò che intendiamo raggiungere, fare, migliorare o imparare.

Non si tratta soltanto di fare un elenco come una lista della spesa, bensì di fare il punto di ciò che intendiamo fare quest’anno, quali saranno le nostre priorità, ciò che veramente avrà più importanza per noi, ciò che conta davvero per la nostra vita.

Significa mettere a fuoco, concentrarsi su alcune cose ritenute importanti se non addirittura fondamentali per la nostra felicità. Ognuno di noi vuole cose diverse, ognuno di noi ha aspettative più o meno ambiziose: chi vuole fare carriera sul lavoro, chi vuole un figlio, che vuole trovare la dieta che funziona una volta per tutte, chi vuole essere più ricco, chi vuole essere più perfetto di quanto non sia già, chi semplicemente vuole di più, quindi buttare giù idee da seguire per il nuovo anno può fare molto la differenza.

Significa avere una traccia da seguire e per ognuno è diversa.

La fantasia corre sempre ma sono poi le azioni concrete quelle che conteranno davvero: il tempo a nostra disposizione ha una scadenza, ad un certo punto ne avremo sempre meno e rimandare ancora e ancora può diventare motivo di inconsapevole frustrazione e infelicità.

Complice forse anche il momento storico che viviamo, tra paure, fatti drammatici e incertezze, ora più che mai ho sentito il bisogno di ottimizzare, di mettere in chiaro alcune cose importanti per me e per la mia vita, per viverla al meglio senza sprecare nemmeno un minuto, per fare qualcosa di buono.

Così durante un recente viaggio in treno ho riflettuto con attenzione e buttato giù la mia lista dei buoni propositi per questo 2017.

Ne ho scelti 5 tra i più importanti:

1. Scriversi di meno e vedersi di più
In più occasioni mi sono ritrovata nella situazione di dover rimandare incontri o visite a persone a cui tengo che vivono lontane da me. E guardando lo schermo del telefono alla fine di un anno di 366 giorni come il 2016, sono state molte le conversazioni avvenute via chat o comunque via messaggio. Perché non c’è mai tempo o non abbastanza, perché si rimanda, si aspetta o si dà la precedenza ad altro. Mi sono resa conto di essermi persa momenti preziosi, quelli che un incontro dal vivo, guardando l’altra persona dritta negli occhi, sentirne la voce non filtrata da nessuna distanza, non conosce paragoni. Quindi in questo 2017 mi impegnerò per scrivere loro di meno e per incontrarle di più.

2. Sorridere sempre
Ogni volta che mi sono persa l’occasione di sorridere di una situazione o di condividere un sorriso con qualcuno, ho avvertito la sensazione di aver perso un po’ del mio benessere. Ogni volta che ho sorriso invece mi sono sentita più forte, meno disposta alla resa, con un approccio più positivo anche di fronte alle situazioni più complicate. E l’essere circondata spesso da persone che hanno scelto di sorridere mi ha dato più coraggio, più slancio e più voglia di fare, oltre a farmi sentire davvero bene con me stessa. Perché è un gesto semplice, a volte persino terapeutico, che fa bene a chi lo da e a chi lo riceve e genera energia positiva.

3. Viaggiare più spesso
Adoro viaggiare e durante l’anno appena concluso mi sono resa conto di quanti posti ancora non ho visto. I viaggi che ho fatto durante il 2016 mi hanno meravigliata e mi hanno fatto riflettere molto: sono stata in luoghi nemmeno troppo lontani, a due passi, che non avevo mai visto. Durante questo anno voglio viaggiare di più, voglio fare il mio bagaglio e partire, levare le ancore, avventurarmi dove non sono ancora stata e imparare cose nuove, scoprire luoghi e sapori, incontrare persone nuove, scorgere nuovi orizzonti, insomma, levare le ancora e andare.

4. Migliorare la qualità del mio tempo
Nell’anno appena concluso è stato pochissimo il tempo che sono riuscita a ritagliarmi per me stessa anche per fare le cose più semplici: tempo per leggere un libro in più, tempo per scrivere di più per il mio blog, tempo per viaggiare di più e stare di più con le persone che amo, tempo per staccare davvero la spina e offrire al mio corpo e alla mia mente un riposo più adeguato, un recupero vero. Così quest’anno ho deciso che mi impegnerò di più per pianificare meglio anche il tempo per me, perché non sia il ritaglio o l’avanzo risicato in fondo alla giornata. Stare bene con se stessi è una scelta.

