Autore: Daniela

2021: CON TUTTE LE MIGLIORI INTENZIONI

Trovo difficile mettermi a scrivere qualcosa alla fine di un questo 2020, ci sono ancora troppi pensieri a fare assembramento nella mia testa, ma è tempo di farlo.

Manca un solo giorno alla fine di questo anno e, onestamente, il mio motto più ricorrente in questo momento è uno solo: non vedo l’ora.

Ho iniziato questo anno in vacanza, brindando come sempre sono solita fare quando comincio una nuova pagina tutta da scrivere della mia vita, distogliendo ogni attenzione da pregiudizi e superstizioni legate a ciò che si dice di un anno bisesto, un anno che arriva ogni quattro e che ha un giorno in più.

Vale a dire un po’ più di tempo a disposizione, mi sembrava una ricchezza.

Volevo essere più ottimista, guardare oltre. E ora, proprio perché c’è un giorno in più, da dopo Natale ho attivato il mio final countdown.

Questo 2020 lo immaginavo luminoso e adesso che sta per finire mi chiedo quanta incertezza si pone tra me e l’anno nuovo, come posso immaginarlo un nuovo anno dopo questi quasi 366 giorni di lotta contro la pandemia, il razzismo, l’ignoranza e il nostro individualismo che nel momento più drammatico non sempre ha lasciato il posto a un pensiero più comunitario e solidale. Eppure, fare parte di un insieme umano, di una comunità e saper contribuire ad essa, ho sempre pensato che fosse il modo più semplice nonché accessibile per diventare persone migliori.

Perché insieme agli altri si cresce.

E’ stato un anno durissimo per tutti, un anno buio per tanti, un anno doloroso per molti, in un modo che sarà impossibile dimenticare. E devo dire che non so se voglio proprio dimenticare.

Per settimane ho riguardato indietro le foto dentro il mio smartphone ripercorrendo giorni su giorni, momenti di questo 2020 che mi ha tolto momenti con le persone che amo, privata di abbracci e di viaggi in cui avrei potuto avere nuovi sguardi sul mondo. Invece il mondo l’ho guardato dalla finestra, oltre lo schermo e dentro la rete.

E’ vero, non è stato tutto buio. Ho avuto – grazie all’estate, quando credevo che non sarebbe stato più possibile – anche parentesi di istanti di sole, risate e luce: giornate con sconfinati cieli senza nuvole, ore e ore a al mare a scattare sempre la stessa foto, cercando di costruire un nuovo ricordo, come nel tentativo di invitare una parte di me stessa a tenere, ancora una volta, lo sguardo fisso sull’orizzonte e a dirmi che non tutto era perduto.

Ma le perdite ci sono state, eccome. Il 2020 si è portato via moltissimo di ognuno di noi: la libertà a cui eravamo abituati, il lavoro, il contatto relazionale con il nostro ambiente, quello fisico con le persone care e un numero di vite umane che peserà per sempre sulla nostra storia sia individuale sia collettiva come un racconto di guerra. E ogni momento di privazione sociale e personale, di mancata condivisione umana e di annullata celebrazione di momenti importanti come nascite, matrimoni, lauree e addii, è stato come strappare una pagina alla nostra storia, è come avere un buco nella propria narrazione personale.

Non ci saranno recuperi per tutto questo, non si può fare ritorno a ciò che non c’è stato.

Questo 2020 è stato un anno perso.

Ecco, io, a questo punto della storia più che fare liste e sperare nelle attese, vorrei delle intenzioni, perché, si sa, di una lista poi ci si dimentica e la speranza non è mai stata una tattica, è come pretendere di far decollare un aereo col carburante insufficiente: non arriverà mai a nessuna destinazione.

Quindi, prima che scenda il sipario su tutto quanto, cerco di trovare il mio migliore sguardo sul 2021, con una domanda: cosa si aspetta il nuovo anno da me?

