Categoria: The Flared D

HALLOWEEN: ASPETTANDO IL GRANDE COCOMERO

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Questa ricorrenza di Halloween ha ormai preso piede anche in Italia, dove la tradizione in realtà è sempre stata legata al festeggiamento del solo il 1° novembre in quanto giorno di Ognissanti.

Maschere, zucche, mostri, film dell’orrore e scherzetti sono arrivati da altrove e solo negli ultimi anni, per questo mi sono chiesta quanti di noi ne conoscano la vera origine.

Halloween viene da Samhain ovvero l’antico capodanno celtico, la cui ricorrenza cadeva proprio tra il 31 ottobre il 1° novembre, per festeggiare la fine della stagione estiva, che un tempo veniva considerata come l’anno vecchio, e dare il benvenuto all’inverno, che era visto come l’anno nuovo perché durante i mesi freddi si metteva da parte il raccolto, ci si metteva al riparo dal freddo, prima di affrontare la stagione successiva in cui tutto sarebbe rinato, in cui tutto si sarebbe rinnovato.

Una visione ciclica della vita, basata sulla vita semplice legata alla terra e alla natura.

Durante il periodo invernale le persone si chiudevano in casa lasciando fuori le intemperie e si raccoglievano vicino al fuoco raccontandosi storie e antiche leggende.

Questo momento dell’anno trovava il suo culmine nella notte che oggi chiamiamo Halloween: il tempo si fermava, come una sorta di pausa tra l’anno vecchio e l’anno nuovo in cui la soglia tra il mondo dei vivi e quello dei morti si faceva impercettibile dando la possibilità ai due mondi di incontrarsi. Così i morti tornavano dal mondo oscuro e i vivi accendevano falò e illuminavano gli usci con braci ardenti dentro zucche intagliate, si travestivano con strane maschere e qua e là venivano lasciato cibo fuori dalle case come segno di benvenuto, come dono nei confronti di coloro che tornavano nel mondo terreno.

Una storia apparentemente macabra e che io trovo, invece, di riconciliazione, una storia che racconta un bisogno di armonia e di speranza: i morti tornano dal buio e dall’oblìo verso la vita, verso i loro cari che li accolgono illuminando loro il cammino e riponendo in loro sogni e speranze.

C’è un senso magico in tutto questo, qualcosa che oggi non ci arriva perché soffocato da quell’atteggiamento che si ha quando non si conosce qualcosa.

E poi c’è Linus, il piccolo protagonista dei Peanuts che ogni Halloween si prepara ad appostarsi nel campo di zucche in attesa del Grande Cocomero, l’essere che verrà a risolvere i grandi quesiti del mondo. Ogni anno prepara inviti e organizza una vera e propria propaganda per convincere i suoi piccoli amici che il Grande Cocomero esiste e prima o poi verrà. Un piccolo influencer.

Ecco, di Halloween mi piace questo: quel senso di deciso ottimismo che ti fa sfidare lo scetticismo di chi ti sta intorno per dimostrare che ciò in cui credi esiste ed è fonte di grande motivazione per te e per la tua vita. Perciò domani starò con la mia famiglia e andrò a trovare la nonna al cimitero per festeggiare Ognissanti, ma stasera preparo la mia zucca, tengo lo sguardo alto e aspetto anche io il Grande Cocomero.

Daniela

 

GUARDANDO IL MONDO CON GRAZIA

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Mia madre comprava regolarmente Grazia quando io ero una bambina e sosteneva che fosse l’unica rivista femminile che valesse la pena leggere. Ricordo come sfogliava il settimanale tutta contenta, pagina dopo pagina, io curiosavo seduta accanto a lei e sono quasi certa che coltivassi già allora una piccola passione per le scarpe.

Oggi sono una delle tantissime affezionate lettrici, mi sono tenuta le buone abitudini di mia madre e sfoglio le pagine di moda di questo settimanale che per me fa la differenza, ma non solo per le scarpe. Ho imparato a leggere con grande interesse certi reportage, certi articoli dedicati ad argomenti di grandissima attualità, certi approfondimenti di tematiche spesso delicate per le quali è fondamentale saper trovare il taglio adeguato, la risonanza opportuna e soprattutto il giusto tono di voce. Della rivista condivido l’approccio, un certo rispettoso modo di fare notizia, anzi, giornalismo. Giornalismo serio, vero.

E la voce, soprattutto quella che viene data al mondo femminile.