5. Lavorare al successo di un progetto
Nel 2016 è nato THE FLARE D, questo blog. Ora, nel nuovo anno, ho deciso di fare un passo in più: voglio lavorare sulle mie idee, su ciò che so fare e che mi piace, investire sulla realizzazione di questo mio progetto a cui ho dato vita con le mie forze e risorse per mettermi alla prova e vedere cosa sono in grado di fare. E’ venuto il momento di crescere in modo significativo. Ecco, diciamo che sarebbe già un successo di portata non indifferente.

Questi sono i miei principali buoni propositi per il nuovo anno. Bisogna rimboccarsi le maniche e partire, da fare ce n’è. Ma io sono pronta e siccome non voglio perdere tempo, mi sono già messa in viaggio.

Buon 2017 a tutti voi.

Daniela, Founder & CEO

 



						
		

REGALI DI NATALE: IL PROFUMO

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Natale è vicino e scegliere il regalo giusto può essere una vera sfida.

Uno dei regali più difficili da gestire è il profumo.

Il profumo è innanzitutto uno accessorio di bellezza molto intimo, personale: deve piacere senza nauseare o far venire mal di testa – nè noi nè a chi ci sta vicino – deve andare d’accordo con la nostra pelle sia dal punto di vista epidermico sia dal punto di vista della fragranza o profumazione,  ma soprattutto bisogna ricordare che quello che sta bene a te non è detto che vada bene anche per me.

Il profumo deve essere in perfetta sintonia con la persona che lo indossa.

Come si sceglie un profumo?

Il profumo è un accessorio prezioso, qualcosa che diventa intimamente privato per chi ne fa uso. Il profumo non si presta e va utilizzato in precisi punti del corpo: sotto il lobo delle orecchie o nell’incavo della clavicola, sui polsi e persino sulle caviglie. Ogni profumo contiene essenze diverse che possono renderlo più fruttato, più dolce, più amaro, più fresco, più speziato. La vera prova di un profumo richiederebbe più di quei pochi istanti in cui l’addetta del reparto profumi vi concede un rapido spruzzo su quelle che io chiamo “cartine”. Questo perché il profumo reagisce in modo diverso a seconda del PH della pelle e subisce una sorte di evoluzione già nei 30’successivi.

A me piace dire che “fiorisce”.

La scelta del profumo dipende molto da ciò che cerchiamo, da come ci sentiamo e da cosa quel profumo scatena nella nostra testa.

Perché l’esperienza olfattiva può generare sensazioni emotive, immagini di luoghi o esperienze, persino ricordi.

Una fragranza troppo dolce o troppo speziata magari non fa per noi eppure ci sembra perfetta sulla pelle della nostra amica o della collega.

Il profumo è una pura esperienza personale.

Il miglior consiglio è quello di provare non più di 3 fragranze, perché poi olfatto e testa vanno in confusione e il rischio è che dopo pochi minuti l’unico desiderio che vi assalga è quello di abbandonare il negozio il più rapidamente possibile senza aver acquistato nulla.

Fatevi preparare dei campioncini in fialetta dalla persona addetta al reparto con relativa etichetta che riporti il nome del profumo e tornate a casa senza acquistare. Sperimentate per qualche giorno, almeno tre di fila e utilizzandolo sin dal mattino: solo così avrete la percezione della fragranza, della durata e del piacere che vi trasmette.

Ma basta un profumo per tutto l’anno o esiste un profumo per ogni stagione?

Personalmente sono più per un profumo da usare tutto l’anno: mi piacciono le fragranze di carattere, spesso speziate e non troppo dolci.

La mia esperienza recente è stata tutta nuova: avevo finito il mio amato profumo che usavo da anni e quando sono andata per acquistarlo era esaurito. Così mi sono detta: vuol dire che è ora di cambiare.

Ho provato prodotti diversi: Lady Million by Paco Rabanne, Miss Dior Absolutely Blooming, ultima novità in casa Dior e Sì by Giorgio Armani di cui in profumeria mi era stato regalato un piccolo omaggio da provare. Ma la mia scoperta è stato Black Orchid by Tom Ford, un profumo dolce-amaro, inebriante e con molto carattere.