Ho pensato alle mie riflessioni più ricorrenti di questi ultimi mesi: il  comportamento del singolo impatterà sempre su tutto ciò che gli sta attorno, il tempo non aspetta e la costruzione di bei ricordi non è qualcosa che si può rimandare e soprattutto nessuno si salva da solo.

Quindi per il 2021 ci vuole meno carico ma più focus su ciò che conta davvero.

1.Allenamento fisico e mentale quotidiano

A marzo, durante il primo lockdown, quando non era più consentito nemmeno uscire a correre, ho cominciato ad allenarmi in casa facendo esercizi a corpo libero. Avendo sempre frequentato la palestra, non ero attrezzata per fare una vera scheda di allenamento, ma mi sono imposta una sessione quotidiana di 30′ a fine giornata. Mi è servito per mantenermi un minimo in forma in un momento in cui le ore seduta al pc avevano la maggioranza assoluta, ma allenarmi ogni giorno è stato anche un esercizio mentale. Ho mantenuto questa abitudine anche dopo il lockdown, anche durante l’estate, anche in vacanza e anche dopo. Da abitudine è diventata una routine di benessere e me la porterò nel nuovo anno.

2.Relazioni di qualità

Ho letto – non ricordo dove – che la qualità della nostra vita dipende dalla qualità delle nostre relazioni. Nei momenti più critici della vita queste relazioni hanno un peso notevole, nel bene e nel male.  In questo 2020 ho perso persone in cui credevo (e loro hanno perso me) e ho realizzato che di altre avevo solo una conoscenza superficiale e quando la vita ti mette alla prova ognuno di noi si rivela per ciò che è. Ma lungo il cammino ho avuto il dono di sentire vicino chi era fisicamente lontano e di incontrare persone che hanno contribuito a ogni mio sorriso e dato opportunità di gratitudine. Nel nuovo anno intendo investire su queste relazioni, su chi mi tiene in play e non in stand by.

3.Valorizzazione del tempo

Alla fine del 2019 mi ero impegnata a dare valore a ogni singolo momento del mio tempo, perché ogni minuto conta. Il tempo scorre anche quando stiamo fermi, immobili e sottratti allo scorrere della nostra storia. Tutto ciò che non viviamo si disperde, non esistono forme di recupero. Se hai dormito due ore a notte per mesi, non ti potrai rifare dormendo una settimana di fila. Il solo modo per non perdere il tempo a nostra disposizione è valorizzarlo, viverlo nel momento in cui accade ed essere consapevoli della sua unicità, perché esso è la nostra più grande capacità di spesa senza rimborso.

4.La lettura è consigliata

Complici le innumerevoli ore chiusa in casa e uno svariato numero di notti insonni, quest’anno, posso dirlo, ho letto di più. Ma non quanto avrei voluto. E alcuni libri sono lì sulla libreria che attendono di essere aperti e sottolineati. Per il nuovo anno intendo dedicarmi di più alla lettura approfittando di tutti quei momenti liberi a mia disposizione.

5.La positività come bene comune

Sono una persona ottimista per natura o di carattere – non so quale delle due espressioni sia più corretta – e ho un approccio positivo alla vita. In certi momenti di questo 2020 questo lato di me stessa è stato messo alla prova: vivo nella città che durante la prima ondata ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane e famiglie spezzate dal dolore. Le bare messe in fila nella chiesa dove andavo da bambina, la colonna dei carri militari che sfilano in quella notte di marzo sulla strada a due passi da casa mia sono immagini indelebili e per nulla dimenticabili. Queste sono cose che non si possono dimenticare. Sono stati quelli i giorni più sfidanti, quelli in cui ho sentito il bisogno di essere forte per me stessa e per le persone a me care. E quando la parola positivo è stata infettata di un’accezione di cui non era responsabile, ho capito che la positività, il lato buono delle cose è qualcosa da difendere perché ha lo stesso valore di qualsiasi altro bene comune.