Quando ho aperto il mio blog avevo già alcuni punti di riferimento, avevo perfettamente chiaro in testa quali fossero le riviste o i giornali in cui avrei ritrovato un allineamento col mio gusto e con le mie idee, non solo in fatto di moda e make-up.

Grazia era ovviamente in cima alla lista, proprio per questo, per il suo sguardo sul mondo. Uno sguardo diverso.

In più occasioni, soprattutto per certi articoli riguardanti il ruolo delle donne nel mondo del lavoro e della politica, per cui cercavo punti di vista differenti, qualcosa che andasse oltre il senso comune o l’ovvietà, ho trovato nella rivista uno sguardo che mi mancava, molto più attento e più autentico, in qualche caso più coraggioso.

Credo che oggi questa elegante e preparata rivista italiana, sia un ottimo esempio di come si possa fare giornalismo dando voce anche a ciò che appare scomodo da raccontare o che a volte non si ha voglia di ascoltare. Perché certe posizioni sono difficili da prendere, certi luoghi comuni e certi pregiudizi sono difficili da smantellare, certe scelte sono delicate da gestire e non tutti lo sanno fare, soprattutto quando alcuni continuano a considerarti solo pagine di vestiti e scarpe che passeranno di moda prima che inizi la prossima stagione. Saperlo fare aggiungendo elegante professionalità e passione per il proprio lavoro è sicuramente un plus. E tutto questo è confermato anche dalle numerose lettere ricevute dalla redazione e pubblicate nelle prime pagine: mail di lettrici che apprezzano, criticano, commentano e dicono come la pensano. Sicuramente non c’è spazio fisico per tutte, ma per ognuna di quelle pubblicate c’è sempre una risposta.

Io la chiamo “attenzione all’ascolto” e mi piace molto.

Mi piace l’idea che esista un giornale che non si limiti ad essere solo una rivista femminile, ma che ha il coraggio di fare un lavoro che va oltre, di prendere posizione, di prendere le difese o le distanze a seconda dell’argomento – come è successo con la campagna di Hillary Clinton, con i numerosi casi di femminicidio e più recentemente con le reazioni sulla vicenda di Asia Argento, un’altra delle numerose attrici vittime del produttore hollywoodiano Harvey Weinstein  – perché anche una rivista può aprire un dibattito che poi diventa dialogo, può proporre un nuovo punto di vista che poi diventa uno sguardo più attento sul mondo, specialmente il nostro, quello che viviamo oggi.

Come molti di voi sanno, di Grazia non mi perdo nemmeno un numero – o almeno faccio del mio meglio – e attendo sempre il giovedì mattina con l’emozione saltellante di una ragazzina perché non vedo l’ora di avere la mia copia. Sono piacevolmente orgogliosa di postare ogni volta la foto su Instagram e mi sono sentita davvero onorata quando la redazione, per ben 4 volte – e in modo del tutto inaspettato per me – ha pubblicato le mie foto di momenti condivisi col la rivista nel mio quotidiano.

Anche per questo ho deciso di scrivere questo post, perchè condividere una visione autentica sul mondo che vivo non poteva più essere rimandata.

Daniela

 

 

 

 

MILANO FASHION WEEK: ORGOGLIO E PASSIONE

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Anche questa Settimana della Moda milanese è finita.

E’ stata una settimana davvero incredibile. Sono moltissimi gli eventi che si sono susseguiti, non sono mancate le sorprese e i momenti di grande emozione. Raccontare una settimana così non è mai cosa semplice, perché vorresti ricordarti ogni cosa, citare ogni protagonista, dare spazio a ogni dettaglio.

Per questa edizione, ho volutamente scelto di dare priorità a certi stilisti: ho preso il programma e mi sono segnata ciò che mi interessava di più, perché tutto non si può fare e volevo godermi certi momenti che ritenevo fondamentali.

Gucci ha aperto il sipario il primo giorno con un nuovo incredibile show di Alessandro Michele: geniale e visionario, il direttore creativo di Gucci ha accolto il suo pubblico in un’atmosfera storica, tra gigantesche statue e ambientazione da dancing floor. Ogni creazione ha sfilato carica di energia: il marchio della maison sempre in primo piano, acconciature folte in pieno mood fine Anni Settanta, collane che dettano stile, grandi e vistose, bellissime. Ancora una volta tanta ricerca nel passato per creare un nuovo futuro, Alessandro Michele è senza dubbio un talento rarissimo e irrefrenabile.