Si regala un profumo a Natale? Se conoscete molto bene la persona alla quale è destinato il regalo e i suoi gusti, se è una persona molto vicina a voi o se sapete già che è un regalo desiderato, la risposta è ovviamente sì.

Se invece avete deciso di puntare su un profumo perché sapete già che arriverete all’ultimo minuto o per uscire dall’empasse del non-so-cosa-regalare vi consiglio di lasciare stare perché, oltre a buttare i vostri soldi, il rischio che correte – soprattutto se il regalo è per una donna – è altissimo.

Direi che ormai non vi resta che darvi a un profumato shopping!

 

 

 

 

 

 

TENDENZE FALL/WINTER 2016: IL RITORNO DEL CAPPOTTO

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Il capo più cool di questo autunno/inverno è il cappotto.

Un ritorno da vero protagonista di cui sono contentissima perché credo che sia un capo che non deve assolutamente mancare nel guardaroba (di una donna ma anche di un uomo).

Il cappotto è un capo classico, che però abbiamo visto un po’ scomparire negli ultimi anni e soppiantato prepotentemente dal piumino e dal parka, entrambi  più easy e più versatili e di cui si sono viste davvero le versioni più diverse.

Ma la moda, si sa, ritorna e non si stanca mai di rinnovarsi, spprattutto quando si tratta di capi senza tempo.

Sono molti i brand che per questa nuova stagione fredda hanno inserito il cappotto nelle loro collezioni, quindi le proposte sono davvero moltissime.

Il cappotto ha essenzialmente due caratteristiche che devono essere prese in considerazione: la lunghezza e il taglio.

Il cappotto può essere monopetto, ovvero con una sola fila di bottoni per la chiusura e pertanto consentire uno scollo più profondo e più aperto, o doppiopetto, con una doppia fila di bottoni e quindi più accollato e per certi versi  dare la sensazione che indossato sia più stretto.

Per quanto riguarda la lunghezza, ormai ce n’è davvero per tutti. Ma il cappotto merita una prova attenta in negozio perché sia in perfetta proporzione con la nostra figura senza tralasciare ovviamente il fatto che poi gusto e stile personale dettino un po’ la legge sulla nostra scelta.

E infine la qualità del materiale: personalmente penso che un buon cappotto debba essere di lana.

Da bambina avevo un cappotto Loden, del tradizionale colore verde scuro e con i famosi bottoni bombati marroni. Durante gli anni della scuola media mi sono innamorata di un cappotto viola, monopetto, lunghezza 7/8 di taglio dritto. Adoravo portarlo con la tuta da ginnastica un paio di sneakers bianche Nike.

Da adulta, nel corso degli anni ho acquistato un cappotto nero corto fino al ginocchio, doppio petto e con maniche a sbuffo, un cappotto bianco panna, monopetto, classico, lunghezza 3/4 – che si sporca solo a guardarlo – e che dà alla mia stagione fredda un tono decisamente caldo. Sono tutt’oggi parte del mio guardaroba.

Ma il cappotto che preferisco in assoluto è il cappotto lungo, taglio svasato con cintura o martingala e sarà il mio prossimo acquisto.

Il cappotto è un capo unico e molto femminile, può essere indossato con una mise molto elegante o sopra un outfit sportivo.

Per questa nuova stagione ho già buttato l’occhio su alcuni modelli che mi hanno davvero colpito, ho osservato con attenzione e messo insieme le idee secondo ciò che mi è piaciuto di più.

Colore preferito: verde, come quello by Twin Set. Il miglior abbinamento: jeans a zampa, camicia, mocassino con tacco alto e largo o decollétées, guanto lungo di pelle e un copricapo che può essere una coppola o un berretto di lana extra large.

Una sfida per osare: cappotto cammello come quello by Max Mara, gonna plissettata, t-shirt bianca o nera con disegni #rock, bretelle maschili e sneakers All Star.

Il cappotto del momento: quello in doppio petto con le toppe by Zara.

Con un capo così sono moltissime le possibilità di outfit, dal sofisticato allo sportivo, bisogna avere sempre il coraggio di sperimentare.

Vi lascio alla mia gallery e vi auguro buono shopping!

WEEKEND SULLA RIVIERA ROMAGNOLA: CATTOLICA

A fine settembre sono stata un weekend al mare per godermi l’ultimo sole prima di affrontare l’inverno.

Da anni ogni anno mi concedo, quando mi è possibile, un weekend sulla riviera romagnola e precisamente a Cattolica.