6.Prendersi più cura

Quando il personale di volo spiega le indicazioni di emergenza prima di un decollo, ai passeggeri viene detto che nel caso in cui sia necessario indossare le maschere di ossigeno, ognuno deve prima indossare la propria e solo dopo aiutare chi ne ha bisogno. L’ho sempre trovata una lezione di vita, oltre che una norma da seguire. Se non ci prendiamo cura di noi stessi, non saremo in grado di aiutare nessuno accanto a noi: prendersi cura di sé è un dovere morale affinché la salvaguardia della salute sia un diritto di tutti. Vuol dire che se vaccinarmi protegge anche chi mi sta vicino, è una riflessione che merita più di una buona intenzione.

7.Crescita

Il tempo per crescere in altezza è finito da un bel pezzo ma quando sei adulto la vera sfida è saper crescere come persona. Tutto aiuta e contribuisce: la cultura, una continua voglia di imparare ciò che non si sa, la qualità delle nostre relazioni, la nostra capacità di discernere, la volontà di ricercare la verità nonostante ogni giorno ci siano tentativi di distorsione attorno a noi. Ecco, col nuovo anno vorrei crescere ancora un po’, come professionista, come donna e soprattutto come essere umano.

Non ho la minima idea di come sarà il 2021, ma direi che la cosa migliore che posso fare è iniziare al meglio che posso, con tutte le migliori intenzioni.

Buon inizio a tutti.

Daniela

PAROLE SPARSE DALLA QUARANTENA

Per settimane ho cercato di scrivere, ma i pensieri sono sempre attorcigliati in troppi angoli, le parole sparpagliate e con poco spirito collaborativo.

Da oltre un mese e mezzo la vita di questo intero paese si sviluppa dentro casa. Anche ieri una giornata di sole e a stento una nuvola sfumava dal tetto verso l’orizzonte.

E’ la quarantena, la prima della mia vita, una condizione di isolamento sociale di cui, fino a prima di questo momento, avevo letto e sentito parlare soltanto. E sperimentato di persona mai.

Ma, come si dice, c’è una prima volta per tutto.

Lavoro da casa da quel weekend di febbraio quando all’improvviso l’Italia ha dovuto iniziare a combattere un nemico invisibile. Se non fosse stato per lo smart working, ora le cose sarebbero più complicate, ma non è per tutti così, ovviamente. Il lavoro e il blog mi hanno tenuta attiva e impegnata, probabilmente anche lucida mentre tutto il resto si è preso nuove ore di sonno, ha cancellato le mie uscite a correre e ha richiesto una smisurata dose di attenzione mettendo a dura prova i miei occhi. Sono troppe le volte in cui sono arrivata a sera con lo sguardo provato, stanco per le troppe ore davanti a uno schermo, a lavorare, a guardare dati, a leggere notizie cercando di separare ciò che mi sembrava più attendibile da tutto ciò che distorce, falsifica e alimenta paure in modo subdolo e vigliacco, facendo leva sulla fragilità, l’ipocondria e l’ignoranza.

Mi sono svegliata una mattina e ho realizzato che la mia vita sociale privata e lavorativa, come quella di tanti per non dire di tutti, aveva traslocato online senza alcun preavviso. Non vedo la mia famiglia da oltre un mese, tutti gli amici più cari sono lontani km o comunque oltre confini che in questo momento non sono autorizzata a superare e il massimo della vicinanza consentita è al di là dello schermo dello smartphone, per chiunque. Videochiamate a pranzo, un numero infinito di riunioni via Skype, aperitivi e colazioni virtuali. Tanta socialità, fiumi di messaggi e conversazioni di gruppo, ma nessuno sguardo dal vivo, nessun contatto, nessuna voce in carne e ossa, nessuno abbraccio.

Quando tutto è cominciato non avevo idea di come sarebbe andata e le sensazioni che avevo addosso non mi davano pensieri facili con cui avrei dovuto imparare a convivere. Ho capito che sarebbe stata lunga, che era una cosa più molto grande di noi e che nessun film apocalittico che avessi già visto avrebbe mai potuto andarci nemmeno lontanamente vicino.