La maison romana Fendi è andata in scena il secondo giorno tra straordinarie atmosfere tropicale e futuristiche. Karl Lagerfeld ha creato una collezione piena di colori caldi, di stampe geometriche e scollature vogliose. E’ stupefacente l’incessante creatività di un direttore creativo come Lagerfeld che è lui stesso un’icona. Maledettamente top!

Nello stesso giorno è stato il turno di Prada. Ancora una volta Miuccia Prada strabilia con la sua fervida immaginazione e la scelta di mixare le cose più diverse. Il suo messaggio militaresco è tra le stampe a fumetti, i maxi cappotti a doppio petto e le giacche private della maniche. Borchie, bottoni preziosi e dettagli animalier hanno accompagnato l’invito a essere indipendenti, a pensare con la propria testa. E ciò che ogni volta lascia a bocca aperta è l’incredibile e indissolubile legame che c’è tra Miuccia e l’arte.

Giorgio Armani è stato capace di rompere nuovi schemi: acconciature cortissime e make-up futurista hanno fatto da cornice a temi floreali dai colori vivacissimi, stampe asimmetriche e tessuti fluttuanti anche sulle gonne corte. Tra il suo pubblico c’erano Cate Blanchett e la regina Charlene. Armani resta indiscutibilmente Re Giorgio.

Il terzo giorno è stato il turno di Donatella Versace la cui sfilata è andata in scena in memoria dell’indimenticabile fratello Gianni, della cui scomparsa ricorrono i 20 anni proprio quest’anno. Il pubblico presente è stato trasportato agli anni d’oro di Gianni, allo sfarzo delle sue creazioni: i tessuti riportavano stampe provenienti dagli archivi della maison per celebrare la vita e il suo genio creativo. E la sorpresa finale è stato l’olimpo con le 5 top model amate da Gianni Versace: in abiti dorati ecco Carla Bruni, Helena Christensen, Cindy Crawford, Claudia Schiffer e Naomi Campbell. Applausi e tanta emozione per queste muse indimenticabili e ancora bellissime.

Ma le sfilate che personalmente mi hanno colpita di più sono state quelle di Elisabetta Franchi e Dolce & Gabbana.

Elisabetta Franchi ha scelto una passerella in legno e scenografia country per la sua donna che ritorna alla tradizione andando indietro nel tempo fino all’Ottocento, ritrovando accessori femminili importanti come cappelli e guanti. Seguo la stilista da anni, di Elisabetta mi piace – oltre al suo stile ineguagliabile – la determinazione e la coerenza, anche quella di aver scelto di sfilare fuori calendario a causa di divergenze in merito al posizionamento e all’orario. La bellezza della sua sfilata me la sono goduta in diretta su Instagram.

E infine Dolce & Gabbana, in festa doppia e doppio show. Prima una sfilata segreta sabato sera dedicato a collezione di abiti da sera con un cast tutto millennials e social influencer e poi la sfilata ufficiale nella giornata di domenica dove in passerella hanno sfilato modelle vestite di pizzo, verdura, animali e carte da gioco. La donna di Dolce & Gabbana è una Regina di Cuori circondata di gioia e passione. Ovviamente non sono mancati i riferimenti alla Sicilia, sempre nel cuore.

Ma che altro è successo in questa incredibile settimana?

E’ stata anche la prima volta del Green Carpet Fashion Awards Italia, evento organizzato dalla Camera della Moda in collaborazione con Livia Firth – moglie dell’attore Colin Firth – dedicato alla sostenibilità ambientale e sociale. Molti gli ospiti internazionali intervenuti e il tappeto su cui farsi immortalare stavolta era di colore verde. L’evento si è svolto presso il Teatro alla Scala e tra gli stilisti sono stati 4 gli italiani premiati per il loro impegno sostenibile: Giorgio Armani, Miuccia Prada, Pierpaolo Piccioli e Alessandro Michele. Ma la più bella sul Green Carpet è stata Gisele Budchen in un meraviglioso abito lungo di Stella McCartney.

Questa Milano Fashion Week è stata davvero innovativa e ricchissima, ha dato più spazio al talento e ai giovani, ma soprattutto ha mostrato quanto è grande la passione per il proprio lavoro: un’eccellenza tutta italiana di cui essere sfacciatamente orgogliosi.

Prossima fermata: Parigi.

 

(Photo da www.vogue.it e www.nowfashion.com)