E’ una cittadina piccola ma molto vivace e accogliente, capace di offrire moltissimo: è un posto dove mi rilasso, dove mi sento perfettamente a mio agio, come se fossi a casa, anche se non è la mia terra.

L’aria, le persone, l’atmosfera, la musica un pò ovunque, il cibo e il vino: tutto sa di qualcosa di cui sento il bisogno sempre, che mi fa sentire bene e che mi conquista totalmente.

Dopo essere stata in vacanza in altre località della riviera – Cervia, Cesenatico, Milano Marittima, Rimini e Riccione – mi sono accorta che è Cattolica il posto che in assoluto preferisco, senza nulla togliere a tutte le altre.

Ho imparato a viverla più in profondità e ogni volta ne conosco un pezzetto nuovo che prima mi mancava. Me ne sono innamorata, sì.

Nel corso degli anni, ho trovato i miei posti preferiti dove mi piace andare a mangiare il pesce, come il ristorante Gambero Rozzo e le strutture alberghiere dove mi piace tornare, l’Hotel San Marco e l’Hotel Europa Monetti, a due passi l’uno dall’altro ed entrambi a ridosso del Piazzale 1° Maggio, luogo di eventi all’aperto e spettacoli adiacente a un giardino con bellissime fontane.

A cavallo del ponte del 1° maggio ogni anno si svolge la meravigliosa Festa dei Fiori: tutto il piazzale e le vie immediatamente limitrofi si riempiono di bancarelle in fiore di ogni tipo e colore. Oltre a essere un vero spettacolo per gli occhi, è una vera e propria festa all’aria aperta che festeggia la bella stagione e allo stesso tempo annuncia che l’estate non è più così lontana.

E nelle giornate in cui ho trovato brutto tempo non ho potuto fare a meno di andare a visitare l’Acquario, dentro il Parco Le Navi: l’Acquario è inserito in un complesso di edifici costruiti negli anni ’30, recuperati e ristrutturati, la cui forma ricorda appunto quella  di una nave. L’Acquario di Cattolica è davvero immenso e ospita moltissime specie animali dallo squalo ai pinguini. Per me, che sono un’appassionata del mare, è un posto in cui mi meraviglio sempre.

Sono stata a Cattolica anche in inverno, per festeggiare il Capodanno: il mare ha suo fascino anche durante la stagione fredda.

Ogni volta il viaggio richiede circa tre ore, il paesaggio della pianura che scorre lungo l’A1, la speranza di superare lo snodo di Bologna senza incappare nella coda perchè non vedo l’ora di arrivare, per poi finalmente scorgere il casello e l’uscita: ancora qualche chilometro e ci siamo. Nel momento in cui parcheggio la macchina, so che resterà lì per tutto la durata del weekend perché non ne avrò bisogno e intanto con la testa sto già immaginando la grigliata di pesce mentre sento un profumino di piadina calda appena fatta.

E poi c’è il mare.

Ora, per una persona come me che ha una passione per il mare ma vive in un posto dove il mare non c’è, il mare è un desiderio costantemente sveglio, qualcosa che pulsa dentro tutto il tempo, un richiamo continuo senza pause.

Nei mesi di alta stagione, come tutte le località della riviera romagnola, la spiaggia della riviera è attrezzata con ombrelloni e lettini colorati posti ordinatamente in fila. E per nulla ammassati fra loro, come erroneamente si pensa. C’è spazio e rispetto davvero per tutti: giovani, famiglie, coppie e bambini.

Ma a maggio e a settembre, quando ancora i bagni non sono tutti aperti, la spiaggia offre uno spazio infinito per correre, passeggiare con il cane, sedersi nella sabbia a chiacchierare o semplicemente stare lì a guardare il mare.

Che è di un colore azzurro-verde e l’acqua è trasparente.

Molte volte mi sono sentita dire: “Ma perché vai sull’Adriatico? E’ molto meglio il mare della Liguria o quello della Toscana”.

E tutte le volte, prima di rispondere sorrido pensando sempre la stessa cosa: a me piace la spiaggia grande, quella che il mare lo devi raggiungere. Mi piace questa cittadina, la sua gente, l’atmosfera, fatta di piccoli scorci e soprattutto di quell’innata e innegabile propensione all’ospitalità che ogni anno si rinnova per offrire all’ospite qualcosa di più per farlo tornare, quella sensazione familiare che mi fa sentire a casa, che mi accoglie e mi diverte, che mi fa rallentare il ritmo e dove, appena posso, mi rifugio. Felice.