La mia vita da pendolare si è fermata il 24 febbraio e da allora non ho più preso un mezzo pubblico, non sono più andata in palestra, non ho più bevuto un cappuccino al bar, ho cancellato viaggi, eventi, serate fuori a cena, qualsiasi momento che prevedesse incontrare altre persone. Così, consapevole che nulla sarebbe stato più come prima per un bel po’, come il piccolo Kevin McCallister ho preso un foglio e un pennarello e ho messo giù il mio piano di battaglia. 

La mia giornata iniziava con la sveglia delle 7.15, che è stata messa al bando dopo pochi giorni perché in quarantena mi sveglio prima io della sveglia. Il primo sguardo è per le notifiche sullo smartphone, c’è sempre una newsletter che è arrivata di notte, perché poi non l’ho mai capito. Un po’ di esercizio per attivare il fisico – la mente non ne ha bisogno – poi doccia, un super tazza di caffè fatto con la moka ascoltando le notizie e poi via davanti al pc ancora prima delle 8.30. Ma non è una giornata di smart working come quando lavoravo da casa un giorno alla settimana. Tutto è stato stravolto: nessun caffè a mezza mattina coi colleghi, nessuno spostamento alla stampante, nessuna sala meeting da raggiungere dall’altra parte dell’edificio, nessuna pausa pranzo fuori. Tutto si è installato nel mio salotto e nel giro di pochi giorni la mia postazione lavorativa è diventata il posto di comando della mia giornata: il pc costantemente acceso, lo smartphone sempre carico, un quaderno per gli appunti, una penna a inchiostro nero e un paio di pennarelli colorati, che per me fanno più allegria. Lavoro più adesso di quando andavo in ufficio e non dovendo più prendere un mezzo per andare e venire da Milano, la domanda “a che ora finisco oggi” è come implosa senza che me ne accorgessi: il tempo si è allungato come una medicina amara a cui si aggiunge acqua per renderla più facile da mandare giù.

La pausa pranzo è sempre intorno alle 13.00, quarto d’ora più, quarto d’ora meno, ovviamente ascoltando e guardando le notizie. L’argomento è sempre lo stesso da settimane. Non ho cambiato le mie abitudini alimentari, continuo a privilegiare cibo sano il più possibile. Non mi sono improvvisata chef, non ho fatto torte né mi sono cimentata in ricette elaborate per passare il tempo. E quando ho dovuto smettere di uscire a correre ho cercato online una serie di esercizi da fare a fine giornata, per mantenere un minimo di attività fisica. Da oltre un mese e mezzo è diventato il mio appuntamento fisso, li faccio ogni giorno, weekend inclusi. So che è il corpo ad allenarsi ma forse mi fa più bene mentalmente.

In quarantena mi sono data delle regole, non ho trascorso un solo giorno in pigiama né in tuta da ginnastica perché non ce la posso fare e non vivo sul divano. Perché non sarei io. Mi trucco ogni giorno e mi vesto normale, come se dovessi uscire di casa. Solo i tailleur e i tacchi alti sono a riposo nell’armadio e nessuno di loro si lamenta. Ogni giorno indosso un paio delle mie sneakers, solitamente le mie Nike, e le t-shirts hanno già fatto almeno due giri. Ho dato libero sfogo a ombretti e rossetti e mi faccio una maschera viso ogni due giorni. A tempo perso coloro un poster gigante su New York che mi è stato regalato a Natale e che fino a questa quarantena era rimasto nella scatola. Ho creato una playlist su Spotify con la musica di questo momento, mettendo in fila le canzoni in cui sono inciampata per caso giorno dopo giorno o che mi sono tornate in mente da pezzi della mia vita di prima, per costruire nuovi ricordi, per ricordarmi di tutto quanto quando tutto questo sarà finito. 