 

MILANO FASHION WEEK: E’ NOSTRA LA CAPITALE DELLA MODA

La Fashion Week più bella di tutte è quella di Milano, perché è questa la capitale della moda.

E quella appena conclusa è stata davvero speciale, visionaria e innovativa.

La città è stata un vero e proprio teatro, non solo in passerella ma anche per strada, tra eventi e divertenti sorprese.

Fare un riassunto di tutto quello che è successo e citare tutti i protagonisti sarebbe quanto mai riduttivo e un post non basterebbe, ma qualocosa da dire c’è.

Milano è stata il palcoscenico della creatività più estrosa, divertente e celebrativa di un #madeintaly che ha un valore unico nel mondo, quel saper creare e giocare con colori, materiali e tessuti diversi, quella passione per il proprio lavoro che conserva accuratezza e attenzione particolari per dettagli, accessori senza mai tralasciare quella sartorialità che è solo nostra.

Gucci ha esordito con una sfilata ambientata in un sogno – o in un inconscio? – fatto di immagini e visioni che hanno preso corpo nelle modelle di Alessandro Michele, pioniere del vintage e genio di uno stile in contrasto e in contraddizione al tempo stesso, che ha mandato in scena una donna Gucci rivisitata ed eclettica, fragile e ombrosa, dark e divertente, mixando tradizione e futuro.

Prada invece ha messo in scena una donna bon ton che non rinuncia al comfort e a una sessualità volutamente celata, quasi preservata: gonne plissettate e calzature a pantofola, senza rinunciare a un pizzico di glamour nei dettagli delle piume, come ad affermare la femminilità come la più essenziale delle creazioni.

Marni invece ha scardinato i volumi: spalle enormi, maniche extra long, volumi giganti e morbidi su modelle sottili e fluttuanti in uno spazio labirintico di vetro, quasi in bilico con borse come tasche sui fianchi come a ricordare che ognuno di noi è responsabile del proprio bagaglio e che a seconda di ciò che ci portiamo addosso o dentro, il nostro passo può cambiare.

Questa è stata una delle sfilate che ho apprezzato di più.

La sfilata di Moschino diretta da Jeremy Scott è stata probabilmente la sfilata più dirompente ed emotivamente intensa: in un’atmosfera psico-giocosa, hanno sfilato modelle come bambole di carta, definite appunto paper dolls quasi a dare un senso di bidimensionalità con quelle liguette-etichette che ricordano le bambole di carta con cui giocavo anche io da bambina. Tanto colore, energia drammatica ma potente.

E infine Dolce & Gabbana che ha mandato in passerella modelle uscite dalle favole: tra abiti da principessa e giacche in stile militare, il desiderio è stato il motore di uno spettacolo magico e travolgente, tra velluto e ricche applicazioni sugli abiti, fiori e dettagli curatissimi e vivacemente ostentati, tutto inserito in una jungla celebrativa di tutta l’italianità possibile.

Immagini e momenti indelebili: le labbra glitterate di Gigi Hadid e la cena organizzata da Dolce & Gabbana in via Montenapoleone.

Alla fine di una settimana così sono seguite – e non ancora placate – le critiche da parte di Vogue America sull’assenza di novità per questa Milano e per quel mondo delle fashion bloggers e influencers che secondo la rivista americana fanno più esibizione (e danno) che professione.

Invece penso che il grande messaggio che arriva da questa Milano Fashion Week sia più innovativo che mai: meno seduzione, più affermazione, è tempo di emergere. La donna di questa Milano Fashion Week è una donna che finalmente esprime tutti i suoi lati, tutte le sue identità e possibilità, tutta se stessa nelle varie tipologie, tutta la sua voglia di decisione per la propria vita. Non è più una donna vittima di una mercificazione, anzi: è una donna che dichiara l’affermazione di sé, del proprio ruolo nella società, un ruolo fatto di momenti privati e ufficiali, un ruolo di partecipazione attiva e protagonista, che recupera un passato per costruire il futuro.

Anche la scelta di chiudere la settimana con i designer emergenti porta questo messaggio.

Ed è questa l’innovazione: un bagaglio culturale ed emotivo che si rimette in gioco, che si rivede, che si riveste e si rinnova.

E se tutto questo è mirato a dettare nuove regole dopo averne scardinate parecchie e non vi è intenzione di trasformare questo appuntamento in una sorta di pazzo contenitore di concerti, eventi, feste e divertimento in tutta la città (come ha fatto invece New York), forse chiamarle sfilate è riduttivo, superato e out: questa Milano Fashion Week è stata la dichiarazione più interessante di quanto ci stia a cuore questa grande ricchezza, frutto di un durissimo lavoro e di una costante passione e ricerca per il desiderio che è il nostro #madeinitaly e che ci rende unici al mondo.

SETTIMANA DELLA MODA: NEW YORK DICE “SEE NOW, BUY NOW”

New York saluta la sua Fashion Week più #glam di tutti i tempi.

E’ stata una settimana della moda totalmente diversa e innovativa ma soprattutto piena di eccezionali novità non solo per le collezioni presentate ma anche per tutto ciò che è successo.
Nell’era dei social e la moda più di qualunque altro ambito dice stay tuned now e rompe i propri schemi: è stata la settimana che ha visto stilisti fare tesoro del momento presente, abbracciando il mood “see now, buy now” lanciato da Tom Ford e accolto da molti suoi colleghi designer.

Sono stati infatti molti gli stilisti che, oltre all’anteprima sulle tendenze della primavera/estate 2017, hanno proposto collezioni per la stagione autunnale imminente dando al pubblico presente la possibilità di acquistare i capi subito dopo la sfilata (anziché aspettare mesi!): sono stati allestiti e ricreati veri e propri luoghi di shopping come spazi di puro divertimento, una scelta assolutamente nuova, che punta a un’esperienza del presente, senza rimandi o attese. E che soprattutto vira sempre di più verso i desideri del consumatore.

E’ stata una Fashion Week a tutto ritmo e volume, con una New York che – dopo essersi fermata a ricordare le vittime del World Trade Center nel giorno del 15° anniversario dalla tragedia – si è vestita di stile con eventi allestiti in vari quartieri della city in un’atmosfera di festa, fascino e innovazione.

Sono stati molto i protagonisti su e giù dal palco: da Gigi Hadid che ha creato una capsule collection per Tommy Hilfinger a Chiara Boni – unica stilista #madeinitaly a sfilare a New York – passando per lo show di Jeremy Scott con le modelle in versione plastique a Victoria Beckham che oltre alle sue creazioni tra tessuti plissettati, pizzo, linee morbide e calzature totally flat, ha presentato la sua nuova linea beauty in collaborazione con Estée Lauder.

In mezzo alle sfilate non sono mancati altri appuntamenti importanti come il Bloglovin’ Award che ha visto premiare i migliori bloggers a livello mondiale.
La sfilata più bella? Victoria Beckham overall.
Ma l’icona numero uno resta sempre lei: Iris Apfel.

New York ha regalato energia e avanguardia come solo la città che non dorme mai sa fare, ma ora il sipario scende.
Prossima tappa: Londra.

MODA FALL/WINTER 2016: TUTTI I PEZZI #MUST HAVE

Il bello di settembre è che al rientro sono subito curiosa di sapere cosa c’è di nuovo e interessante in giro, ma soprattutto ho già voglia di comprarmi qualcosa di nuovo.

Sfogliando riviste – per me sono 3 o 4 quelle davvero di riferimento – e curiosando online mi sono fatta rapidamente un’idea di quali saranno le tendenze della nuova stagione autunno/inverno 2016 e ho capito che mi divertirò parecchio.

Come già la stagione estiva aveva preannunciato, il trend sarà principalmente anni ’70 con qualche piccolo spot di richiamo agli anni ’90 (ma di questo avremo tempo di parlere in un altro momento).

Il protagonista assoluto sarà il denim che verrà utilizzato in tutte le più diverse varianti, a conferma che un capo senza tempo è in grado di adattarsi alle più svariate occasioni, rinnovandosi senza perdere però quel lato young di cui fondamentalmente nessuna di noi vorrebbe fare a meno.

Il jeans che mi ha colpito di più è stato il modello Bottom Up Adorable di Liu Jo, il brand che personalmente, in fatto di jeans, continua a realizzare cose davvero meravigliose. Il modello Adorable ha un taglio tipicamente #seventies con gamba larga in fondo, la piega stile classic lungo tutta la lunghezza e un colore decisamente dark che lo rende chic e rock allo stesso tempo.