Perché quando questo film maledettamente reale giungerà all’ultimo minuto di proiezione, molte cose saranno diverse, noi sicuramente non saremo più gli stessi e forse questo sarà una nuova versione di bene comune.

La sera, dopo un certo orario, ho detto stop a ogni tipo di notizie e mi dedico a tutti i film che mi sono persa al cinema oltre a nuove serie tv: la mia mente, dopo un pò, ha bisogno di cambiare argomento, di trovare spazio anche per altro. Solo il mio libro si è sentito solo e messo da parte: per settimane leggere è stata l’unica cosa che non sono riuscita a fare (ma l’ho finito proprio un paio di giorni fa!).

Alla fine di ogni giornata cerco di andare a nanna a un orario quasi normale, come farei se la mattina dopo avessi un treno da prendere all’alba per Milano. Certo, il sonno non è proprio la cosa più naturale in questo momento, ma ci si prova.

Non so se darmi una nuova routine sia stata questa grande idea ma il bisogno di mantenere il contatto con la mia normalità e comportarmi nel modo più naturale possibile è stato quasi una necessità, per restare vigile e concentrata sulla mia quotidianità, quella che ho a disposizione ora e che continua a non essere ancora davvero familiare. Ma tutto si può allenare: il coraggio, il cambiamento e soprattutto la speranza.

Certi momenti mi sono sembrati drammaticamente più bui o quasi insopportabili, questo sì: certe immagini urlano e non si fanno dimenticare, il suono delle sirene prima o poi smetterà di rieccheggiare nella notte e anche nella mente. E torneremo, ne sono certa, al nostro mondo, quello esterno, fatto di incontri, abbracci e voci dal vivo. 

Perché questo sentire la mancanza è stato amplificato per tutto: cose, luoghi e soprattutto per coloro che non possiamo incontrare. 

Nel frattempo resto a casa, vivo il mio isolamento un passo alla volta, non solo per il mio bene. E anche se mi sento ferma e un altro sole è tramontato fuori dalla mia finestra, so che alla paura non intendo lasciare nemmeno le briciole. Perché posso sentirmi un po’ persa ma sono sicura di non essermi smarrita.

 

2020: UN GIORNO IN PIU’ PER NUOVE DECISIONI

Finalmente è arrivato il momento di mettere in ordine le mie intenzioni per questo 2020, un anno nuovo tutto da scrivere che ci ha già fatto un gran regalo: avremo un giorno in più da spendere. E avere più tempo è un vantaggio, un’opportunità in più, si posso fare un sacco di cose perché ogni minuto conta ed è prezioso.

Il tempo è la nostra risorsa più grande, non ci facciamo caso e spesso lo sprechiamo, io non faccio certo eccezione. Ma l’anno appena concluso mi ha insegnato proprio questo, che non voglio sprecare più nemmeno un secondo perché il tempo della mia vita è un dono unico e l’uso che ne faccio impatta su cose, persone, l’ambiente che mi circonda, per questo è la mia responsabilità più grande.

Avevo già steso una sorta di bozza per questo post ma prima mi sono chiesta: faccio una lista di obiettivi o di buoni propositi? C’è una differenza? Forse sì ma avevo bisogno di più chiarezza. Ho cercato un pò online finché la cosa più semplice, come spesso succede, mi ha dato la conferma che stavo cercando.

Si parla spesso di obiettivi, specialmente nell’ambito sportivo e lavorativo, la maggior parte delle volte non sono obiettivi scelti da noi, ma dettati da altri, io invece volevo qualcosa per me. Così mentre scorrevo alcuni articoli in inglese sul nuovo anno mi sono imbattuta nella traduzione della parola “proposito”: in inglese è tradotto con “resolution” che significa anche “decisione”. E ho trovato la mia risposta: fare una lista di nuove decisioni che intendo prendermi per questo 2020, se riuscirò a metterle in pratica saranno obiettivi più che raggiunti, sarà un nuovo stile di vita.

Nel 2019 avevo fatto una lista di 8 punti e non tutti sono andati a buon fine: avevo scritto che avrei imparato a fare i biscotti e non l’ho fatto, non perché non ci sono riuscita, semplicemente non ho investito abbastanza tempo per quella attività. Ho mancato un obiettivo? Sì. E’ una tragedia? Direi di no.

Per quest’anno, ho trovato 8 nuove cose che ritengo importanti per me, per la mia crescita come persona, come donna e come essere umano, 8 decisioni su cui ho già iniziato a lavorare.

1.Mangiare più sano e meglio

Ho riflettuto molto su questa decisione perché non riguarda soltanto la mia salute o il mio desiderio di avere un aspetto migliore. Non sono una dietologa né una nutrizionista, né tanto meno una fanatica di qualche strana dieta, ma sento moltissimo il bisogno di un’alimentazione più sana come mio stile di vita. Per questo anno ho deciso che privilegerò un’alimentazione più attenta ed coerente con me stessa: voglio ridurre il più possibile i momenti in cui salto il pranzo o mangio male, spesso alla scrivania o in pochi minuti, intendo fare una spesa più consapevole – leggere le etichette di tutto ciò che compriamo, specialmente il cibo, è un dettaglio che non possiamo più trascurare! –  intendo privilegiare acqua, verdura, legumi, pesce, cibi freschi dove possibile e limitarne il più possibile lo spreco.

2.Allenamento quotidiano

Questa credo sia una delle cose più difficili: riuscire ad allenarmi ogni giorno o quasi. Negli ultimi mesi dello scorso anno, sono riuscita a mantenere un ritmo di tre giorni a settimana tra palestra e corsa fuori, compatibilmente con il ritmo del lavoro e la vita da pendolare. Quest’anno vorrei fare meglio e di più. L’allenamento fisico è vitamina sia per il corpo sia per la mente: alla fine della mia ora trascorsa in palestra o della mia corsa del sabato mattina, mi sono sempre sentita meglio e questo ha impattato non solo sul mio corpo ma anche sul mio umore, sulla mia energia positiva. La corsa, in particolare nel mio caso, continua a essere ciò che mi fa bene più di qualsiasi altra cosa.

3.Leggere prima di andare a dormire

Mia madre mi leggeva sempre un libro prima di spegnere la luce della mia stanza. Prima ci sono state le classiche fiabe, poi sono seguite altre storie, finché sono cresciuta e ho iniziato a leggere per conto mio prima di andare a dormire. Negli ultimi anni, prima di andare a letto, spesso è stato lo smartphone ad avere la meglio sul libro per questo ho deciso che in questo nuovo anno, il libro dovrà riprendersi lo spazio che si merita perché ho letto tanto nel 2019, ma sono ancora molti i libri acquistati che ancora attendono di essere presi in mano.  E vorrei leggere un paio di libri in inglese, così tengo allenata la mia lingua straniera preferita.

4.Stare un mese intero senza fare shopping

Ecco, questa è una vera sfida ma credo sia una cosa che devo fare. Negli ultimi mesi ho guardato il mio armadio pieno di vestiti e di capi d’abbigliamento che mi sono comprata col tempo. Più di una volta l’ho svuotato e fatto passare uno per uno ogni pezzo del mio guardaroba per capire cosa dovessi tenere e cosa andasse eliminato perché ormai aveva fatto il suo tempo. Ognuna di quelle volte mi sono soffermata a pensare dove sarebbero andate a finire le cose che io stavo per eliminare, come sarebbero state smaltite, quanto avrebbe impattato il mio gesto sull’ambiente. Così mi sono impegnata per indossare ogni cosa del mio armadio, cercando di creare nuovi abbinamenti, nuovi outfit, allenando la mia creatività e riscoprendo che molte delle cose di qualità che abitano il mio guardaroba hanno ancora anni davanti mentre quasi tutto ciò che avevo acquistato a poco prezzo in qualche negozio di fast fashion si è rivelato di grande delusione. Mi sono ritrovata ad acquistare meno, a farmi moltissime domande su ciò che viene venduto a prezzi molto bassi, a uscire più volte da un negozio senza aver acquistato nulla. E’ ovvio che quando hai la passione per la moda, la voglia di acquistare qualcosa di nuovo ce l’hai sempre, ma non voglio più investire tempo e denaro per qualcosa che non mi serve o che finirà nella pattumiera troppo presto, per di più impattando ulteriormente sull’ambiente, ecco perché quest’anno ho deciso di avrò un mese in cui non acquisterò nulla.