Si abbina preferibilmente con una camicia in fantasia o bianca di taglio maschile e con stivaletto o décolletée a tacco alto e largo.

bottom-up-adorable

Un altro capo #musthave sarà proprio la camicia: personalmente ho optato per un modello maschile #slimfit di colore bianco optical, azzurro chiaro o a fantasia scozzese. Mi piace il cotone di quelle da uomo di OVS che oltre tutto hanno un prezzo davvero accessibile e sono facilissime da stirare.

camicia-slim-fit-ovs

Un altro capo che non potrà mancare sarà il cappotto.

Ora, dopo un paio d’anni dove il piumino – corto, medio o lungo – ha fatto da padrone assoluto come capospalla per l’inverno, sono contenta che finalmente ci sia un ritorno al cappotto. E’ un capospalla che può essere abbinato a tutto, persino sopra la tuta da ginnastica se si è appena usciti dalla palestra. E’ un pezzo classico, sartoriale e sempre molto chic, che non dovrebbe mai mancare nel guardaroba di una donna.

Nei miei recenti viaggi all’estero ho visto modelli meravigliosi, ma il #top resta uno solo: quello lungo, monopetto e con cintura morbida. Il colore? Domineranno ancora i colori scuri quindi perchè non optare per un capospalla colorato. La mia folgorazione è stato il modello lungo spinato di colore verde di Twin Set Simona Barbieri: meraviglioso!

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Ma questo autunno/inverno vedrà anche il ritorno del #tricot ovvero della maglia fatta ai ferri. Per un capo che tiene caldo che avremo occasione di portare spesso, ci vuole qualcosa di #limitededition, magari anche di colorato per dare un tocco di vivacità anche alla più complicata delle giornate. Il pullover in lana mohair di Zara di colore giallo sarà perfetto sui miei jeans!

pullover-mohair-zara

Un altro capo di cui il mio guardaroba non può fare a meno è la gonna. Avendo una particolare predilezione per le gonne di media lunghezza e per i tessuti plissettati sono rimasta piacevolmente colpita dalle creazioni di Beatrice B e in particolare dalla gonna in ecopelle laminata e crepe de chine.

gonna-ecopelle-laminata-e-crepe-de-chine-beatrice-b

Poteva mancare uno paio scarpe? Decisamente no.

Come sempre, per scarpe e accessori la scelta è davvero ampia e smisurata. Ma la scarpa #musthave della stagione è una sola: il mocassino. Che sia flat o col tacco, sarà questa la grande novità del prossimo autunno/inverno. A me piace molto il bicolore, per questo il modello stringato di Pollini mi è piaciuto molto, classico ma grintoso.

mocassino-stringato-pollini

 

E chiudo con la borsa. C’è tanto colore anche qui, tanta voglia di rigore e di fantasia allo stesso tempo. Ho visto tante cose bellissime e originali, ma la borsa che mi è piaciuta più di tutto è stata la borsa a mano Blossom Tea di Tosca Blu, a righe colorate e in due diverse tonalità e in tinta unita. Questa è #musthave!

borsa-a-mano-tosca-blu

Allora, siete pronte per un nuovo shopping?

 

 

 

 

L’INIZIO DI UN VIAGGIO

Ogni viaggio inizia con un passo.

A volte si conosce già la meta, a volte è solo l’inizio di un percorso.
Paure ed emozioni si mescolano, incertezza e curiosità si alternano, ma qualcosa chiama la nostra presenza altrove, più in là del nostro sguardo, più lontano dai nostri piedi, a gran voce.

Ogni viaggio è un inizio, un mettersi in cammino alla scoperta di luoghi, persone, culture.
Ad ogni passo è un incontro, uno sguardo, una voce, un panorama, un posto sconosciuto: tappe inaspettate e attese cariche di speranze al tempo stesso.
Ad ogni incontro è una scoperta, un nuovo punto di vista: prima differenze, poi similitudini e meraviglioso stupore.

Ogni viaggio è un’avventura, una sfida, una messa alla prova.
Il punto di partenza è una scelta, quella di voler andare altrove e oltre.

Ho preso il mio bagaglio, mi son detta “ciò che conta è andare“.
Così ho fatto un passo e questo è il mio viaggio.

Daniela