5.Smettere una cattiva abitudine

Tutti abbiamo una cattiva abitudine, io ho quella di fare la valigia all’ultimo minuto, qualsiasi viaggio io debba affrontare e con grande disperazione di chi deve viaggiare con me.  E’ sempre stato così, più o meno me la sono sempre cavata ma sistematicamente ho dimenticato qualcosa a casa e ho dovuto acquistarlo sul posto. Questo ha comportato stress, perdita di tempo e spese aggiuntive, ansia da partenza soprattutto per le vacanze. Ecco, per quest’anno ho deciso che mi impegnerò per organizzarmi prima in modo da arrivare al giorno della partenza più pronta e più rilassata.

6.Cercare la verità

Non mi ritengo una persona ignorante ma, come molte persone, c’è sempre qualcosa che non so, che non conosco e che devo imparare. Quando ascolto o leggo una notizia di attualità, mi rendo conto che c’è sempre qualcosa che mi sfugge, le informazioni non sono tutte lì in ciò che sto leggendo, ma so che non è tutta la storia, che se voglio capire e approfondire devo cercare da me, devo navigare, leggere, guardare meglio. Oggi tutto viaggia alla velocità della luce, le informazioni sono mille miliardi e la verità una cosa molto difficile da raggiungere. Per trovarla e capire davvero cosa sta succedendo attorno a noi – o lontano da noi – bisogna smettere di ignorare: è una scelta, una decisione che io voglio prendere per me.

7.Salvare il pianeta

Sì, voglio salvare il pianeta, fare tutto ciò che posso per contribuire in modo positivo alla salvaguardia dell’ambiente: continuare ad assumere delle buone abitudini nella mia vita quotidiana, rafforzare quelle che già ho, limitare ancora di più l’uso della plastica e di materiali usa e getta, supportare iniziative concrete, coltivare più rispetto e più consapevolezza, nonché usare il mio piccolo blog per sensibilizzare sempre di più sull’argomento. Questo pianeta è in pericolo: lo spreco – non solo di cibo – la nostra superficialità, il totale disinteresse per tutto ciò che non è a due passi da noi sono azioni che agevolano il disastro e che coinvolge tutti, natura, animali, ogni essere vivente, ciascuno di noi.

8.Costruire ricordi

Non ho mai dato più di tanto peso al fatto che ognuno di noi ogni giorno, involontariamente, costruisce ricordi. In alcuni momenti difficili o in cui non sono stata bene questo pensiero mi ha fatto spesso compagnia. Per il mio 2020, ho deciso di mettere quest’attività come un buon proposito e costruire ricordi belli dando il giusto spazio alle mie emozioni, dedicando più tempo a ciò che mi piace fare e alle persone che amo, scattando più foto se necessario, raccontando di più e ricordando a me stessa che è importante vivere il momento, tutti quanti.

Ma quest’anno soprattutto voglio godermi il viaggio.

Perché il viaggio più importante è quello che ho appena iniziato, lungo questo 2020 con un giorno in più che mi sta offrendo la possibilità di prendermi il tempo che non mi sono presa prima, di far valere ogni singolo minuto, ogni passo fatto e ancora da fare.

Oggi è il 6° dei 366 giorni a nostra disposizione, viviamoli bene e facciamoli valere.

Spendiamoli al meglio tutti.

Buon luminoso 2020!

Daniela